Senza Toprak Razgatlioglu e con il sole la parte del leone la giocano Nicolò Bulega e la sua Ducati. Mentre senza Toprak razgatlioglu, ma con la pioggia, sono Jonathan Rea e Yamaha a dominare la scena. E’, purtroppo, tutto quello che viene da dire dopo la due giorni di test della Superbike a Jerez. Perché ok che qualche indicazione è arrivata, ma è chiaro che senza il campione del mondo in carica e la moto con l’1 sul cupolino è stato impossibile capire i reali valori in pista. Quello che è certo, però, è che l’equilibrio sarà ancora garantito. Visto che le Ducati saranno sì ancora il riferimento, ma oltre a BMW ci saranno anche Yamaha, che sembra aver trovato la quadra dopo una stagione disastrosa, e soprattutto la Bimota/Kawasaki, che non nasconde grande ambizioni.
Per adesso, comunque, Nicolò Bulega e la Ducati hanno dominato la scena, imponendosi con un tempo di 1:38'731, un segnale chiaro che il giovane talento italiano ha tutta l'intenzione di essere il protagonista di questa stagione e di essere, ormai, il riferimento all’interno del box Ducati, visto che Alvaro Bautista non è riuscito a esprimersi sui suoi livelli in queste prime giornate di lavoro. Tuttavia, il veterano Jonathan Rea, in sella alla Yamaha, ha risposto in questa seconda giornata – sotto la pioggia e con la pista decisamente più insidiosa e lenta - con la determinazione di chi non è pronto a cedere il passo alle nuove leve, facendo suo il day2 con un tempo di 1:53'058.
Jerez, invece, ha dimostrato ancora una volta di essere un circuito che non perdona. Tanto che oggi solo in pochi hanno osato sfidare l'acquazzone mattutino, con i soli collaudatori BMW e Rea con Locatelli e Gerloff che hanno preso la pista prima che il temporale costringesse tutti ai box. E proprio Gerloff ha avuto un incontro ravvicinato con la curva 11, spettacolare ma fortunatamente senza conseguenze.
Con le premesse di Jerez, l'attesa per il round di Phillip Island, dal 21 al 23 febbraio, è carica di aspettative. Il tracciato australiano, noto anche per le condizioni meteo imprevedibili, sarà il palcoscenico di una competizione che abbraccia il formato "flag to flag". Un pit-stop obbligatorio per il cambio gomme porterà una nuova dimensione strategica alla gara, evocando scenari degni della Formula 1. Gregorio Lavilla, CEO del WorldSBK, sostiene che "imporre un pit-stop obbligatorio è il modo migliore per mantenere la qualità delle corse in situazioni di particolare usura degli pneumatici, garantendo competizione eque e soprattutto sicure”. Phillip Island, quindi, non sarà solo un banco di prova per le gomme, ma anche per le strategie di squadra. Con gare fissate su 20 giri e un limite di 11 giri prima del cambio gomme, la gestione del pit-stop sarà cruciale.