La ferita è ancora aperta, e stavolta non è solo quella legata alla salute di Michael Schumacher, ma al tradimento più doloroso: quello della fiducia. Corinna Schumacher rompe il silenzio dopo la sentenza del tribunale tedesco sul tentativo di ricatto che ha scosso la sua famiglia. E lo fa con parole che pesano come pietre.
Al centro della vicenda, una trama inquietante: tre uomini, tra cui l’ex guardia di sicurezza della famiglia Schumacher, Markus F., sono stati riconosciuti colpevoli di aver tentato di estorcere 15 milioni di euro minacciando di diffondere oltre 900 foto private, 600 video e documenti medici riservati dell’ex campione di Formula 1. Un attacco alla privacy che colpisce il cuore stesso della riservatezza che Corinna ha sempre difeso con fierezza.
Ma è proprio il coinvolgimento di Markus F., un tempo uomo di fiducia, a ferire di più. «Quello che mi sconvolge ancora oggi è l'enorme tradimento della fiducia», ha dichiarato Corinna. «Secondo me, è lui la mente dietro tutto questo. Dovrebbe ricevere una punizione esemplare, capace di scoraggiare qualsiasi emulatore».
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La sentenza arrivata di recente non ha soddisfatto né Corinna né il legale della famiglia, Thilo Damm. Il tribunale ha condannato Yilmaz T. a tre anni di carcere e il figlio, Daniel L., a sei mesi con la condizionale. Per Markus F., invece, solo due anni con la sospensione della pena. Troppo poco, per chi si è macchiato di un tradimento così profondo, secondo la donna e gli avvocati.
Corinna non ci sta e annuncia battaglia legale. «Abbiamo presentato ricorso contro quella che riteniamo una condanna troppo indulgente per il signor F.», afferma con determinazione. La posizione della famiglia è chiara: andare fino in fondo, senza sconti. «Non siamo d'accordo con tutto ciò che ha stabilito il tribunale», rincara il legale Damm. «Potete stare certi che esauriremo ogni possibilità legale a nostra disposizione».
In gioco non c’è solo giustizia, ma il rispetto di una dignità familiare protetta con fermezza fin dal drammatico incidente di Michael. La vicenda, però, lascia un interrogativo aperto: il ricorso cambierà il verdetto? E chi, oltre a Markus F., ha davvero orchestrato il piano? La battaglia legale non è ancora finita.
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