Adesso l’avversario conta fino a un certo punto. Sarà Daniil Medvedev a sfidare Jannik Sinner nella sua prima finale di uno Slam in carriera, quella degli Australian Open in programma a Melbourne quando in Italia sarà la mattinata di domenica. Una giornata di festa da santificare alla visione dell’altoatesino, quinto italiano di sempre a raggiungere una finale dello Slam – gli altri sono stati De Stefani, Pietrangeli, Panatta e Berrettini – e primo a farlo downunder, peraltro dopo avere dominato in semifinale Novak Djokovic in una partita destinata a rimanere tra gli highlight della sua carriera.
In due mesi e mezzo da numero 1, senza tuttavia (ancora) esserlo nel ranking Atp, Sinner ha strabiliato alle Atp Finals e – non ce ne vogliano i compagni di avventura e il capitano Volandri, ma bisogna fare esercizio di realtà – ha portato all’Italia pressoché da solo una Coppa Davis che mancava da tempo immemore e, considerando che dopo il Master 1000 di Toronto in estate gli mancava solo la vittoria in uno Slam, intanto si è preso la finale nella maniera più roboante possibile. Adesso può zittire tutti. Non “deve”, perché se non sarà domenica sarà un’altra volta, ma “può”, perché oggi di Sinner bisogna avere paura e questa – che lui non pare avere, ma certo le aspettative pesano – potrebbe rivelarsi l’ostacolo più grande nel momento clou.
L’avversario conta fino a un certo punto, si diceva, ma non è un dettaglio, anche perché a Melbourne tra Sinner e l’apoteosi c’è forse l’avversario peggiore possibile, Daniil Medvedev, a caccia del primo successo all’Australian Open dopo le finali perse nel 2021 contro Djokovic e nel 2022 contro Nadal. Già numero 1 del ranking, oggi numero 3, Medvedev è alla sesta finale sul cemento in uno Slam, ma l’unica vinta riporta la data del 12 settembre 2021, agli US Open. L’occasione, dunque, è particolarmente ghiotta, anche e soprattutto considerando quello che si è appena visto alla Laver Arena. Perché Medvedev è l’avversario peggiore? Beh, quanto accaduto venerdì nella semifinale contro Zverev – che aveva eliminato a sua volta Alcaraz – basta e avanza per avere paura. Sostanzialmente dominato nei primi due set, il russo è stato artefice di una rimonta che, psicologicamente, può voler dire tantissimo se proiettata sulla finale: rimasto in vita con due set vinti al tie-break (e nonostante un doppio fallo potenzialmente autodistruttivo in quello del quarto set), Medvedev ha distrutto le resistenze mentali del tedesco e nel quinto ha chiuso con tutta la sua autorevolezza una partita (5-7, 3-6, 7-6, 7-6, 6-3) nella quale, a un certo punto, pareva spacciato. Il momentum, la spinta insomma, c’è tutta, e questo per Sinner non è esattamente il massimo.
I precedenti, dal canto loro, raccontano di sei vittorie per il russo e di tre per l’altoatesino nei nove confronti diretti disputati sinora, ma attenzione: Medvedev aveva ottenuto il successo nei primi sei incontri tra i due, ma gli ultimi tre, tutti nel 2023, li ha vinti Sinner nelle finali di Pechino, Vienna e in semifinale alle Atp Finals, e per questo forse il russo è anche il migliore degli avversari possibili. Ora tra l’azzurro e il Gotha c’è solo l’ex numero 1, ma già prima di conoscere l’identità dell’avversario Sinner ha spiegato che la finale, lui, la giocherà con il sorriso, perché sta benissimo, è conscio della propria forza, ha l’anagrafe e il futuro dalla sua e sa perfettamente che il Medvedev odierno, per quanto caricato a pallettoni da una semifinale del genere, è tutto fuorché ingiocabile. Basterà?