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Rubén Xaus: “La MotoGP è dura, magari sarà un monomarca Ducati. Bagnaia avvantaggiato su Marquez e Quartararo”

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

26 febbraio 2022

Rubén Xaus: “La MotoGP è dura, magari sarà un monomarca Ducati. Bagnaia avvantaggiato su Marquez e Quartararo”
Quest’anno non guiderà una squadra di MotoGP, ma sarà comunque nel paddock. Rubén Xaus ci racconta in esclusiva le sue aspettative sulla stagione 2022 (“È una giungla, ma con otto moto in pista Ducati vuole il mondiale”) e indica un favorito al titolo: (“Dico Bagnaia, Marquez deve lottare con tutti e Quartararo parte già arrabbiato”)

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Il 18 febbraio Rubén Xaus ha compiuto 44 anni. Lui, che ha fatto del numero 11 un marchio di fabbrica, con la doppia cifra ci è sempre andato d’accordo. Finiti i festeggiamenti ci siamo sentiti per una chiacchierata sulla MotoGP, che l’ex pilota e team manager spagnolo guarderà da fuori per la prima volta dopo tanti anni. Rubén è un’imprenditore ma ha le corse nel sangue, le vive ancora con l’occhio del pilota. Ci parla di una MotoGP seguitissima anche dopo l’addio di Valentino Rossi, una giungla per i piloti in cui - come Livio Suppo - è pronto a rientrare.

Ciao Rubèn! Grande festa per il tuo compleanno?

“Si, ma tranquillo eh? Mica sono uno da Ibiza e quella roba lì. Casa, barbecue, poi il giorno dopo c’era il concerto di Martin Garrix e sono stato un po’ con i miei genitori, con i clienti. Sono stati tre giorni di celebrazioni diverse, ma sempre nella tranquillità”.

Passerai a salutare in MotoGP?

“Si, lavoro per il dipartimento sportivo di una banca con l’obiettivo di portare qui (ad Andorra, ndr.) i piloti della MotoGP, ce ne sono già una trentina. Di MotoGP ce ne saranno undici o dodici, ex Moto2 parecchi, altri stanno arrivando: ogni anno ne arrivano un paio”.

A proposito, poco tempo fa è venuto a trovarti Marco Melandri: sta pensando di trasferirsi anche lui?

“È venuto a trovarmi perché adesso è in pensione e ha voglia di fare tante cose. È grande amico di Carlos Checa e grande amico mio, gli piace molto il downhill e conosco molti marchi qui in Andorra che stanno spingendo moltissimo, a breve ospiteremo la coppa del mondo di e-bike. Sarebbe bello averlo come uomo immagine, a me serve gente come lui che viene qui a fare eventi, e lui ora ha la libertà di muoversi come vuole! Si è divertito un casino, è venuto a trovare i piloti che stanno qui… Il problema è che tutti quelli che vengono a stare qui qualche giorno si innamorano di Andorra. Quando stanno col sindaco capita questo!”.

Vi manca il mare, poi siete a posto.

“Il mare sta a venti minuti di elicottero - ride -  Non ci metti molto, da Milano è molto più distante. Qui abbiamo i laghi, le piscine… si sta molto bene, dico la verità”.

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Un post condiviso da Ruben Xaus - Andorra 🇦🇩 (@11rubenxaus)

Enea Bastianini ha fatto il primo posto a Sepang, Luca Marini invece a Mandalika: che effetto ti fa vedere i tuoi piloti così in forma?

“Mi fa molto piacere, vuol dire che l’anno scorso abbiamo fatto qualcosa di buono. Abbiamo fatto podi e top 5 con entrambi i piloti e ci abbiamo messo del nostro, tutti quanti. Oggi sicuramente hanno più materiale e tranquillità in termini di budget. E poi l’esperienza aiuta, sono contento anche perché tutti e due sono andati forte”.

E da loro due cosa ti aspetti quest’anno?

“Da Bastianini mi aspetto che faccia molto bene. Lui cresce molto in gara e le moto adesso sono molto più vicine, anche per via del covid lo sviluppo è stato più lento del solito. Noi avevamo una moto di due anni più vecchia, quella che guida adesso Enea è vecchia di qualche mese. La moto 2022 deve essere sviluppata, credo che Bastianini, se è in forma, può essere più competitivo degli ufficiali nelle prime cinque o sei gare. Dall’altra parte Marini ha una moto ufficialissima ma non ha la stessa pressione che hanno gli ufficiali o Ducati Pramac. Zarco comincia ad avere un’età, Martín vuole la promozione, Miller si gioca il posto. E Luca Marini in tutto questo può uscirne avvantaggiato. Entrambi i miei ex piloti sono in una situazione adatta”.

Se tu fossi in Ducati oggi cosa faresti? Tieni Miller, promuovi Martín, scommetti su Enea…

“Non lo so, è difficile da dire. Oggi le moto sono molto vicine, un pilota può andare benissimo in un team e poi avere problemi in un altro. La pressione e il metodo di lavoro fanno tanto in questo momento, ma dico che con otto moto in pista Ducati sta puntando fortissimo sul mondiale”.

Bagnaia e Miller vanno talmente d’accordo che dovranno avere ottime ragioni per rivedere la squadra.

“Io non sono lì, non posso saperlo. E non serve pensare adesso ai piloti del 2023. Ora tutti devono concentrarsi sulle prime cinque gare, perché oltre ad essere bravi e ad avere la moto adatta,  fortuna e cadute contano molto. Vedremo se Ducati finirà per ammazzare il campionato con una specie di monomarca. Non lo so”.

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Ti faccio tre nomi: Marc Marquez, Fabio Quartararo e Pecco Bagnaia. Come li vedi?

“Per Marc non sarà facile, avrà queste Ducati con cui fare i conti e dovrà lottare con tutti loro. Poi ci sono almeno due Yamaha, le Suzuki, le Aprilia… oggi è la giungla lì dentro. Forse il più avvantaggiato è Bagnaia, che ha un’azienda che punta su di lui e - diciamo - sette compagni di squadra. Questo può essere un vantaggio. Quartararo sta chiedendo alla Yamaha nuove risorse, ma se lo fai ancora prima dell’inizio del campionato parti già con malumori, frustrazione… Non conviene e anche questo può avvantaggiare Bagnaia. Fabio ha parlato chiaro: vi ho dato un campionato e ora voglio una moto mega galattica. Ma una cosa così non si fa in un minuto”.

Hanno appena presentato il Mooney VR46 Racing Team di Valentino Rossi: tutti si chiedono se la MotoGP perderà tanto o poco con il suo addio alle corse.

“La MotoGP con Valentino era una bomba, ma anche la MotoGP che ha lasciato lo è. Il livello è veramente alto e c’è tantissima gente che la segue. Penso che continuerà ad andare forte”.

Come hai vissuto l’arrivo di Livio Suppo come Team Manager Suzuki? Pensi che sarà una svolta per loro?

“Credo che possa dare una grossa mano a Suzuki. Lui ha molta esperienza ed è latino, ha lavorato sia con gli italiani che con i giapponesi e chiaramente si è dimostrato all’altezza. A Suzuki mancava un capitano che sapesse gestire il timone di quella grande nave. Io penso che possa dare un qualcosa in più nei momenti difficili, anche in termini di strategia... e dimostra che anche io ho del tempo per ritornare. Sono dieci anni più giovane”.

Ti piacerebbe tornare in MotoGP con un ruolo simile?

“Mah, ora sto bene a casa, con la mia famiglia e le mie cose. Però ecco, mai dire mai”.

‘Mai dire mai’ ce lo diceva anche Suppo.

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