Dicono che 21 grammi sia il peso dell’anima. 21, però, è pure il punteggio totale che Joan Mir è riuscito a fare nel 2024: è lui l’anima in pena di questa MotoGP. Perché è stato un campione del mondo, anche se nell’anno assurdo del Covid e vincendo una sola gara in tutta la stagione, e perché nel giro di pochi anni s’è ritrovato dallo stare sul tetto del mondo al raschiare i denti costantemente per terra. Battuto pure da (quasi) tutti i suoi compagni di marchio e, su tutti, più che doppiato da un Johann Zarco che ha un bel po’ di anni in più e che sulla Honda c’è salito solo a inizio stagione. Per Mir, quindi, non basta spiegare il disastro con il contestuale disastro sportivo del marchio per cui corre e adesso è chiaro che il 2025 per lui rischia di essere l’anno in cui dovrà dimostrare di meritare davvero la MotoGP al di là di quel titolo mondiale quasi già dimenticato vinto nel 2020.
L’ex campione del mondo, dopo la battuta polemica fatta a Barcellona contro Honda (colpevole di non aver portato abbastanza novità ai test) è sembrato intenzionato a rientrare in un ruolo decisamente più aziendalista e, anzi, in una intervista di crash.net s’è quasi scusato. Spiegando che fa i conti con tanta frustrazione, ma che in verità in Honda le cose stanno gradualmente cambiando. “Stiamo migliorando, ci stiamo avvicinando, ma non è abbastanza – ha ammesso - Sicuramente non mi aspettavo di avere così tante difficoltà con questa moto. Mi aspettavo di ottenere risultati migliori nel breve termine, ma per qualche motivo non siamo migliorati nelle prestazioni, perché siamo troppo lontani dagli altri produttori. Questa è un po' la realtà al momento. Non siamo nella posizione che vogliamo. Ma credo ancora nel progetto ed è solo questione di tempo, con la quantità di lavoro che stiamo facendo, arrivare dove vogliamo essere”. In effetti la RC213V è scesa in pista anche nei giorni scorsi con il test team e in particolare con Takaaki Nakagami nel suo nuovo ruolo di collaudatore, però Joan Mir sembra mettere più l’attenzione sul modo di lavorare di Honda che sta cambiando piuttosto che sugli effettivi miglioramenti tecnici (che ancora non si vedono), difendendo la scelta di restare.
Scelta. In verità è lui a definirla così, anche se nell’ambiente è noto che Mir ha provato ogni strada per scendere dalla Honda, ma ha trovato solo porte chiuse, accontentandosi, alla fine, di restare nel box della squadra ufficiale di HRC per non rischiare di rimanere a piedi. E adesso fa ovviamente buon viso a cattivo gioco, cercando di sentirsi comunque parte di un progetto e di riuscire in ogni caso a tirare fuori il meglio dal poco di cui dispone. “Io mi sono trovato in una situazione completamente diversa da quella di Marc Marquez quando ha lasciato Honda – ha spiegato – perché lui ha mostrato tutto con questo produttore. Nel mio caso, non ho mostrato nulla al momento. Per me cambiare produttore ora significherebbe ripartire completamente da zero e sentire che questi due anni sono stati inutili. Invece così, se con la Honda riusciremo a risollevarci e a tornare a vincere, la quantità di felicità che avrò sarà immensa”.
Per tornare a essere felice, però, Joan Mir avrà bisogno, oltre al suo lavoro e alla migliore condizione mentale, anche di una squadra che si dimostri finalmente in grado di adeguarsi ai modi di lavorare dei costruttori europei e è per questo che l’ex campione del mondo spagnolo ha commentato con grande favore l’arrivo da Aprilia di Romano Albesiano. “Io in verità non sapevo niente della trattativa con Albesiano – ha concluso Mir – ma sono molto contento che sia arrivato. Avevo comunque visto che Honda si stava muovendo molto, ho visto cosa volevano fare. Ho anche un rapporto speciale con Alberto Puig e lui è sempre stato molto chiaro con me fin dal primo momento. Continuo a credere in questa squadra. Di sicuro ho già visto molti cambiamenti quest'anno: hanno capito che erano rimasti ancorati ai modi di un’altra era. Ma adesso è una storia completamente diversa. I giapponesi sono fantastici in termini di produzione di moto, per la loro qualità: quando guardi i dettagli di una moto Honda MotoGP è incredibile perché si vede che tutto è migliore e perfetto. Ma in termini di prestazioni siamo indietro e quindi abbiamo bisogno di aiuto da parte di persone europee. Persone italiane, spagnole che lavorano per i produttori europei e che portino informazioni. Quando queste persone arrivano è sempre un sollievo per noi piloti perché significa che stanno seguendo la rotta giusta. Abbiamo bisogno dei giapponesi per quello che sanno fare, abbiamo bisogno degli europei per l’approccio al lavoro: insomma dai, abbiamo bisogno di quel mix e lo stiamo trovando. Questa sarà la nostra forza".