“Mi piacerebbe tanto, tanto, tanto continuare con lui”. Sono parole affidate a Sky da Uccio Salucci, prima del GP di Assen e il riferimento, è chiaro, è a Fabio Di Giannantonio: il nuovo pezzo pregiato del mercato della MotoGP. Il pilota romano, passato sesto sotto la bandiera a scacchi e poi risalito fino alla quarta posizione in classifica per effetto delle penalità inflitte a Maverick Vinales prima e Marc Marquez poi, adesso ha convinto proprio tutti. Perché riesce a andare forte con una moto che ha mandato in crisi in molti, perché non ha paura di nessuno e, soprattutto, perché non perde mai il sorriso.
Non lo aveva fatto neanche alla fine della scorsa stagione, quando sembrava destinato a chiudere il conto con la MotoGP, scalzato via dalla Ducati del Team Gresini da quel Marc Marquez con cui adesso bagarra a armi quasi pari. Per anni è stato considerato un sopravvalutato, uno più veloce di lingua che di polso destro, fino a quando non ha deciso di mostrarsi veramente. Rivelandosi, invece, uno a cui interessa solo una cosa: crescere. Attenzione, è roba rara in un mondo a cui a tutti interessa solo vincere. Solo che Fabio Di Giannantonio, probabilmente mentre tutto andava male e il futuro sembrava negato, ha intuito esattamente questo: crescere è presupposto di vincere, fino a diventarne quasi sinonimo. Quello che ha fatto alla fine della scorsa stagione è storia, crescendo fino al punto di convincere chi aveva ancora una moto disponibile: Valentino Rossi, Uccio e tutta la VR46. poi con quella moto che nel frattempo è diventata dello stesso colore della luce s’è messo a lavorare, fino a convincere praticamente tutti e ritrovarsi, oggi che i top rider hanno già trovato una sella, a essere il vero pezzo pregiato del mercato.
L’esperienza e la sofferenza, però, gli hanno insegnato che il mercato piloti è qualcosa di cui si può parlare anche all’ultimo giorno utile, come accaduto lo scorso anno, e adesso il Diggia sembra fregarsene pure di tutto il gran bene che si dice di lui. Gli fa piacere, non lo nega, ma è di presente che vuole parlare. “Sono sempre stato il tipo di pilota che riesce a portare molta velocità in curva e questa moto lo fa già da sola – ha raccontato, rifuggendo l’argomento mercato –La cosa però non aiuta perché la moto tende a voler seguire la sua traiettoria e spingerti fuori. Nel mio caso con il mio stile di guida riesco ad imporre la mia velocità in ingresso curva, anche se ammetto che a volte mi piacerebbe poter piegare meglio. Non sono preoccupato. Ho finalmente capito che per essere costanti non conta solo il pilota ma anche il lavoro che si fa con la squadra e ora stiamo lavorando molto bene. Penso che siamo una squadra molto forte, quindi ora non ho grandi preoccupazioni”.
L’unico futuro, per ora, è quindi quello rappresentato dal GP di Germania, tra sette giorni. Con il Diggia che, al di là delle parole di Uccio, continua a ribadire di trovarsi molto bene in VR46, ma lascia che di contratti parli il suo manager Diego Tavano. Per non distrarsi, quindi, soprattutto adesso che c’è verso di lui la corte serrata di Yamaha, che lo vorrebbe per il Team Pramac. Tanto che all’ennesima domanda su cosa farà nel 2025 ha scelto di spolverare la classica schiettezza romana, tagliando corto: “Onestamente non ci penso. Io voglio pensare solo alla pista. L'anno scorso è stato difficile per me, non posso permettermi di perdere neanche un millisecondo pensando ad altro. Cerco di godermi al massimo ogni momento che passo in pista su questa moto, dando il 100. Sono migliore sotto tutti gli aspetti come pilota e gare come questa di Assen mi danno ancora più voglia di migliorare: mi piacerebbe poter lottare con Enea, Martín e Pecco. Il mio obiettivo rimane lo stesso di sempre: vincere sempre più gare e poi magari anche il titolo. Ora sono su un percorso che spero mi porti a questo”. Un percorso, appunto, che è di crescita. E che in VR46, così come probabilmente anche in Ducati, vorranno provare a fare insieme.