Cosa succede a Lewis Hamilton? Dal suo arrivo in Ferrari la performance sportiva del sette volte campione del mondo è stata al di sotto delle attese, complice una monoposto che non sembra all’altezza delle rivali e il cui rapporto con l’inglese stenta a decollare. Ma oltre ai risultati mancati – finora Hamilton si è imposto solo nella Sprint race in Cina – c’è qualcos’altro che sembrerebbe alimentare le frizioni tra il pilota e l’ambiente Ferrari. Qualcosa che ha a che fare con il feeling e la comunicazione con l’ingegnere di pista Riccardo Adami. Secondo quanto raccontato a formulacritica.it da Luca Baldisserri, ex ingegnere di pista di Michael Schumacher e con 26 anni di box Ferrari alle spalle, “Hamilton e Adami non sono ancora riusciti a lavorare in simbiosi e questo può pesare sulle prestazioni. Per Riccardo è un bel peso e non sarà facile. Lewis parla a monosillabi, o fa domande. Adami fatica, dai team radio sembra che uno dica una cosa e l’altro ne capisca un’altra”. Poca “presenza” e disponibilità dunque per Lewis Hamilton, che in uno sport di squadra com’è anche la Formula 1 spesso si rivela un ostacolo, indipendentemente dalla caratura del campione. Senza la possibilità di conoscere le sensazioni del pilota alla guida, apportare i giusti correttivi per adattare la monoposto affidandosi solo ai risultati dei test e delle rilevazioni diventa molto più complicato: “Ma lo ha detto anche Toto Wolff di recente – prosegue Baldisserri – che la comunicazione con Kimi Antonelli è già avanti anni luce rispetto a quella avuta con Hamilton in dodici anni di collaborazione”.

Mancano pochi giorni al Gran premio dell’Arabia Saudita. Poi ci saranno Miami e il Imola, tra un mese. Settimane decisive per far decollare Hamilton, in pista ma prima di tutto nel lavoro d’insieme: “Lewis deve sforzarsi per creare un rapporto, che è fondamentale. Se cala la fiducia tra pilota e ingegnere di pista crolla tutto. Occorre dare il giusto tempo ad Adami, poi vedremo che cosa succederà, perché Hamilton di certo non lo mandano via. Se salta qualcuno, salta l’ingegnere”, conclude Baldisserri, che ai tempi di Schumacher racconta di essersi subito avvicinato al tedesco per “entrare” nel suo mondo, alla ricerca delle soluzioni migliori per creare una monoposto capace di esaltarne le caratteristiche. Una prospettiva che oggi a Maranello si perde nel silenzio di un matrimonio mai del tutto consumato.
