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Signori, se nessuno rompe il ritmo a Jorge Martín, questa MotoGP rischia di diventare un soliloquio

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

24 marzo 2024

Signori, se nessuno rompe il ritmo a Jorge Martín, questa MotoGP rischia di diventare un soliloquio
Volendo a tutti i costi scovare un difetto nella domenica da Re di Jorge Martín a Portimao, viene a galla solo una leggerezza comunicativa: "Se nei primi giri sono tranquillo in testa so che la moto funzionerà alla grande per tutta la gara, se invece all'inizio sono costretto a spingere le gomme lavorano male". Disturbare il madrileno e rompergli il ritmo in partenza sembra essere l'unica arma in dote a suoi avversari per provare a battere un pilota che è già in fuga nel Mondiale e non ha alcuna intenzione di fermarsi

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

È difficile analizzare con chissà quale profondità di intenti la domenica di un pilota che si mette in testa dalla prima curva e ci resta sino alla bandiera a scacchi, nella pista in cui il milgior risultato fino ad oggi era stato un settimo posto. Ancor più complicato se si considera che per venticinque giri i suoi tempi sono stati di un livello raffinatissimo, come recita il foglio dei cronologici sotto al nome di Jorge Martín: il delta tra il migliore e il peggiore passaggio dello spagnolo è di tre decimi. Un conto - pensi - se avesse corso la gara in solitaria, senza minacce o pressioni a soffiargli sul collo, a rendergli più facile l'errore. Invece Jorge ha gareggiato con due mastini come Vinales e Bastianini sempre alle calcagna. Non ha mai offerto loro una speranza, una sbavatura, un pretesto per attaccare. Cosa vorresti dire a Jorge Martín? Che difetti puoi trovare nel pilota che fin qui non è mai sceso dal podio e dalla prima fila, che per la prima volta in carriera comanda il mondiale della MotoGP (con già 18 punti di vantaggio su Brad Binder, secondo) e ciononostante, fino a ieri, era perpetuamente insoddisfatto? Forse proprio il broncio che in questo avvio di 2024 ha tenuto stampato in viso è sintomatico della sua fame. Di quanta voglia abbia di vincere, di quanto gli piaccia dominare e sentirsi imprendibile. Non è un caso che oggi, nel momento in cui tutti questi bisogni sono stati pienamenti soddisfatti, il viso di Jorge Martín si sia disteso. 

Allora, se sei un avversario di Jorge ma anche se sei un semplice appassionato di MotoGP, cominci a preoccuparti. A pensare che questo Martín, se prende l'abbrivio, poi diventa inarrestabile. A domandarti quale possa essere una strategia tale da evitare che Jorge conquisti, come oggi, la scena delle 18 restanti puntate della MotoGP 2024 (ci sono tutti i presupposti, le capacità e il talento affinché ci riesca), una serie che in questo modo - alla lunga - diventerebbe noiosa. Lo spunto viene recapitato proprio dal diretto interessato, quando ai microfoni di Sky dice "se riesco a fare i primi tre o quattro giri tranquillamente in testa, poi sono certo di poter fare i restanti con un gran passo; se invece nei primi giri sono costretto a spingere, la gomma si consuma nel modo sbagliato". L'unica imperfezione della domenica portoghese di Jorge Martín forse risiede proprio qui, in una leggerezza comunicativa. Perché, dopo aver ascoltato queste parole, viene piuttosto facile tirare somme, conseguenze e conclusioni: per rendere la vita più difficile a Jorge Martín, in sostanza, bisogna disturbarlo e rompergli il ritmo nei pirmi giri. È un qualcosa che sicuramente gran parte dello schieramento della MotoGP avrà pensato. Trasporre la tattica dalla carta all'asfalto, poi, è tutta un'altra musica.  

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Jorge Martin festeggia la vittoria - Portimao 2024

"Abbiamo fatto un bel lavoro, sono contentissimo. Non sono mai stato davvero soddisfatto fin qui - ha confessato poi Jorge al microfono Sky di Sandro Donato Grosso - invece oggi lo sono perché vincere alla domenica era veramente ciò che ci mancava. Penso che la chiave sia stata l'inizio di gara, lo abbiamo visto anche con Pecco a Lusail...mettersi davanti sin dal primo giro ti consente di gestire meglio la gomma per il resto della gara. Non è stato facile perché lì Maverick ed Enea venivano su forte, ma sono riuscito a gestire il mio ritmo in maniera crescente ad ogni giro e alla fine penso di aver fatto un bel progresso rispetto all'anno scorso. Se ho cambiato qualcosa sulla moto? In realtà a parte piccolissime modifiche la mia Ducati era la stessa di ieri, che poi era uguale anche quella con cui ho corso in Qatar. Alla fine con la GP24, anche se non è ancora il massimo della stabilità, vado forte. Abbiamo una buona base, dobbiamo solo migliorarla per il sabato, ma per la domenica ci siamo. Che sensazione si prova ad essere in testa al mondiale? Niente male, anche perché non è per niente facile prendere il comando della MotoGP di questi tempi, quindi mi godrò queste due settimane prima di Austin, anche se in realtà non ci penso perché manca tantissimo alla fine. Non penso nemmeno gara per gara, penso giorno per giorno. Vedremo quello che arriva".

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