Jannik Sinner non è più il re del tennis, almeno per il momento. Dopo la sconfitta contro Carlos Alcaraz in finale allo Us Open, si deve accontentare di essere il numero 2. Sopravanzato lo spagnolo il 10 giugno 2024, ora è costretto a lasciargli il posto. Per quanto? Si vedrà. E si dovrà vedere anche come reagirà l’altoatesino a una nuova bruciante sconfitta contro quello che è praticamente il suo unico rivale, ma un rivale che lo mette sotto più volte di quante non venga sconfitto, esattamente il doppio delle volte in carriera, con un trend che anche con Sinner numero uno non si è sostanzialmente invertito. Ora Jannik studia le contromosse tattiche per contrastare un avversario che quando è concentrato è apparso quasi ingiocabile, ma quanto peserà dal punto di vista psicologico questa situazione? Ce ne parla lo psicologo Matteo Merigo.

Lo psicologo Matteo Merigo: "Lasciarsi logorare dal tarlo o..."
Dopo 65 settimane da numero uno al mondo, Sinner ha perso il trono. Nella sfida con Alcaraz è arrivata un'altra sconfitta. Il bilancio? 10 a 5 per lo spagnolo. Un dato che non è solo statistico, ma psicologico. Diventa un tarlo. Purtroppo ha perso, cosa che non avremmo voluto, e non è solo una sconfitta in campo. È una ferita nell'identità. Perché quando resti in cima così a lungo, in quella posizione, non è più solo un numero. Diventa parte di te. E si è visto qualcosa di insolito. Parole al suo team, gesti di stizza, quasi rassegnazione, segnali rari per lui che di solito è glaciale. Eppure questi momenti, se li sai leggere, sono la prova che la pressione psicologica sta entrando in scena. La mente di un campione è sempre sospesa tra due possibilità. Lasciarsi logorare dal tarlo, oppure trasformarlo in sfida, in una nuova motivazione. È la differenza tra restare prigionieri del passato e usarlo come trampolino. La vera partita di Sinner adesso non è contro Alcaraz, è contro sé stesso. E ci auguriamo che la vinca alla grande.
