La notizia al termine del venerdì del Sachsenring è una soltanto: davanti a tutti non c'è Marc Marquez. Una sorpresa che si può declinare in almeno altre due frasi eclatanti, dato che il 93 - tra MotoGP e cilindrate inferiori - ha vinto sul toboga tedesco undici volte consecutive: lo spagnolo non è nemmeno secondo e, in cima alla lista dei migliori quattro intertempi, il suo nome non compare mai. Ha il terzo tempo di giornata, 1'19"461, quasi quattro decimi di distacco dalla miglior prestazione di Fabio Di Giannantonio e cinque centesimi di gap dal fratello Alex. Com'è possibile tutto ciò? Prima di tutto Marc ha realizzato un solo vero time attack, dopodiché negli ultimi dieci minuti delle Prequalifiche ha montato una media usata per completare un cospicuo lavoro in ottica simulazione gara. Poi c'è il merito degli avversari, a partire da Alex che con una mano destra convalescente (non ha preso antidolorifici oggi) si è messo provvisoriamente davanti a tutti, prima di vedersi scavalcare dal giro monstre di Fabio Di Giannantonio, che merita un capitolo a parte.
Il Diggia ha fatto cadere le mascelle degli appassionati allo scadere del turno. Si era già comportato bene nel resto della giornata, ma era sempre rimasto alle spalle di un Marc Marquez che aveva dominato la sessione mattutina e stava concedendo un bis in quella pomeridiana. Nei sessanta secondi finali, due lampi hanno stravolto la narrazione di questo avvio di weekend tedesco. Alex, che fino a quel momento si era nascosto dietro ad una modalità di gestione delle energie fisiche, ha piazzato la prima zampata al fratello. Subito dopo una moto gialla, con un quarantanove nero sul cupolino e una gomma soft cerchiata di bianco all'anteriore, si è presentata con tre decimi di casco rosso al T2. Si pensava che un simile vantaggio fosse dovuto ad una traiettoria più interna e quindi ingannevole al cospetto della fotocellula, invece il pilota romano ha addirittua incrementato al terzo settore, il cui split è posizionato a metà del discesone, dove le moto passano più o meno dritte. Lì dove non si possono raccontare bugie, quattro decimi di vantaggio: Diggia stava facendo sul serio qualcosa di incredibile. Qualcosa che è rimasto intatto anche nel quarto settore e che resterà per almeno una notte scolpito nella storia della MotoGP: 1'19"061, from Rome, è il nuovo record del Sachsenring. Per domattina le previsioni meteo cacciano goccioline di pioggia, in quel caso il tempo di Fabio potrebbe riecheggiare tra i sottoboschi della Sassonia molto più a lungo.

Non è stata solo la genialata della gomma soft all'anteriore (montata anche da Morbidelli e da Vinales) a consentire a Di Giannantonio di compiere questa mattata, ma il lavoro sempre in progressione svolto col capotecnico Massimo Branchini ha registrato un'impennata nella domenica del Mugello e sembra che da lì voglia spiccare il volo. Si tratta più in generale di un'ottimo venerdì in ufficio per l'intero Team VR46, perché quell'azzardo di montare la morbida davanti ha pagato anche per un Franco Morbidelli che in precedenza non aveva brillato e che invece chiude il venerdì con in cassaforte un sesto tempo ad un decimo da Marc Marquez. Qui scatta l'altro tema: da Alex Marquez secondo a Maverick Vinales undicesimo e primo degli esclusi, ballano solamente tre decimi. In mezzo, oltre a Marc e Franco già citati, un generosissimo Fabio Quartararo (quarto), davanti a Pedro Acosta (protagonista di una scivolata in curva uno), Marco Bezzecchi (vittima di una chiusura d'avantreno all'ultimo rampino nelle fasi inziali delle Prequalifiche), Jack Miller, Pecco Bagnaia (nono) e Brad Binder. A contendersi i due posti della Q1, insieme a Vinales, ci saranno Johann Zarco, le Aprilia Trackhouse di Ogura e Fernandez, le Honda ufficiali di Mir e Marini, un Fermin Aldeguer finito nel ghiaione in due diverse circostanze (alla uno e alla tredici nel time attack), Miguel Oliveira, Alex Rins e Lorenzo Savadori.
Non abbiamo parlato del passo gara perché in quell'ottica sembra esserci un folto gruppo di piloti compatti e appiattiti alle spalle di Marc Marquez, che con qualsiasi configurazione di gomma (è stato l'unico ad insistere sulla media al posteriore dopo essersi levato tutti i dubbi sulla morbida) si trova su un altro pianeta. Se a lui vengono facili i tempi che gli altri registrano con l'acqua alla gola, per Pecco Bagnaia non è stato naturale scegliere tra il telaio in alluminio standard e uno con una cover in carbonio che è stato portato in Germania pensando potesse essere di aiuto su questo angusto nastro d'asfalto. Alla fine il time attack l'ha disputato con la configurazione tradizionale (stessa moto di Assen quindi), senza discostarsi troppo dalla prestazioni che ha lasciato intravedere nel resto della giornata: benino, nel gruppo degli inseguitori di Marc Marquez, ma distante dagli aneliti di riscossa che aveva cacciato due settimane fa nell'aria olandese. Per il resto, pare che il Sachsenring possa regalarci un weekend di pioggia. In questo caso, tutti i discorsi saranno da rifare. O forse non cambierà niente.
