Sembrava tutto finito. Non se ne parlava più. Non è colpa di nessuno, ma la natura umana e quella dell'informazione fanno sì che le notizie siano sempre legate a un presente senza memoria. Il cervello non ricorda, i fatti invecchiano. E anche male, perché tanto tutti il giorno dopo se li sono già dimenticati. Ma il tempo della giustizia, dei tribunali e delle indagini, quello no. Non perdona. Stiamo parlando di calcio scommesse. Nicolò Fagioli ha già patteggiato. Sandro Tonali, nel pieno di una stagione in Premier League, ha pestato un merdone fuori dal campo che l’ha costretto a fermarsi e ammettere le sue responsabilità. Nicolò Zaniolo, più volte al centro delle polemiche anche per ragioni extracalcistiche, si è difeso dicendo di non aver mai scommesso sul calcio. Eppure, il loro nome, insieme a quello di altri nove calciatori di Serie A, è finito nero su bianco in un’indagine che, a distanza di mesi dall'esplosione mediatica, torna a far parlare di sé. Ma c’è una differenza fondamentale che vale la pena di ributtare dentro la rete: la giustizia non viaggia mai alla stessa velocità dei media. In entrambi i sensi. Siamo abituati a pensare che una notizia, per il solo fatto di essere uscita, equivalga a una condanna. Processo immediato, avanti con il resto. Chi invece sostiene a tutti costi il proprio idolo, rimane convinto della sua innocenza. Così, appena spunta un nome in un’inchiesta, il pubblico si divide tra chi grida allo scandalo e chi si affretta a benaltrizzare o giustificare la cosa. Ma la realtà è che il lavoro delle procure, degli inquirenti e degli avvocati segue un percorso molto più complesso, fatto di intercettazioni, riscontri, rogatorie internazionali e, soprattutto, tempi tecnici che risultano enormemente allungati, rispetto a quelli dell'informazione.

Secondo quanto emerso in questi giorni, la Procura di Milano sta approfondendo il coinvolgimento di dodici calciatori professionisti che avrebbero partecipato a un sistema di scommesse su piattaforme illegali, con un giro d’affari da oltre un milione e mezzo di euro. L'inchiesta, che prende spunto dalle rivelazioni di Fabrizio Corona, poi parzialmente confermate dalle autorità, si è allargata nel tempo coinvolgendo anche personaggi come Felipe Anderson, Stephan El Shaarawy, Federico Gatti, Guglielmo Vicario, Angel Di Maria e altri atleti ancora non ufficialmente accusati ma menzionati nei file raccolti durante le indagini. Come riportato da Fanpage, “Gli inquirenti hanno inserito Alessandro Florenzi (Milan), Nicolò Zaniolo della Fiorentina (all'epoca dei fatti alla Roma), i calciatori della Juventus Mattia Perin e Weston McKennie, gli argentini Paredes e Di Maria, campioni del mondo 2022, Samuele Ricci del Torino, Cristian Buonaiuto ora al Padova, Matteo Cancellieri, Junior Firpo in forza al Leeds e il tennista Matteo Gigante”.

Uno dei metodi più controversi scoperti dalla Guardia di Finanza riguarda il pagamento dei debiti di gioco tramite finte compravendite di orologi di lusso. In pratica, i calciatori si sarebbero rivolti a una gioielleria milanese, Elysium, per acquistare pezzi da decine di migliaia di euro, senza mai riceverli. Il denaro, secondo gli inquirenti, finiva invece nelle mani degli organizzatori del giro di scommesse, evitando così di lasciare tracce dirette sui movimenti bancari riconducibili alle piattaforme illegali. C’è poi il capitolo dell’associazione a delinquere. Per cinque persone, tra cui influencer e intermediari del giro, la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari, con l'accusa di aver messo in piedi un sistema ramificato e organizzato, in grado di reclutare giocatori e gestire le loro scommesse. Sembrava tutto finito, non se ne parlava più. Era ancora tutto sotto il tappeto delle indagini. Adesso si ricomincia, e siamo già tutti pronti a dimenticare tutto, almeno fino alla condanna definitiva.

