Aprilia in Australia ha battuto Ducati. Due a zero il sabato, due a uno la domenica. Mentre a Noale si festeggiano le 300 vittorie di tutte le classi, a Borgo Panigale si interrompe una striscia di podi nella Sprint che durava da sempre, ovvero da quando è stato introdotto questo nuovo formato nel 2023. Questo è un fatto. Un altro, invece, è che lo scorso anno sembrava che bastasse avere una Ducati per vincere e adesso le cose sono molto più complicate, per quanto se di fatto lo scorso anno sono stati in quattro i ducatisti a salire sul gradino più alto del podio (Martín, Bagnaia, Bastianini e Marc Marquez) così come sono stati in quattro quest’anno (Marc Marquez, Bagnaia, Alex Marquez e Aldeguer). La differenza quindi non è così grande come sembra, eppure c’è. Ad essere cambiata è la ripetibilità della prestazione, o comunque la facilità con cui lo scorso anno si arrivava al risultato guidando una Desmosedici.
La domanda del bar: è colpa di Marc Marquez? E non nel senso che l’assenza di Marc in Australia ha fatto percepire la Ducati per quello che è quanto, invece, se Ducati non vince più la responsabilità è di Marc, dell’assetto che sceglie, del peso che ha. Risposta breve: no, non è colpa di Marc Marquez. Lo sviluppo non lo ha fatto lui, che durante l’inverno si è concentrato soprattutto sulla ricerca del giusto feeling con la moto, mentre durante la stagione le modifiche alla moto sono state pochissime.
È vero, però, che Ducati non ha più il vantaggio dello scorso anno. Aprilia è la casa che è cresciuta di più, d’altronde ha rivisto totalmente la squadra sia per quanto riguarda i piloti che sul versante tecnico. Le altre case, fatta esclusione forse per KTM che ha dovuto fare i conti con un brutale fallimento, non sono da meno: Yamaha ha sviluppato il V4 e può finalmente contare su di un team satellite, mentre Honda viaggia - soprattutto con Luca Marini - costantemente nei primi dieci.

Se Ducati ha perso il suo dominio è principalmente per via delle concessioni, delle due moto in meno e, più in generale, del volere di Dorna, che sta facendo l’impossibile per restituirci un campionato equilibrato: fuoriclasse per ogni costruttore, moto sempre più simili tra loro e team satellite che verranno praticamente aboliti, sulla falsariga della Formula 1. Il tutto per regalare più spettacolo, un processo che nessuno, tantomeno Ducati, può fermare.
Detto questo a Borgo Panigale possono comunque farsi scudo con qualche buona notizia, perché magari è vero che Marc Marquez è un accentratore, che è pericoloso e che andrebbe forte anche con un trattore (citando il suo compagno di squadra) ma è pur sempre Marc Marquez, specialmente ora che ha vinto il suo 9° mondiale. Che vuol dire? Gli altri si avvicineranno anche, eppure in questo momento Ducati può permettersi di lavorare già in ottica 2027 e di vincere lo stesso perché Marc ha il talento per riuscirci. Poi con il nuovo regolamento e le 850cc si vedrà, il motorsport è fatto di cicli e prima o poi anche quello Ducati avrà una fine. Quindi sì, Ducati è più in difficoltà rispetto all’anno scorso, ma più che dalle scelte manageriali questo dipende dal normale andare delle cose. Quello che resta a noi è una sfida in casa, con Aprilia che sembra sempre più vicina a prendere la leadership. Con un Jorge Martín in forma forse possono avere un’opportunità.
