Essere in circuito sembra sempre meno importante perché quasi tutto passa dalle televisioni, online in un attimo, senza punti di vista, che è triste, o solo in quanto punto di vista, che è pure peggio. Stavolta a Portimão c'è addiritura la pioggia, anche se a sentire le previsioni meteo sarà un'esclusiva del giovedì. Qualcosa però i piloti te lo lasciano, o comunque è quello che devi andare a prenderti per giustificare la trasferta. Così, qui ci occuperemo di questo. Di quello che ti lasciano i piloti nella giornata in cui il cronometro è spento. Alla tradizionale conferenza stampa del giovedì hanno preso parte sette piloti: i primi tre, i tre che alzano lo share e l’uomo del momento. Si parte quindi con Binder, Bagnaia e Martín. Il primo è contento, rilassato, tanto che gli chiedono come faccia a non lamentarsi mai: “Prova a dirlo nel mio box, vedrai cosa ti rispondono”. Risate. Brad Binder vive un po’ la condizione del recluso, diverso com’è da tutti gli altri piloti che normalmente sono latini e, quando sono anglosassoni, vengono da paesi in cui il motociclismo ha radici profonde.
Francesco Bagnaia invece è del tutto su un altro piano. E non solo rispetto a Brad Binder, a tutti gli altri: è un po’ come quel tuo amico che si è innamorato e così lo vedi di meno, parla d’altro, ha mire differenti. Stai organizzando un viaggio estivo nel sud della Spagna e lui saluta tutti, ringrazia scusandosi tanto spiegando che a luglio comprerà casa. In breve, Pecco è avanti. Dice che Portimão è una buona pista per superare, ricorda di essere partito ultimo nel 2022 e di aver finito 8°. Decine di penne si muovono per segnare questo dato. Pecco dice anche che questo circuito, così spettacolare e contro natura per come girano le curve, è il figlio tra il Mugello e il Sachsenring, Italia-Germania.
Dei tre piloti alla prima conferenza stampa, quello meno sorridente è Jorge Martín. Lui parla di come per l’anno prossimo l’obiettivo sia una squadra ufficiale, dice “Immagino che il mio manager ci stia lavorando”. Spiega di non aver ben chiari i punti di forza della Desmosedici GP24, Pecco gli suggerisce che cominceranno a farsi sentire verso metà stagione. L’altro lo sa. In un modo o nell’altro, di storie particolarmente tese non se ne sono sentite: Pecco continua a spingere - e probabilmente questo venerdì sarà meno in sofferenza del solito - gli altri inseguono.
Il vero spettacolo è arrivato più tardi, quando gli ottimi organizzatori Dorna hanno fatto sedere vicini Pedro Acosta e Marc Marquez. Ai lati, Fermín Aldeguer e Miguel Oliveira. Il primo, per aver firmato un biennale con Ducati che, come racconta il diretto interessato, in realtà è in un cassetto da almeno due mesi. A chiedere di renderlo pubblico è stato il pilota stesso: “In Qatar ho sentito molta pressione dalla stampa, così ho chiesto a Ducati se potevamo pubblicare l’annuncio”.
Chiaramente Miguel Oliveira è invitato in qualità di idolo locale, eppure un po’ come Brad Binder vive da recluso: "Guardando alla mia destra”, dice quando gli chiedono perché le tribune non sono piene, “Vedrete tre piloti spagnoli. E ci sono tanti circuiti spagnoli, così la gente preferisce andare a quelle gare”. Ok, ma il punto sono i due in mezzo. Pedro Acosta, Marc Marquez. La gente sulle seggioline sbava, vuole il sangue. Loro quasi non si guardano negli occhi. Acosta fa finta di essere altrove, Marc è una maschera. D’istinto verrebbe da chiedere a Marc se ha mai pensato allo strangolamento, quello alla Homer Simpson. Lui ammette che le cose sono cambiate: “Quando sono arrivato in MotoGP nel 2013 usava il gomito, questi scendono col braccio”. A secco gli chiedono: ti senti vecchio? Lui: “No, mi sento di avere più esperienza”. Poi produce un ragionamento più articolato: “È questa la legge dello sport, prima ci sei tu e poi c’è un altro. È normale. Quando sono arrivato io c’erano Valentino Rossi, Jorge Lorenzo… imparavi da loro e te la vedevi con loro”. A Marc chiedono anche del contratto, del suo 2025, perché Alex Marquez ha dichiarato che lui nel 2025 sarebbe contento con una Ducati ufficiale nel Team Gresini. “Non ho fretta di pormi obiettivi contrattuali e nello sport conta il presente. Oggi ci sono due o tre piloti più forti di me”.
Pedro Acosta, con una punta di sadismo,racconta che si faceva le foto con Marc Marquez agli eventi della federazione. Ride, poi finisce di parlare e torna assente, come se guardasse oltre. A fine conferenza un uomo Dorna fa firmare loro due fotografie stampate col sorpasso di Acosta su Marquez in Qatar, che per quest’ultimo dev’essere stato un po’ come mettere la sigla sull’epitaffio. Magari invece no. Magari, pensa Marc, questo qui lo faccio soffrire ancora per un paio d’anni. Perché a tratti è giù più veloce, ma gli manca l’esperienza. Di certo le referenze mostrate in Qatar - a parole, perché nei fatti è stato spietato - Pedro Acosta le ha già messe da parte. A Portimão non ha mai girato prima con la MotoGP: sarà un buon modo per misurarlo ancora.