KTM ha rischiato di scomparire, ma il motorsport non è negoziabile. Lo ha chiaramente detto, in una intervista a Speedweek, Gottfried Neumeister, che ha preso in mano l’ormai ex colosso industriale austriaco nel gennaio 2025, quando era nel pieno della più complessa ristrutturazione della sua storia dopo una crisi dovuta – inutile negarlo – all’ecofollia di inseguire l’elettrico. Con i conti progressivamente stabilizzati grazie al sostegno di Bajaj e con un orizzonte industriale tornato leggibile, in molti ci siamo chiesti se Mattighofen avrebbe ridimensionato il racing. La risposta è arrivata prima nei fatti che nelle parole: motore 850 svelato in anticipo, RC16 2027 già in pista, e una presenza in MotoGP che guarda oltre il 2026 anche senza contratti firmati.
“Credo fermamente che le attività motoristiche, sia in pista che fuori, siano essenziali per KTM – ha detto il grande capo - Personalmente, credo che questo valga anche per la MotoGP. Non esiste piattaforma migliore per affermarsi sul mercato. Noi non costruiamo motociclette solo per arrivare da A a B. Quando penso a KTM e al motorsport, penso a qualcosa di indissolubilmente legato”. Le corse, quindi, vengono prima dello stesso Pedro Acosta e, anzi, l’impressione è che KTM potrebbe essere anche disposta a perdere il suo pupillo in cambio di un futuro più stabile e meno pressante sul piano dei risultati. C’è un progetto e, come accaduto per Honda e come sta accadendo per Yamaha, un campione che vuole vincere tutto e subito potrebbe essere più un limite che una prospettiva.
“Per me, il motorsport – ha infatti aggiunto Neumeister - è più importante per il marchio KTM che probabilmente per qualsiasi altro produttore al mondo. Per noi non è semplice partecipazione: è una promessa a lungo termine ai nostri clienti e dobbiamo rinnovarla ogni fine settimana. Non si tratta solo di esserci, ma di lottare con convinzione per ogni decimo di secondo con i migliori”. Dentro questa visione, vista lastoria di KTM, non c’è quindi solo la MotoGP, ma anche tutto l’universo off-road, rivendicato come patrimonio fondativo: “Le corse fuoristrada sono una parte cruciale del DNA di KTM. Molte discipline non si sarebbero sviluppate senza il nostro coinvolgimento”. Dakar, MXGP, Erzberg: mondi diversi, stesso peso specifico. E anche un valore simbolico che va oltre i risultati: “Quando una KTM vince in uno stadio Supercross gremito e un pezzo d’Austria fa la storia negli Stati Uniti, è molto più di una gioia sportiva”.
Suona – a voler essere un po’ maliziosi –anche da messaggio per Pedro Acosta e per quei piloti che, giustamente, vogliono sposare la moto (se sarà competitiva) e non certo il marchio. Scelta –quella di legarsi al marchio – che invece sembra aver fatto Maverick Vinales: “ho mancato tante occasioni e corso con tante moto, ma sento che KTM è la mia vera casa”. In questo quadro, il regalo natalizio che l’azienda ha fatto allo spagnolo è un segnale significativo. Una KTM 990 RC R fiammante, nera, con il numero 12 sul frontale, finita direttamente nel garage del pilota Tech3. Un oggetto desiderabile, certo, ma anche un modo per sottolineare quanto KTM sta apprezzando il lavoro che Vinales s’è messo a portare avanti con Jorge Lorenzo.