La doppia sfida con la Germania è bastata a ridestare i fantasmi che da tempo tormentano il calcio italiano. Dopo due Mondiali mancati, e nonostante una prestazione nemmeno poi così negativa - di fatto, l’Italia è stata eliminata dai quarti di Nations League per una sola rete - il timore di fallire la qualificazione anche all’edizione del 2026 è improvvisamente tornato a farsi sentire. Dopo la Macedonia del Nord (2022), la Svezia (2018) e, più in là nel tempo, l’Irlanda del Nord (1958), è adesso un altro paese “settentrionale” a spaventare gli Azzurri: la Norvegia.

La Nazionale di Spalletti affronterà infatti gli scandinavi già il prossimo 6 giugno a Oslo, nella sua prima sfida del girone di qualificazione ai Mondiali. Poco importa se i norvegesi non si fanno vedere ai Mondiali dal 1998 (e agli Europei dal 2000): la sola presenza di Erling Haaland in attacco ha fatto scattare l’allarme a Coverciano e anche nelle redazioni dei principali quotidiani sportivi. Così la stampa italiana si è aggrappata a un nuovo santino: il difensore veterano dell’Inter Francesco Acerbi, colui che due volte su due ha neutralizzato il poderoso centravanti del Manchester City.
Interrogato a questo proposito, Luciano Spalletti ha lasciato intendere molto bene che una convocazione di Acerbi non rientra nei suoi piani, soprattutto per ragioni anagrafiche: il centrale ha 37 anni (Haaland ne ha 24, per dire). Una dichiarazione che però non ha fatto che alimentare ulteriormente il dibattito, come dimostra il recente commento di Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport, che candidamente ammette: “Nell’emergenza, ci si aggrappa a tutto ciò che può salvarci”. Come se l’Italia partisse sulla carta come grande sfavorita contro la Norvegia, a dispetto di una rosa teoricamente di maggiore qualità e con risultati recenti decisamente migliori rispetto agli scandinavi.

Garlando ricorda il caso di Dino Zoff, criticato ai Mondiali del 1978 per la sua età e poi decisivo a Spagna ‘82 a 40 anni compiuti. Ma si potrebbe rispondere che da allora il calcio è cambiato, che oggi richiede un dispendio di energie atletiche - sia lungo la stagione che nella singola partita - molto superiore, e che soprattutto giocare in porta non è come farlo in difesa. Di fatti, nel 1982 Bearzot convocò solo difensori sotto i 30 anni, tra cui un 18enne Beppe Bergomi, che fu impeccabile nella finale di Madrid.
Un'altra considerazione necessaria, su un piano puramente sportivo, è che il fatto che in due partite contro Acerbi Haaland non abbia mai segnato non dice tutto. L’Inter non è l’Italia e il Manchester City non è la Norvegia, come prima cosa: cambiano i modi di giocare, cambiano i compagni di squadra. Il calcio non è uno sport individuale - non è la Coppa Davis - e i valori assoluti esistono solo quando si gioca a Fifa. L’Inter, come squadra, ha limitato Haaland due volte, ma ciò non significa che alcuni singoli giocatori nerazzurri sarebbero automaticamente in grado di farlo in qualsiasi altro momento e contesto.
Detto questo la Norvegia è una squadra che può vantare sicuramente alcune eccellenze (oltre ad Haaland, pensiamo a Sorloth e Odegaard, o ai giovani Nusa e Schjelderup), ma il suo livello medio è assolutamente alla portata degli Azzurri, e i risultati recenti della squadra scandinava lo confermano. Solo nell’ultimo anno, la Norvegia è stata travolta per 5-1 in Austria, bloccata sull’1-1 in casa dalla Slovacchia e addirittura sconfitta tra le mura amiche dalla Repubblica Ceca. In nessuna di queste occasioni Haaland è riuscito ad andare in rete, così come non lo ha fatto lo scorso 6 settembre contro il modestissimo Kazakistan (0-0).

Alla luce di tutto questo dovremmo chiederci: serve davvero Francesco Acerbi a 37 anni per fermare un attaccante sicuramente fortissimo, ma che occasionalmente è stato limitato anche da gente come Lienhart, Gyömbér, Zima e Kasym? Che la Norvegia non sia da prendere sottogamba è fuori discussione, ma da qui a vederci sconfitti a meno di non richiamare il difensore dell’Inter ce ne passa. Per quanto Acerbi possa essere una certezza nel gioco degli Azzurri, reclutarlo per paura di una sconfitta e non per la qualità del suo calcio sembra più un limite della panchina che un attestato delle sue qualità. Sembra quasi, infatti, che i sostenitori del ritorno di Acerbi in Nazionale siano animati da un terrore quasi sacro di una nuova eliminazione, e si aggrappano al centrale dell’Inter più come un talismano che per ragioni realmente tecniche. Ma c’è probabilmente anche un vecchio retropensiero molto italiano, conservatore e tendente a valorizzare gli anziani e a ritenere i “giovani” ancora immaturi, a prescindere da tutto. Lo scrive anche Garlando, in un certo senso, dicendo che è importante “dar fiducia ai giovani”, ma va fatto con parsimonia. I giovani in questione sono Buongiorno, Bastoni e Calafiori: i primi due hanno 25 anni (uno in più di Haaland) e il terzo ne ha 22 (ma all’Arsenal si sta dimostrando uno dei migliori difensori del campionato inglese). Forse possiamo accettare il fatto che sono ormai giocatori pronti per affrontare la Norvegia.
