“Da quando si corre a Motegi, Brad Binder ha più o meno sempre portato una KTM nel parco chiuso, quindi voglio capire bene cosa fa di diverso”. Pedro Acosta lo ha ammesso candidamente: questa notte cercherà di copiare studiando i dati del sudafricano che guida la sua stessa moto, anche se con una livrea differente. Nelle prequalifiche di questo venerdì il giovanissimo spagnolo non gli è arrivato lontano, staccando il quarto tempo a quasi due decimi, ma la faccia di Acosta nelle interviste dice molto più di quanto non dica la classifica di giornata.
“Oggi sono molto contento di avere Brad Binder davanti, ma domani e in gara mi darebbe sicuramente fastidio – ha scherzato – la verità è che avere Brad con una KTM lassù mi permetterà di avere riferimenti”. E’ qualcosa che non gli capita mai, visto che è quasi sempre il migliore dei piloti della RC16: “In molte gare non ho avuto dati da guardare, qui ne avrò”.
Studiare, al limite copiare e, poi, provare a andare a cogliere l’obiettivo grosso proprio in quella Motegi in cui nessuno (tranne Marc Marquez, ndr) se l’aspetterebbe. Sarà fondamentale, però, non sbagliare nella scelta della gomma: “La soft va meglio, ma rischia di non arrivare a traguardo, mentre la media non mi convince del tutto”. Strategia? Oppure l’ammissione che l’incognita pioggia ha condizionato un po’ tutto il lavoro del venerdì? Difficile da dire. Quello che è certo, invece, è che adesso Pedro Acosta è finalmente tornato a guidare una moto che gli piace. “La verità è che con così tanta frenata e così tanto angolo mi trovo abbastanza bene – ha spiegato - Soprattutto abbiamo trovato, almeno dalla mia parte e con la moto che sto guidando, una discreta trazione. Diciamo che era quello che ci mancava e ci stiamo avvicinando alla Ducati perché siamo, soprattutto nel mio caso, in grado di mettere insieme tutto quello che serve e in maniera molto più veloce rispetto al passato. Piano piano stiamo arrivando”.
Il resto potrebbe farlo il disegno di una pista che si adatta bene alle caratteristiche della KTM e pure allo stile di guida di un Acosta che non intende chiudere la stagione 2024 senza aver provato almeno una volta il gusto del gradino più alto del podio. “Mi sto avvicinando ai migliori – ha spiegato ancora – e qui a Motegi, nonostante i pochissimi giri fatti in FP1, sono stato veloce in prequalifica centrando la Q2 senza troppe fatiche. E’ vero che la Moto2 e la MotoGP sono due mondi diversi anche per via delle gomme differenti, ma qui le sensazioni che si hanno in sella sono più simili che in altri circuiti”. Un modo diplomatico, insomma, per dire che Pedro Acosta sente di poter essere lassù a giocarsela con i primi, magari diventando l’ago della bilancia in questo finale di stagione tra i due ducatisti che si giocano il titolo mondiale.