Per un'ora abbondante, nel bel mezzo del pomeriggio di Pasqua, Rune-Alcaraz è stato il tennis dei sogni. Pista Rafa Nadal di Barcellona senza un seggiolino vuoto, cielo che strizza l'occhio all'estate, due ventunenni (ancora per poco, Holger festeggerà il compleanno il prossimo 29 aprile, Carlos il 5 maggio) che se le danno di santa ragione ma senza mai perdere il senno, il senso, il giudizio del proprio gioco, che concede infinite soluzioni ad entrambi. Lasciano andare il braccio per smollare i nervi all'inizio, riempiendo il tabellino di vincenti, si marcano tatticamente dal settimo game in poi (dopo break dello spagnolo ed immediato controbreak del danese), con Alcaraz che si rende conto dell'invalicabilità fisica e mentale di Rune quando si tratta di salire sopra la palla e tirare piatto ogni colpo. Allora Juan Carlos Ferrero gli consiglia di alzare le traiettorie, di attendere il momento giusto prima di spingere, ma il problema è un altro: la versione catalana di Rune ti toglie fiato e speranze di conquistare il punto mano a mano che lo scambio si allunga. Gioca appiccicato alla linea di fondo Holger, insiste sul rovescio di Carlos, che per sferrare il dritto viene sempre costretto ad un lavoro extra di gambe. Lo spagnolo non ha mai tempo di caricare il suo colpo preferito, ma quel tempo se lo inventa, spostandosi a velocità supersonica verso sinistra, facendo traslare il corpo con una naturalezza invidiabile: la palla profonda di Holger sembra sempre pronta ad infilzare Carlos sullo sterno, invece lui all'ultimo istante completa la "mezzaluna" e riesce a schiaffeggiarla con una rapida rotazione del polso. Nessuno dei due sbaglia, nessuno dei due sbuffa, nessuno dei due cala di intensità, nessuno dei due sembra poter perdere: sul 5-5 è equilibrio perfetto - trenta punti a testa - le bocche di chi osserva spalancate in qualcosa di molto distante dallo sbadiglio.

Sul finire del primo set Carlos viene disturbato da uno stormo di uccelli casinisti che litigano nel cielo sopra il Real Club de Tenis. Si toglie dagli impicci con un paio di smorzate deliziose, che rimandano una sensazione silenziosamente diffusa nell'aria di Barcellona: Rune possiede una goccia in più di energie fisiche e mentali rispetto ad Alcaraz. Lo spagnolo sarebbe in grado di assorbirla solo esprimendo il massimo del suo talento, ma proprio nell'estremo tentativo di spostarsi a sinistra per colpire di dritto spalanca due volte le porte alle controffensive di Rune: grazie alla prima il danese pareggia il minibreak di svantaggio nel tie-break, grazie alla seconda va a servire per il set. Carlos resta vivo grazie ad una prima vincente e ad un'azione insistita in diagonale, ma Holger chiude definitivamente il parziale con le specialità della casa: servizio e dritto, risposta sui piedi dell'avversario.
Il secondo set comincia con la stessa intensità del primo, ma dura molto meno. Al quinto gioco Alcaraz non riesce a risfoderare colpi di genio per sottrarsi alla pressione di Rune, cede il servizio e chiede un toilet break. Il match di fatto finisce lì, perché Holger commette un piccolo pasticcio ma rimedia subito a quello che sarebbe stato un controbreak da distrazione, mentre Carlos fa intervenire il medico al successivo cambio di campo. Si toccava l'inguine destro da qualche minuto, glielo trattano, torna in pista ma ormai è sparito dalla partita. Perde 6-2 il secondo set, perde la seconda su trenta partite giocate su terra rossa spagnola dal 2022 ad oggi (l'altra sconfitta nella finale di Madrid del 2024 contro Rublev). Dall'altra parte Rune vince un titolo che gli mancava da due anni (Monaco di Baviera 2023), entra virtualmente nei primi sette del mondo e, come da tradizione, si tuffa nella piscina del Club de Tenis di Barcellona insieme ai raccattapalle. Riemerge fradicio ma convinto che richimare Lars Christensen in panchina, il maestro di tennis che lo seguiva da bambino, sia stata una grande mossa.
Nel frattempo, Sascha Zverev festeggiava come meglio non poteva il suo ventottesimo compleanno: in casa, a Monaco di Baviera, se l'è sbirgata in un'ora e dieci minuti contro Ben Shelton (concedendogli solo undici punti in risposta al termine di un secco 6-2 6-4) e ha avvisato il mondo del tennis che la stagione su terra proseguirà a Madrid (e soprattutto a Roma, dove rientrerà Sinner) con tutti i big in palla. A duecento chilometri di distanza, sul rosso indoor di Stoccarda, domani Aryna Sabalenka proverà a strappare una Porsche (premio per il vincitore) a Jelena Ostapenko. La numero uno del mondo, così come si potrebbe immaginare guardando il punteggio (7-5 6-4), non ha avuto vita facile contro Paolini, che ha dato fondo a tutte le sue armi per restare aggrappata al miglior match giocato in carriera contro la bielorussa: sotto 2-5 nel primo set ha rimontato fino a 5-5, giocandosi sui dettagli la possibilità concreta di vincere un incredibile primo set. Avanti 3-0 nel secondo, Jasmine ha dovuto arrendersi di fronte alla potenza di Aryna - che da quel momento in poi l'ha incanalata sempre dentro alle righe bianche - ma è uscita dal campo consapevole di aver intrapreso quello step di crescita che l'anno scorso le avrebbe probabilmente consentito di vincere Wimbledon o il Roland Garros.