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Sì, Cronache di Spogliatoio ha dato paga alle pay tv e la Carabao Cup la vediamo con loro. Corazzi: “Vogliamo giornalismo di qualità, verificato e credibile”

  • di Andrea Spadoni Andrea Spadoni

15 marzo 2025

Sì, Cronache di Spogliatoio ha dato paga alle pay tv e la Carabao Cup la vediamo con loro. Corazzi: “Vogliamo giornalismo di qualità, verificato e credibile”
La finale di Carabao Cup è su Cronache di Spogliatoio: l’evento è in programma in diretta domenica 16 marzo sul canale YouTube, al commento tecnico debutta mister Luca Gotti. Ne abbiamo parlato con Emanuele Corazzi: “Vogliamo offrire contenuti sempre migliori, scegliendo competizioni brevi come Mondiali per Club, Copa del Rey, Supercoppa di Spagna e la Coppa di Lega inglese”

di Andrea Spadoni Andrea Spadoni

Hanno battuto tutte le tv, comprese Dazn e Sky, e non è la prima volta che accade. La finale di Carabao Cup (Coppa di Lega inglese) sarà trasmessa in esclusiva sul canale YouTube di Cronache di Spogliatoio. L’evento è fissato sul calendario domani, domenica 16 marzo 2025, alle 17.30. Ovviamente la fruizione sarà gratuita. In campo, nello scenario unico di Wembley, scenderanno il Liverpool contro il Newcastle.

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Una rivoluzione per il calcio anche in Italia che, grazie alla media company fondata nel 2019 da due giovani, Giulio Incagli e Stefano Bagnasco, sta superando gli schemi tradizionali, affacciandosi sempre di più a una proposta giornalistica che comunica attraverso le piattaforme digitali e i linguaggi maggiormente richiesti e alla portata delle nuove generazioni. Cronache di Spogliatoio aveva iniziato questo percorso due anni fa, trasmettendo in esclusiva il Mondiale per Club Fifa 2023, poi la Copa del Rey e la Supercoppa di Spagna e quindi si arriva alla Carabao Cup.

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YouTube come canale di trasmissione, dove vanno in onda in diretta (anche su Twitch e Tik Tok), da due stagioni, anche i principali format in live proposti dalla testata: Fontana di Trevi, Taconazo e l’Ascia o raddoppia ed altri. Un’evoluzione costante di un progetto nato sui social network che oggi conta più di 9 miliardi di interazioni annue, superiori ai principali canali televisivi nazionali tradizionali e piattaforme in abbonamento. La matrice, fin dal primo giorno, come hanno sempre sostenuto i giovani fondatori, è il giornalismo: “portare un giornalismo credibile prima sui social network e oggi allargandosi a tutti gli strumenti che la rete mette a disposizione”.

Una linea editoriale che nel tempo ha portato dentro il progetto il giornalista Emanuele Corazzi, direttore della testata e altri professionisti già noti su altri spazi: Riccado Trevisani, Giuseppe Pastore, Fernando Siani, Fabrizio Biasin, Samuele Ragusa, Stefano Borghi, personaggi del calcio come il direttore sportivo Walter Sabatini, l’ex calciatore e opinionista Federico Balzaretti, senza mai porsi limiti. Un lavoro, sempre a stretto contatto con le società e le strutture del mondo del calcio, per crescere in affidabilità e quindi anche in identità per il pubblico.

Cronache di Spogliatoio non si è evoluta solo nella proposta editoriale ma anche come azienda visto l’ingresso di Gedi (Gruppo editoriale Espresso) nella struttura finanziaria.

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Dove vogliono arrivare? Ne abbiamo parlato con Emanuele Corazzi.

“Faccio un esempio una delle squadre che si contendono la Coppa di Lega inglese in onda sul nostro canale. Vogliamo essere come il Newcastle, società che giocava per la salvezza in Premier League mentre ora arriva per la seconda volta a Wembley oltre a stare nelle zone alte della classifica in campionato, in zona Champions League. La differenza tra noi e loro è che non abbiamo il fondo Pif alle spalle, ma la filosofia è quella di raggiungere un obiettivo alla volta, passo dopo passo”.


Un’altra novità è il debutto al commento tecnico di mister Luca Gotti a fianco di Marco Cattaneo.

“Gotti è un professionista di grandissimo spessore che ha fatto anche il secondo di Sarri al Chelsea, per questo conosce molto bene il calcio inglese. Gli avevo già chiesto di commentare un’altra partita ma non poteva. Ora è pronto. Lo stesso è valso per Marco Cattaneo quando iniziammo il percorso degli eventi live. Gli chiesi se avesse voglia di rimettersi le scarpette e scendere in campo e lui, con grande impegno, si è preparato per fornire la migliore performance possibile”.
 

Portare un evento sportivo internazionale in diretta su Youtube per voi non è la prima volta, ma in Italia ha il sapore della rivoluzione. O che qualcosa sta cambiando…

“Il core business della nostra media company non è fornire eventi sportivi in diretta, sono obiettivi che step by step ci poniamo per offrire contenuti sempre migliori, scegliendo competizioni brevi come Mondiali per Club, Copa del Rey, Supercoppa di Spagna e la Coppa di Lega inglese. Oggi le piattaforme digitali attraggono una vasta festa di pubblico, sono uno strumento in più. C’è maggiore interazione con chi segue. La differenza è appunto questa: l’obiettivo è creare una community, non solo contare la quantità numerica del pubblico”.

Mi spieghi meglio.

“La community è formata da persone che sono sempre in contatto con noi, che interagiscono con i nostri contenuti. È una forma di condivisione, non di rapporto verticale broadcaster pubblico. Sarebbe inutile avere un pubblico che non commenta e non esprime opinioni”.

 

Vero, questa è la forza di internet, dove però a fare da contro altare c’è, in alcuni casi, un modo di approcciarsi al calcio e alla divulgazione del calcio, superficiale in cui informazione e intrattenimento si sovrappongono. Spesso si leggono o si ascoltano dichiarazioni che sembrano studiate solo per avere interazioni…

“Su internet c’è posto per tutto ed è giusto così. Sta al pubblico decidere cosa e chi seguire. E si può fare anche velocemente perché l’offerta è vasta e varia. Il mio personale pensiero è che quando si decide di fare informazione sarebbe sempre meglio arrivare da una scuola. Quando ho iniziato io non c’erano tutti questi strumenti digitali per fare il giornalista e le opzioni erano due: iniziavi a scrivere su un giornale o collaboravi con una televisione. In entrambi i casi entravi in un gruppo di lavoro, in redazioni, dove incontravi maestri che ti insegnavano tutto, poi stava a te crescere con la tua personalità. Nel mio caso i riferimenti sono quelli di Massimo Corcione e Marco Foroni. Ora gli influencer, nonostante molti di loro siano bravi e intraprendenti, fanno tutto da soli. Capisco che sono linguaggi diversi e che il mio sia un pensiero novecentesco, ma questo è ciò che vuole proporre anche Cronache di Spogliatoio: giornalismo di qualità, verificato e credibile”.

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