Sono le 14:00 di sabato. Ti ritrovi a vedere una gara di Valentino Rossi che in questo giorno e a quest’ora ci correva solo ad Assen, in Olanda, perché lui con le Sprint in MotoGP non ci ha dovuto combattere. Questa qui a Misano, però, una Sprint lo era comunque, per quanto si tratti di un’ora di gara spezzata da un cambio pilota a metà. La BMW M4 numero 46 è al GT World Challenge Europe come wildcard, perché quest’anno Valentino ha deciso di correre il WEC. Parte Maxime Martín. La macchina va molto bene, sembra la più efficace. Maxime prende distacco, quasi tre secondi, anche se dietro c’è un Dries Vanthoor - anche lui con una BMW M4 - che viene su forte. Le gradinate sono invase di bandierine gialle, la gente si è riversata su Misano per vederlo un po’ più da vicino, fare una foto, portarsi a casa un autografo.
Maxime Martín ha un bel vantaggio e, alla prima occasione utile, quindi dopo che si sono corsi 25 minuti, viene richiamato al box: è il momento di Valentino Rossi. La regia si ferma lì, riprende l’ingresso della #46 al box, il cambio pilota, il cambio gomme, il lollipop che si solleva, la ripartenza. Vanthoor rientra il giro successivo lasciando il posto a Charles Weerts. Valentino guida bene, ma perde qualcosa come tre decimi al giro. Perde qualcosa al T3, tra il Curvone e il Carro. È concreto però, l’aria è cambiata, la gente nel commenti - le gare sono visibili gratuitamente su YouTube, oltre che su Sky - comincia ad agitarsi. È a tre giri dalla fine che cominci a vedere la magia, quella che Valentino Rossi ha insegnato al mondo delle corse, quella che ipnotizzava i bambini col gelato in mano davanti al bar e i vecchi con i carichi del tressette tra il pollice e l’indice. Ce la fa? Non ce la fa? Non l’ha mai fatto nessuno. È difficile, l’altro va più forte. Se lo va a prendere. E poi eccola lì, la magia che puoi vedere da vicino, nella sensazione di aver assistito a qualcosa di irripetibile. Valentino Rossi è quella roba lì perché ha insegnato al mondo che sulle corse non conviene scommettere. Contro di lui, non conviene scommettere. Weerts ne aveva di più, ma non abbastanza da passare. Nel box, assieme a Martín, si vede la sua gente: c’è Max, c’è Uccio, c’è Pecco. C’è anche Mick Doohan in visita. Ivan Nesta in telecronaca ci regala il meglio delle sue parole.
Vale taglia il traguardo e gira la macchina alla prima variante, per poi salutare il suo pubblico con la portiera aperta e un giro sull’erba. Quelli dietro fanno fatica ad essere tristi perché hanno pur sempre visto Valentino Rossi vincere a Misano. È la seconda volta con una Gran Turismo Gruppo 3, viene dopo 115 vittorie nel motomondiale. “La pressione? Sì, è stata dura”, racconta al parco chiuso ridendo. I processi mentali sono gli stessi a cui ci ha abituati negli anni: “Questa è stata la vittoria più bella, perché avevo Charles vicinissimo all’ultimo giro e ho guidato bene per non fare errori ma lui era fortissimo. Ho pensato che guidando bene anche all’ultimo giro sarei stato a posto e abbiamo vinto ancora qui a Misano. Grazie a Maxime, che mi ha dato la macchina con un po’ di vantaggio, così me la sono potuta prendere un po’ con calma all’inizio. Grazie a tutti, è bellissimo vedere tutta questa gente per queste gare, spero che andremo avanti così”.
Se volete un riassunto del Valentino Rossi pilota lo trovate in queste ultime cinque parole: spero-che-andremo-avanti-così. Come se non avesse vinto tutto a ripetizione, senza pietà, senza precedenti né eredi.