A Phillip Island la danno per notizia certa: Casey Stoner sarà uno degli ospiti del paddock in questo week end di MotoGP in Australia e non farà mancare la sua presenza tra i vari appuntamenti che faranno da cornice al Gran Premio. E’ di ieri, però, la notizia che la leggenda australiana sarà anche a Milano, a novembre, per partecipare a EICMA insieme a molti dei colleghi con cui ha condiviso i cordoli degli anni gloriosi del Motomondiale. Ma c’è di più: a furia di stare lontano dalle corse, a Stoner è tornata una certa voglia. E, con il tempo, s’è pure reso conto che l’anno in cui ha cominciato a prendere le misure con un mondo che lo aveva fatto stare male è stato anche l’anno in cui ha deciso di smettere. E’, di fatto, come se qualcosa fosse rimasto sospeso. Tanto che adesso Stoner sta pensando di tornare. Non come pilota, chiaramente, ma in un qualche ruolo che potrebbe restituirgli entusiasmo. Lo ha detto nel podcast Ducati Diaries.
“Sto lentamente interessandomi di nuovo alla scena ora che ho più energia - ha spiegato - Posso vedere più chiaramente tutto e mi sto rendendo conto che vorrei selezionare alcuni piloti e lavorare con loro. Ho molto da dare, ho una prospettiva completamente diversa. Sento che ci sono alcune cose in MotoGP che ho fatto meglio di altre e ci sono cose che so di non aver fatto abbastanza bene. Non mi dispiacerebbe lavorare con le persone giuste per trasmettere la mia esperienza a qualcuno che se la merita". L’idea, insomma, è quella di mettersi al servizio di qualche giovane talento, un po’ sulla scia di ciò che Valentino Rossi ha fatto ormai anni fa a Tavullia con il Ranch. Ma Stoner non sembra chiuso del tutto neanche alla possibilità di affiancare un pilota della MotoGP attuale, magari nel ruolo di coach e il pensiero, manco a dirlo, va a Pecco Bagnaia, visto che è quasi impossibile immaginare Stoner in un box che non sia quello di Ducati.
E’ comunque solo un proposito. Una ammissione di volontà, con l’australiano che sembra anche combattuto tra la prospettiva di futuro e ciò che invece la MotoGP gli ha lasciato. Dice di odiarla, di considerarla la causa di tutti i suoi mali nonostante l’abbia reso leggenda, ma non riesce a starle lontano. “Io in verità ero un ragazzo solare – ha raccontato ancora – mi piaceva ridere, scherzare, fare amicizia, è stata la MotoGP a rendermi cupo e introverso. Volevo solo correre e invece c’erano tanti altri doveri che non sopportavo e cercavo in continuazione di potermi isolare per stare lontano da tutti”.
Un malessere, quello di Stoner pilota, raccontato più e più volte e a cui si è aggiunta nel tempo anche la Sindrome da stanchezza cronica che ha condizionato la vita quotidiana di un ragazzo con un talento smisurato e una personalità non del tutto pronta all’enorme pressione di quegli anni, quando in pista c’erano anche personaggi come Valentino Rossi, Jorge Lorenzo o Dani Pedrosa. “Ora – ha concluso - Sto ancora cercando di superare la sindrome da stanchezza cronica, ma le cose sono migliorate negli ultimi anni. Ho avuto molti alti e bassi, lunghi periodi in cui stavo semplicemente seduto sul divano. Nei primi anni è stato terribile, ecco perché mi sono separato quasi completamente dal mondo della MotoGP e dallo sport in generale. Era troppo difficile da sopportare perché non ero in grado di affrontare nessuna cosa. Molta depressione si è creata su questo. Così ho deciso di separarmi dal settore motociclistico, ma adesso le cose sono diverse. Mi ci sono voluti alcuni anni per capire che avrei dovuto essere orgoglioso di quello che ho fatto nelle corse”.