Adrien Rabiot e Jonathan Rowe, compagni di squadra al Marsiglia fino a poche settimane fa, sono stati protagonisti di un acceso scontro fisico negli spogliatoi, nato al termine di una partita tesa. L’episodio ha sollevato interrogativi sul controllo delle emozioni negli ambienti sportivi di alto livello, dove la pressione, la fatica e la competizione possono trasformarsi in miccia pronta a esplodere. Le conseguenze immediate sono state durissime per entrambi: venduti nella sessione estiva, Rabiot è approdato al Milan, mentre Rowe è andato al Bologna. Altre coppie dello sport, invece, sono estranee a questa dinamica: tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz i rapporti sono amichevoli. Eppure i due sono indiscutibilmente i più forti, capaci di stimolarsi l’uno con l’altro. Ma come va inquadrata questa situazione dal punto di vista psicologico? Lo spiega il Dott. Merigo.

“Qualche settimana fa Adrien Rabiot e Rowan hanno fatto parlare di più per quello che è successo nello spogliatore che sul campo, dove De Zerbi l'ha definita una scena da pub inglese. Botte e urla a un compagno che sviene, insomma, non proprio un clima edificante. E adesso si ritrovano avversari, uno a Milan e l'altro a Bologna. E qui diventa interessante da un punto di vista psicologico. Però la rabbia non è sempre qualcosa di negativo, se tu la canalizzi la puoi trasformare in energia e allora in quel momento riesci a dimostrare quello che sei, evitando che la rabbia ti logori. Ma questo discorso non vale solo per i calciatori, vale per tutti noi, ex amici, persone che ci hanno fatto arrabbiare, ex colleghi. La scelta è sempre la stessa, restare prigionieri del rancore oppure trasformarli in energia e andare avanti. Quando trasformi un ex compagno in un nemico, rischi due cose. La prima è che giochi soltanto per battere lui e magari ti dimentichi della squadra. La seconda è che rancore ti può logorare più dell'avversario stesso”.
