Sarà un giorno speciale domani, domenica 28 ottobre a Melbourne. Lo sarà per il tennis italiano, perché per la prima volta avremo un giocatore a rappresentarci in finale agli Australian Open, ma anche per il tennis mondiale, dal momento che dopo 19 anni (Hewitt-Safin del 2005), a giocarsi il primo slam della stagione non ci sarà nessuno dei big3, Federer, Nadal e Djokovic. Il colpevole, oltre all’inesorabile padre tempo, che ha fatto ritirare il primo e ha costretto al forfait il secondo, è, come sappiamo bene, Jannik Sinner, autore dell’impresa del torneo, eliminare Novak Djokovic sul suo campo preferito.
Dopo la vittoria di ieri, Sinner ha detto una cosa interessante, parlando, riferendosi alla finale, di “partita nuova, che non ho mai avuto l’occasione di giocare”, ed effettivamente, quella di domani sarà la prima volta in cui l’italiano giocherà l’atto conclusivo di uno slam. Se la prestazione di ieri può farci dormire sonni tranquilli, è anche vero, che giocare da sfavorito contro il giocatore più vincente della storia, è molto più facile, mentalmente, che giocare da favorito la prima finale slam della vita, contro un avversario battuto tre volte negli ultimi tre incontri disputati.
Dall’altra parte del campo, infatti, ci sarà Daniil Medvedev, sopravvissuto a una semifinale in cui sembrava pronto ad alzare bandiera bianca, di fronte a un Alexander Zverev decisamente migliore in tutti gli aspetti del gioco e (apparentemente) pronto nel prendersi la seconda finale slam della carriera. Come accade spesso nelle sfide tra i due però, a un certo punto, non si sa bene quando, il russo è riuscito a entrare nella mente del tedesco, innescando dei dubbi totalmente irrazionali per quello che stava succedendo e mostrando ancora una volta, come il tennis sia uno sport in cui le partite si vincono prima di tutto con la testa, e poi con tutto il resto. Così Medvedev, esausto già a inizio partita, ha semplificato al massimo il suo tennis, abbreviando gli scambi il più possibile con le palle corte (usate sia come colpo definitivo, che come un modo per richiamare Zverev a rete, territorio ostile per lui) e concentrandosi quasi esclusivamente sui suoi turni di battuta, perché ben consapevole di non avere le energie sufficienti per andare a giocarsi anche i turni di servizio dell’avversario, tentando così il tutto per tutto nei tie-break. Strategia, per quanto banale, che si è rivelata efficace, Medvedev ha vinto il terzo e il quarto set con due tie-break, e poi, con l’inerzia dalla sua parte e la forza delle energie nervose, si è preso il quinto set di prepotenza, lasciando le briciole a uno Zverev che stava ancora pensando alle occasioni perse e mentalmente era già sotto la doccia.
Non è stata la prima volta nel torneo in cui il russo ha dovuto rimontare due set, lo aveva già fatto anche contro Ruusuvuori al secondo turno, oltre ai cinque set contro Hurkacz e i quattro contro Borges e Atmane; insomma, il tema principale della partita sarà capire le condizioni fisiche di Medvedev, quanto queste maratone influiranno sulla sua tattica di gioco e come Sinner imposterà la sua partita sapendo delle fatiche del suo avversario.
Negli scontri diretti tra i due, che ricordiamo sono 6-3 in favore del russo, il principale problema di Sinner è sempre stato quello di non riuscire a sfondare con i suoi colpi da fondo campo, la capacità di Medvedev di diventare un muro di gomma, allungare gli scambi, costringendo l’avversario a forzare e quindi sbagliare, è una caratteristica che all’italiano è sempre rimasta indigesta; nelle ultime tre vittorie consecutive di Sinner infatti, è chiaro come siano stati i miglioramenti nel tenere lo scambio a un ritmo alto, senza cadere nella forzatura a fare la differenza, oltre a un uso intelligente del servizio e delle discese a rete, che gli permettevano di tenere molti punti sotto i 9 se non addirittura i 5 colpi. Ebbene, viste le sue condizioni, Medvedev dovrà chiedersi se sarà in grado di sostenere scambi lunghi, entrare nelle pieghe della partita, rendendola appiccicosa, asfissiante per l’avversario, ma anche per sé stesso, o se invece la soluzione sarà il tennis minimale, fatto di servizio e dritto, e al massimo qualche palla corta, usato con Zverev.
In questa chiave tattica si giocherà la partita, Medvedev ha dimostrato, come sanno fare solo i campioni, di poter trovare sempre un modo per vincere, qualsiasi sia la situazione e il suo livello di gioco, dall’altra parte però Sinner si è dimostrato maturo abbastanza per poter rispondere a tutti i problemi tattici diversi, che sicuramente gli verranno proposti. Sinner dovrà essere bravo a controllare la propria mente, che visto il territorio inesplorato, potrebbe fargli brutti scherzi, è vero che anche da questo punto di vista ha fatto dei miglioramenti enormi, ma non si sa come possa reagire a una situazione completamente nuova, in cui non solo si trova in una finale slam, ma la giocherà anche da favorito. Se riuscirà a controllare questa parte intangibile che nel tennis è sempre presente, rendendo la finale una partita “normale”, allora sì dipenderà principalmente da lui, ricordandoci sempre che quello che succederà domani non cambierà di una virgola il presente e le prospettive future di questo ragazzo. Sinner può vincere, non deve vincere, il processo è sano ed è appena iniziato, cerchiamo di godercelo senza farci troppe domande.