Cosa c’è oltre al miracolo, si è chiesto Guido Meda davanti alla pole position di Francesco Bagnaia a Sepang. Perché il miracolo, fino a cinque minuti prima, era quello di Jorge Martín, impalcabile nel primo run in qualifica: con un 1:56.553 toglie quasi un secondo (0.939, per la precisione) al record fatto segnare nel 2023 da Bagnaia. È primo, ha mezzo secondo da Pecco che è secondo. Il messaggio è chiarissimo: sei stato davanti nel primo turno del venerdì, nelle prequalifiche e pure nel terzo turno del sabato, ma adesso la pole me la prendo io. Adesso ti rispondo.
Le telecamere inquadrano la tensione in Ducati, quella rossa. E gli occhi che ridono nel box della Pramac. Bagnaia rientra e annuisce parlando coi tecnici, Gigi Dall’Igna ha lo sguardo torvo di un vecchio capitano che vede il cielo nero davanti a sé. Bagnaia torna dentro, ha dietro Quartararo e Martín che però si allontana nel giro di lancio. Prova subito l’attacco al tempo e lì, quando il primo settore si accende di rosso e segna -0.113, che pensiamo tutti la stessa cosa: se non si stende ha fatto un miracolo. Nel frattempo Martín sbaglia, rallenta. Bagnaia ha un vantaggio di quarantacinque millesimi al secondo settore, che diventano cinquantanove al terzo e più di due decimi al quarto, quando il traguardo dice 1:56.337. Record, spaventoso, nessuna risposta possibile, Fabio Quartararo gli si avvicina per la prova di partenza battendosi col dito in testa: sei matto.
Michele Merlino, per Sky, ci fa sapere che un distacco così grande tra il primo e il terzo sull’asciutto non si vedeva da 10 anni, con Marc Marquez in pole nel GP d’Argentina 2014. “È stato fondamentale farla al primo giro”, racconta Bagnaia al parco chiuso. “Già all’out lap sono andato fortissimo per scaldare la gomma nel migliore dei modi. Al T1 sono andato fortissimo, ma dove abbiamo fatto proprio paura sono T3 e T4, sono veramente molto contento”.
A questo punto, Bagnaia decide di non lasciare veramente nulla al caso. Dice di averlo fatto per sé stesso, ma anche e soprattutto per minare i nervi di Jorge Martín: “So quanta differenza fa nella testa di un pilota quando vedi che hai fatto il massimo e vieni battuto. Fa la differenza, a me è capitato e so cosa vuol dire, sapevo che avrebbe influito. Dopo il time attack ho visto margine, era fondamentale fare un tempo ma ancora di più essere in pole. La differenza che abbiamo fatto negli ultimi due settori è stata proprio incredibile, ma veramente gustoso”.
La lama affonda definitivamente quando Sandro Donato Grosso gli chiede della prova di partenza, perché quella vista in diretta non è stata un granché. Lui risponde con un sorrisetto, giusto per non lasciare dubbi o spiragli al rivale: “La prima prova di partenza si fa in un posto molto sporco, ma la seconda è andata molto bene”.
Jorge Martín, comunque, è secondo. Non quello che si aspettava, specialmente dopo il giro alla morte con cui aveva rivisto pesantemente il record dello scorso anno: “È incredibile, quando ho visto il mio 1:56.553 non pensavo che Pecco sarebbe riuscito a batterlo. Ce l’ha fatta, la verità è che ora nel time attack mi manca un pochino, ma vediamo dove riuscirò ad arrivare. In pista a giocare non c’è nessun problema, per me non c’è niente di interessante, noi continuiamo a lavorare”. C’è un po’ di amarezza, come è giusto che sia, ma anche la convinzione così sono le corse e che i punti non si prendono in qualifica.
La matematica adesso dice che Pecco Bagnaia potrebbe anche vincere le due Sprint e i due GP, ma se Martín arrivasse sempre secondo non basterebbe. Lui questa informazione sembra averla presa alla lettera: se non basta vincere, vorrà dire che si proverà a dominare. Sempre lì, sul filo, tra la gloria e la ghiaia.