Interviene solo quando serve e con l’autorevolezza di uno che non ha bisogno di farla neanche troppo lunga e, quando invece parla con la stampa per una qualche ragione, trova sempre il modo di regalare almeno un titolo. Funziona sempre così con quelli che conoscono le regole del gioco e, ancora di più, funziona così con Carmelo Ezpeleta. Troppo scaltro e troppo esperto per non sapere quali sono i temi che contano e gli argomenti sempre verdi. E pure i modi geniali per toccarli senza toccarli e, magari, pure dando a vedere che non si ha per nulla voglia di farlo. Sì, il Carmelo Ezpeleta che è intervenuto alla presentazione del GP di Catalunya, a Barcellona, s’è giocato l’ennesima carta da geniaccio, tirando fuori ancora una volta Valentino Rossi e Marc Marquez. Insomma: dimmi che vuoi parlare di loro dicendomi che di loro non vorresti parlare più. E’ esattamente quello che ha fatto, spiegando che, a 10 anni da quel maledetto (o benedetto?) 2015 è ora di superare i vecchi discorsi. E, soprattutto, che è anche ora di smettere di paragonare due leggende, troppo capaci di brillare di luce propria per pensare davvero, nonostante la rivalità, di potersi mai davvero fare ombra.

"Non mi piace fare paragoni- ha detto - Valentino ha vinto molti titoli, alcuni con ampio margine e altri nelle ultime gare, ma sono entrambi grandi campioni. Non ho intenzione di alimentare le polemiche tra loro”. Non ne ha intenzione, ma intanto è tornato a parlarne, sapendo benissimo che c’è un decennale da non far passare inosservato facendo finta, però, che sia acqua passata. Tanto che Epzeleta, subito dopo, sembra voler tirare le orecchie agli appassionati. Non perché restano divisi tra Valentiniani e Marqueziani, ma perché non sanno quello che vogliono.
“Fino a qualche anno fa – ha aggiunto - la gente diceva che mancava un eroe; ora ne abbiamo uno, un pilota che vince ogni gara. Ma adesso si lamentano che diventerà campione molto presto. Non penso che sia un male, Marc sta facendo una stagione straordinaria. Non ci sorprende che possa diventare campione così presto: per come è andata la stagione era già chiaro che sarebbe successo presto. Ma tutto può succedere ancora. Metterei comunque Marc tra i migliori atleti della storia: ho seguito l'evoluzione dei suoi infortuni, ho visto cosa diceva lui e cosa dicevano i dottori e non ho mai pensato che non ce l’avrebbe fatta. Ho avuto ragione, perché ne è uscito benissimo, decidendo anche di chiudere un contratto che gli fruttava molti soldi per andare in un'altra squadra e con un'altra moto, dimostrando che aveva preso una decisione molto chiara. Questo significa che sapeva di potercela fare”.

Lo sapeva, ma forse che sarebbe riuscito a farcela così, praticamente senza avversari, ha sorpreso anche lo stesso Marc. Con Ezpeleta che non sembra preoccupato di un nuovo dominio anche per il prossimo futuro. “Non saremo noi a mettere un freno, proprio no – ha tuonato - e non fa niente se il mondiale si deciderà presto. Ricordo che Agostini non è mai venuto, ad esempio, a Montjuïc, perché si era già laureato campione del mondo poche gare prima. L'unico modo per porre fine al dominio di Marquez è che arrivi qualcuno che possa batterlo e abbia gli strumenti per farlo . Non fermeremo un pilota che sta vincendo . Facciamo già concessioni alle squadre e è palese, ad esempio, che Aprilia ha fatto un grande passo avanti. Il regolamento del 2027, in cui tutti ripartiranno da zero, cambierà lo scenario. E vedremo”.
Ciò che invece non cambierà, invece, sarà la presenza del Montmelò nel calendario della MotoGP, con Ezpeleta che, però, ammette che ci saranno delle scelte anche dolorose da fare per consentire un programma che tocchi il maggior numero di nazioni possibile. “C’è molta richiesta – ha concluso – in questo momento sono almeno sei i Paesi che vorrebbero esserci. Dobbiamo guardare non solo alla location, ma anche al tipo di organizzazione che offrono, al tipo di circuito e al suo disegno. Non siamo favorevoli alla rotazione dei GP, ma neanche la escludiamo. Organizzeremo 22 GP e li faremo nei luoghi più interessanti per la globalizzazione del campionato. Però non riesco a immaginare un calendario senza questo Gran Premio qui a Barcellona. Il Motomondiale e la F1 non sarebbero possibili senza molte cose, e soprattutto senza molte persone: se c'è un esempio di collaborazione pubblico-privato, è questo. Il GP di Catalogna è stato un punto di riferimento nel campionato del mondo negli ultimi anni".
