In MotoGP gli anni dei piloti si contano più o meno come quelli dei cavalli: a 20 anni cominci ad invecchiare e a 30 te ne vai al passo, con qualche acciacco, verso il viale del tramonto. È una prerogativa degli atleti questa, ma la maniera in cui sono scandite le stagioni del motomondiale rende tutto più serrato. Gli anni dei piloti diventano come cartucce da sparare e così, di norma, uno a compiere gli anni si rattrista perché sa che le sue possibilità si allontanano. Lo sa Johann Zarco, 32 primavere lo scorso luglio, che al netto di miracoli e catastrofi ha perso l’occasione per il titolo. Lo sa anche Marc Marquez che avrà 30 anni tra un mese. Chiaramente ci sono delle eccezioni: Valentino Rossi su tutti, che nel 2015 è arrivato a Valencia in testa alla classifica, ma anche (e soprattutto) Aleix Espargarò, uno che la sua stagione migliore di sempre l’ha prodotta a 33 anni.
Sta di fatto che, per un pilota del motomondiale, i buoni propositi di inizio anno sono vitali davvero e, soprattutto, sono sempre uguali: atterrare in MotoGP se si è altrove, salire al team factory se non lo si è già e vincere il mondiale una volta arrivati alla moto ufficiale. Semplice, dritto. Non puoi sbagliare strada, puoi solo non arrivarci in tempo. Ed è anche quella una corsa. Così, l'unica maniera per arrivare relativamente sereni ad aggiungere candeline alla torta è farlo da vincente. In quel momento, di colpo, non sei mai troppo vecchio o troppo giovane: se lo fai a trent’anni sei fuori scala, a venti pure. Francesco Bagnaia l’ha fatto a 25 anni, per la seconda volta in carriera dopo il titolo in Moto2 nel 2018, perfettamente in orario.
In questo modo diventa un regalo anche per noi, che la storia la vediamo da fuori e al contrario dei piloti abbiamo il lusso di prendere strade storte: possiamo perderci, saltare giù, volare in alto. È un lusso che abbiamo sempre quello di non programmare, di non dividere la vita in tappe che diventano come i caselli di un’autostrada in cui ti fermi, paghi e vai avanti imperterrito aspettando che finisca. Noi possiamo deviare la traiettoria, girarci, tornare indietro. Dobbiamo solo ricordarcelo.
Oggi che ne compie 26, Pecco può prendersi il lusso di fermarsi, prendere fiato e guardarsi indietro: lassù con lui nessuno, la calma finalmente. La può respirare assieme a una (quasi) moglie e ad un sogno che è uscito dal suo cassetto per finire in bacheca. Lo terrà addosso, quel sogno, per sempre: io l’ho fatto, potrà dire, sono stato il migliore su questa terra. Questo dicono le regole, il migliore. Per lo sport e per sé stesso, ma anche per la famiglia e per chi lo voleva diverso da com’è. È arrivato in fondo a quel cammino lungo e senza scorciatoie, da percorrere coi paraocchi ben fissati ai lati della testa per concentrarsi soltanto su quello che c’è davanti. Oggi Francesco può guardarsi attorno, sorridere. Poi un gran respiro, il casco addosso e la prima dentro, perché si riparte.