Giovedì del Gran Premio d’Italia. Marco Bezzecchi è il terzo dei quattro piloti ad arrivare in conferenza stampa. Baggy jeans, scarpe skate, un abbraccio con Pecco Bagnaia condito da un commento sulla fantasia del suo cappellino tricolore, stretta di mano con Pedro Acosta, cenno d’intesa verso Marc Marquez prima della diretta. Sta bene Marco, ha l’occhio vispo, una postura sullo sgabello decisamente rilassata. È quello che scherza di più, è quello che offre più spunti, è l’unico ad aver voglia di evadere dal copione delle risposte diplomatiche.
Ci confida di ascoltare musica brasiliana, di aver attinto dal repertorio di Franco Morbidelli, che in materia dispensa consigli più che preziosi. Ad un certo punto ai piloti viene rivolta una domanda su cui tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo interrogati: “Se avessi potuto conoscere un aspetto fondamentale del tuo lavoro prima che la tua carriera cominciasse, cosa sceglieresti?”. Marquez risponde “respect your body” - con un tono di voce che suggerirebbe di trascriverlo in lettere maiuscole – Pecco cala convinto un “awareness about yourself”. È il turno del Bez, che di scatto si gira verso l’amico: “Ma cosa vuol dire?”. Ridono tutti. Bagnaia allora scandisce: “Avere consapevolezza di sé”. Marco sguscia via nuovamente in maniera brillante: “Tutti hanno detto cose intelligenti…”. Ci pensa ancora un po’, poi spara: “Circondarti di persone che ti rendono felice”. Sembra esserci riuscito.

Dopodiché, davanti alla stampa italiana, mentre il telefono gli squilla, parla del lunedì di test di Aragon con piglio ottimista. L’obiettivo era risolvere i problemi nel time attack, che in Spagna hanno impedito al numero 72 di giocarsi un paio di possibilissime top five: “Nei test ci sono stati feedback positivi e negativi, ho fatto qualche prova di time attack che non mi è venuta male, però c’è da considerare che in un test del lunedì la pista è sempre molto gommata, però chissenefrega…qualcosina abbiamo trovato e cercheremo di verificare questo percorso anche qui e nelle prossime piste”.
A proposito di sviluppo, viene domandato a Marco cosa gli abbia dato e cosa gli abbia tolto dover capitanare Noale senza l’apporto di Jorge Martín: “Bella domanda. Il pro è avere il massimo da tutti, avere tutti gli ingegneri dal mio lato è molto figo. Il contro è stato sviluppare la moto da solo, perché avere un secondo parere è sempre importante e in più perché magari avremmo potuto fare più veloce. Però Sava ha fatto e sta facendo un lavoro mostruoso, fare senza di lui sarebbe stata davvero dura”. Successivamente alleggerisce l’atmosfera nel momento in cui gli si fa notare come sulle sue spalle gravi il peso di un’intera azienda, che ha bisogno di essere ripagata: ”Una gara intanto l’ho vinta (sorride, ndr), quindi la pressione è calata, possiamo concentrarci sul fare sempre bene. Era ovvio, innegabile, che ci sarebbe stata pressione. Alla fine sei la faccia, la bandiera di un marchio. La pressione c’era e c’è ancora, prima di tutto perché sono io ad essere esigente con me stesso”.
Infine il Bez, noto appassionato di basket, dedica un pensiero ad Achille Polonara, ala della Virtus Bologna a cui – dopo aver sconfitto un tumore al testicolo – è stata diagnosticata una forma di leucemia mieloide: “L’ho conosciuto, non abbiamo avuto tutto il tempo del mondo per parlarci in realtà, ma io sono sempre stato un appassionato di basket. Sono andato a vederlo nel suo ritorno in campo dopo la prima volta che ha avuto un tumore, con la Nazionale. È stato fighissimo perché, a parte il boato quando è entrato perché aveva già vinto una grande battaglia, dopo nemmeno un minuto che era dentro ha schiacciato e il palazzetto è esploso. Mi ha colpito questa sua forza di volontà. Ci siamo sentiti, gli ho mandato i miei più cari auguri di guarigione, un abbraccio, tutto quel poco che posso fare da lontano. Ci tengo a ribadirlo qui e a mandargli tutta la forza che posso”.