Dal giorno dell’ultima vittoria Yamaha in Motogp di Fabio Quartararo al Sachsenring sono passati più di 900 giorni. In mezzo, tre annate deludenti. Nel 2024 il team giapponese non è salito nemmeno una volta sul podio. Eppure il 31 gennaio verrà presentata la nuova M1, anche se sarà nei test sul circuito di Sepang in Malesia (5-7 febbraio) che si potrà capire se il team di Iwata ha davvero ridotto il gap con Ducati. Il direttore tecnico della casa giapponese Massimo Bartolini era stato chiaro dopo il suo arrivo: “Per lottare con i primi occorrerà aspettare almeno il 2026”.
Eppure Bartolini, ex braccio destro di Luigi Dall’Igna in Ducati, ha parlato a lungo di pneumatici in un'intervista con Peter McLaren per Crash.net. Per lui il lavoro da fare sugli pneumatici è chiaro: “Normalmente tra anteriore e posteriore si lavora sempre su quello che dei due che è più forte”, la sua sintesi. Così, il direttore tecnico Yamaha ha analizzato la differenza tra le gomme Bridgestone, usate in Motogp dal 2009 al 2015, e quelle attuali: “La parte più forte delle Bridgestone era l’anteriore. Il posteriore rimaneva costante per tutta la gara. Poi quando nel 2016 siamo passati alle Michelin la parte posteriore era forte ma l’anteriore era molto difficile da gestire; la Michelin ha fatto un grande lavoro per migliorarlo. Il posteriore però è ancora molto forte ed è questo il motivo per cui i piloti ne parlano sempre. Chi riesce a utilizzarlo al 100% può essere più veloce”. Bartolini ha anche chiarito: “Ci sono quattro fasi in ogni curva: frenata, entrata, velocità in percorrenza e accelerazione. Se non fai bene l’entrata e non hai velocità di percorrenza non avrai mai una buona accelerazione".
Se le gomme non lavorano bene è dunque difficile essere competitivi. Ed è proprio questo uno dei motivi che ha spinto la casa giapponese a lavorare alla costruzione del nuovo motore V4 (che andrà a rimpiazzare il quattro cilindri in linea attualmente impiegato) che permette di avere più aderenza e stabilità in staccata e in curva. Ma attenzione a chi pensa che quando questo verrà utilizzato il distacco con Ducati si annullerà. In MotoGP conta il pacchetto complessivo e non è detto che una soluzione efficace su una moto vada bene anche su un’altra. Honda ad esempio monta un V4 eppure nell’ultima stagione ha conquistato meno punti di Yamaha. Intanto, al di là della questione legata alle gomme, il passaggio al V4, meno ingombrante del quattro cilindri in linea, è quasi obbligatorio a causa del regolamento 2027 che prevede moto più strette. Sulla data del suo debutto, prevista per metà 2025, non c’è certezza, come dice Bartolini: “Il nuovo motore a V già ai test di Sepang? Sembra ottimistico. Si, sarebbe meraviglioso, ma non c’è nulla di sicuro che possiamo dire al momento”.
Un altro fattore da valutare nel 2025 per Yamaha sarà tornare ad avere un team satellite. E che team: la Pramac, ex squadra del campione del mondo piloti Jorge Martin. Oltre ai piloti ufficiali Alex Rins e Fabio Quartararo ci saranno anche due piloti di esperienza come Miguel Oliveira e Jack Miller. “Potrebbe essere una cosa davvero importante per noi in ottica futura. La Ducati ha fatto tanti miglioramenti anche grazie ai team satellite. Quando svolgi un test hai informazioni doppie. Puoi provare molto di più in maniera più rapida”, aveva commentato lo scorso giugno Quartararo. La strada intrapresa da Yamaha sembra essere quella giusta, ma per vedere se sarà efficace servirà tempo. E potrebbe servirne molto considerando che nel 2024 la squadra giapponese ha chiuso il mondiale costruttori a 144 punti mentre la Ducati campione del mondo a 884.