La Honda ha fatto quello che per una casa giapponese è praticamente impensabile, rivoluzionando completamente la RC213V con l’obiettivo di garantire una moto più facile ai piloti. Non lo ha fatto Yamaha, che rischia di pagarne le conseguenze, e non lo ha fatto nemmeno Suzuki, la quale tuttavia sembra pagare più l’assenza di un Team Manager come Davide Brivio piuttosto che carenze dal punto di vista tecnico.
Per Takeo Yokoyama, direttore tecnico di HRC, un cambiamento così drastico in Honda non c’era dal 2007, mentre secondo l’Ing. Giulio Bernardelle era dal 2001 che da Tokyo non ci si ispirava a un altro costruttore (stavolta Ducati, all’epoca Aprilia) per costruire la propria moto. Nel concreto, questo si traduce in una moto che, per offrire un miglior grip al posteriore, fa lavorare l’anteriore in maniera diversa: i piloti devono capire la moto e adattarsi, ma quando cercano il tempo non hanno grossi problemi ad andare forte e in linea di massima sembrano tutti soddisfatti del responso di Sepang.
In un’intervista per i canali Dorna Alberto Puig, Team Manager di HRC, ha commentato così la situazione dopo i test di Sepang: “Stiamo ottenendo buoni risultati - ha spiegato soddisfatto - È chiaramente una moto molto diversa e stiamo arrivando al raggiungimento di ciò che avevamo programmato, tutti i piloti hanno la stessa idea. Chiaramente non ci siamo ancora al massimo potenziale, ma direi che dalla mia esperienza nei test di Sepang in tanti anni, questo è stato probabilmente uno dei migliori”.
Quando gli è stato chiesto se hanno lavorato soprattutto per trovare più grip al posteriore, lui ha preferito rimanere sul vago: “Normalmente quando fai una moto nuova, migliori tutto. Il grip è un punto importante ma non è l'unica cosa. Voglio dire , stiamo cercando di migliorare l'intero pacchetto. Questa è la nostra missione e il nostro obiettivo, cercare di migliorare l'intera moto”. Stessa risposta quando gli viene chiesto se Honda sta seguendo lo sviluppo della Ducati, prima rivale al titolo quest’anno: “Non so come stiano lavorando gli altri costruttori - le parole di Puig - Sappiamo come sta andando la nostra moto e siamo concentrati su questo, sulle nostre idee. Se riusciamo ad arrivare a ciò che abbiamo pianificato e tutto ciò che abbiamo in testa, allora non dobbiamo preoccuparci del resto delle moto, dobbiamo pensare soltanto alla nostra”.
Su Marc Marquez invece, si è detto decisamente positivo: “Dobbiamo ricordare che Marc ha smesso di correre a Misano l'anno scorso, quindi quello che sta facendo è incredibile. Ha passato quasi tutto l'inverno a guardare il cielo, ora viene, sale sulla moto ed è già veloce. È stato molto fortunato con la sua situazione agli occhi e ne siamo super felici. Passo dopo passo raggiungerà il suo livello e in questo momento è già veloce".
Da diversi mesi poi, si vocifera di in possibile avvicinamento di Joan Mir (ma anche di Fabio Quartararo) alla Honda, che potrebbe pensare al dopo Marquez cominciando a sostituire Pol Espargarò. Quando gli vengono chiesti chiarimenti in merito, soprattutto su Mir (che dal canto suo ha detto che parlerà dopo i test) Puig si è detto particolarmente infastidito: “Non so niente di questa cosa di Mir. Chi l'ha detto? Nessuno ci ha contattato. Non è vero, e penso che parlarne in questo momento, con il campionato che deve ancora cominciare è irrispettoso verso tutti: i nostri piloti, la Suzuki, tutti. Punto numero uno, non è vero, e punto numero due, non è il momento".
Parole ineccepibili se non fosse che, a parlare, è lo stesso Alberto Puig che durante l’inverno 2020 ha declassato Alex Marquez dalla squadra ufficiale al Team LCR senza nemmeno farlo salire sulla moto. Non una decisione presa in autonomia, questo è pacifico, ma parlare oggi di rispetto per i piloti dopo quanto accaduto due anni fa è un approccio da politico consumato, eccessivo anche per un Team Manager della MotoGP. Il tempo però, lo sappiamo, è galantuomo anche nelle corse: se Joan Mir firmerà per Honda (possibile, ma non scontato) prima o poi verrà ufficializzato.