Che noia la Coppa Italia. Banale. Scontata. Senza emozioni e spettacolo. Utile solo per i palinsesti delle prime serate televisive. Atalanta-Cesena 6-1, Milan-Sassuolo 6-1, Juventus-Cagliari 4-0, Bologna-Monza 4-0, Roma-Sampdoria 4-1. Il secondo trofeo nazionale ha regalato facili, e prevedibili, goleade alle formazioni più forti, ulteriormente favorite dalla formula del torneo. Uniche eccezioni: Lazio-Napoli 3-1 (la sfida più interessante, “colpa” dei partenopei, solo decimi lo scorso campionato) e Fiorentina-Empoli 5-6 dopo i calci di rigore (2-2 al termine dei tempi regolamentari).
Mentre all’Inter, dopo l’abbuffata dell’Olimpico (6-0 alla Lazio in campionato), sono bastati i primi 45 minuti per chiudere agevolmente la pratica Udinese (2-0). Il pubblico, allo stadio e davanti alla tv, si è davvero divertito? Senza scomodare i padri fondatori del calcio (Annibale Frossi: “0-0 è il risultato perfetto”), match così scontati e decisi in fretta tolgono ogni interesse alle sfide, non regalano brividi, entusiasmo. Troppo netto il divario. Che non è solo tecnico, ma anche di profondità della rosa a disposizione delle squadre. Già non è semplice mettere assieme 25 giocatori di livello discreto in serie A, figuriamoci quando l’avversario gioca fra i cadetti. Più divertente la partitella di allenamento tra titolari e riserve.
Guardate i dati di ascolto di Juve-Cagliari, trasmessa in prima serata da Canale 5, che ha avuto in totale 3.522.000 spettatori con il 17,2% di share. Più combattuto in campo (Vlahovic ha segnato al 44’) e visto in tv (3.806.000, 17,7%) il primo tempo. Mentre la ripresa, messa in discesa dal gol di Koopmeiners al 53’, ha perso oltre mezzo milioni di appassionati (3.246.000, 16,7%), che non avranno visto le prodezze di Conceicao e Nico Gonzales.
I diritti televisivi hanno orientato, ormai da diversi anni, la scelta del format della Coppa Italia. Le prime otto classificate del massimo campionato evitano i turni preliminari e saltano direttamente agli ottavi di finale, in un tabellone tennistico dove, semifinali escluse, le “teste di serie” giocano sempre in casa. Facile prevedere che, salvo rarissime e fastidiose eccezioni, le stesse squadre si affronteranno nei quarti e garantiranno “grandi ascolti” in prima serata. Non a caso Rai e Mediaset, che ha prevalso negli ultimi anni e fino alla stagione 26/27, si contendono la messa in onda delle partite.
Diversa la via inglese, dove il corrispettivo della nostra coppa nazionale è la FA Cup, la competizione ad eliminazione diretta più antica del mondo, che a partire dai turni di qualificazione coinvolge oltre 700 squadre (da noi 44). I club di Premier e Championship (le nostre serie A e B) sono esentati fino al terzo turno. Poi tutti dentro, decide solo il sorteggio, senza teste di serie. Qui, le sorprese non mancano. Come interesse, passione, prestigio. E, naturalmente, carissimi diritti tv. Ma se la formula della FA Cup è di fatto immutata da un secolo e mezzo, l’attuale Coppa Italia segna il passo se a livello di ottavi di finale si assistono a partite senza storia, che regalano - è vero - ottimi dati d’ascolto ma anche molti sbadigli.