Marc Márquez non ha mai nascosto di essere un predestinato. Ora che il suo lungo cammino da Honda HRC si è compiuto e che si appresta a iniziare una nuova stagione con la Ducati rossa, c’è chi torna a parlare della sua più grande ossessione: il decimo titolo mondiale. Tra questi Rubén Xaus, ex pilota MotoGP e attento osservatore delle dinamiche del paddock, che non ha dubbi: “Il decimo titolo è la motivazione di Márquez da quando è cominciata la sua rivalità con Rossi”. Lo ha fatto ospite di Jorge Lorenzo, nel podcast Dura La Vita, ormai un appuntamento fisso per gli appassionati spagnoli.
Ad ogni modo: Valentino Rossi è stato per molti il simbolo di un’era e Márquez il suo ultimo, enorme nemico. Ma, mentre Rossi ha chiuso la sua carriera con nove titoli mondiale, Márquez punta a fare il grande salto: arrivare in doppia cifra, come primo pilota dell’era moderna a riuscirci. Xaus è chiaro su questo punto: “Ogni pilota ha la propria storia, ma Marc ha sempre avuto questo obiettivo nella sua mente. Non è solo una questione di numeri, è una questione di lasciare un segno indelebile”.
Márquez non ha bisogno di dimostrare nulla a nessuno. Con otto titoli mondiali alle spalle è già uno dei migliori piloti della storia, ma l’ossessione per la gloria assoluta lo spinge a rischiare tutto. Le stagioni difficili con Honda non lo hanno fermato; anzi, hanno rafforzato la sua determinazione. “Marc ha un carattere unico”, spiega Xaus. “Non si accontenta. Se avesse voluto, sarebbe rimasto in Honda cercando una situazione più stabile. Invece ha scelto di mettersi alla prova con Ducati Gresini, perché sa che il decimo titolo è ancora alla sua portata”.
Il decimo mondiale non è solo un obiettivo personale, ma anche un messaggio al mondo delle corse: Márquez vuole essere ricordato come il pilota che ha ridefinito gli standard di eccellenza. “La rivalità con Rossi è stata una delle più intense che abbiamo visto nello sport, e il decimo titolo lo consacrerebbe come il migliore della sua epoca, se non di tutti i tempi”, aggiunge Xaus. Magari la gente amerà più Valentino, magari no. I numeri, ad ogni modo, hanno sempre qualcosa da dire.
Ma la MotoGP non è solo Márquez. Rubén Xaus dedica anche alcune riflessioni a due dei piloti più discussi del momento: Pedro Acosta e Jorge Martín. Sul primo, Xaus è categorico: “Non puoi mettere la parola ‘delusione’ in questa situazione di Pedro Acosta. Delusione in un pilota di 20 anni che lotta con i migliori piloti del mondo? Non scherziamo”. Acosta ha già dimostrato di avere talento da vendere e una maturità che va oltre gli anni. Xaus evidenzia che il suo percorso in KTM, pur con le difficoltà iniziali, è solo all’inizio: “Acosta è uno che si costruisce da solo, non aspetta che le cose gli vengano servite su un piatto d’argento. Questo è il suo più grande punto di forza”.
Per quanto riguarda il nuovo campione del mondo, Xaus è piuttosto categorico: il cambio di moto e il passaggio ad Aprilia rappresentano una sfida diversa. “Il problema è quando ti prendi un mese e mezzo di vacanza, smetti di salire in moto… Quando torni ai test di febbraio, il tuo fisico è diverso, ti sei rinfrescato, arrivi con una fame diversa”, è il punto di vista di Xaus. Se c’è uno che può riuscirci, comunque, è proprio, Martín, che ha mostrato più volte di avere la cifra giusta per affrontare queste sfide.
Prima di andarsene, Xaus torna ancora una volta sul nodo centrale della questione: “Ogni pilota ha un suo obiettivo, ma alla fine quello che conta per tutti è lasciare un’eredità, essere ricordati. E Marquez, con il suo decimo titolo nel mirino, è l’esempio perfetto di questa mentalità”. Certo, di mezzo ci sono gli altri. A partire da un Pecco Bagnaia che farà l’impossibile per fermarlo.