“So dove abiti, vengo a tagliarti la gola”. E’ uno, probabilmente il più agghiacciante, delle migliaia (migliaia davvero) di messaggi arrivati sullo smartphone di una persona molto vicina a Nicolò Bulega e Ducati Aruba dopo l’incidente nella Superpole Race del Round di Jerez del mondiale SBK. L’abbiamo visto con i nostri occhi. Sì, i diretti protagonisti hanno chiuso ogni polemica la sera stessa, poi pure il giorno successivo attraverso i social, ma una larga fetta dei tifosi del turco (e non è giusto neanche chiamarli tifosi) non se la sta affatto facendo finita. E ormai sono passati giorni da quando il pilota della Ducati ha dovuto muoversi con la scorta nel paddock e gli uomini del suo box hanno dovuto barricarsi dentro.

Il pilota della Ducati, con l’estrema riservatezza che ha e quel modo tutto suo di proteggere tutto ciò che è privato, non dice nulla, ma la situazione sta degenerando e sta diventando invivibile. Non tanto, sia inteso, per una effettiva paura, ma per la mole impressionante di incursioni nel quotidiano anche di persone che hanno – o hanno avuto – in qualche modo a che fare con lui. Dire troppo, svelare fonti e pubblicare altri di quei contenuti sarebbe poco rispettoso, ma comincia a esserlo pure tenere l’atteggiamento del “tra poco se la faranno finita”. Perché la verità è che da domenica non c’è tregua e la faccenda assume contorni sempre più inquietanti.

Il paradosso dei paradossi? Persino Kenan Sofuoglu e lo stesso Toprak Razgatlioglu si sono ritrovati riempiti di insulti e minacce dopo i messaggi distensivi pubblicati sui social, nel bel mezzo di qualcosa che, a questo punto, non è più neanche tifo che è degenerato. Ma qualcosa di molto più preoccupante. E che rischia, tra l’altro, di costare carissimo al campione del mondo della Superbike ora che, finalmente, è arrivato a esordire in MotoGP. Come se, in estrema sintesi, arrivasse nell’olimpo anticipato dalla possibilità che al suo seguito (anche se è chiaro che non è ciò che lui vuole) possano riversarsi nel paddock, sulle tribune e i prati del Motomondiale anche personaggi che, a questo punto, non si fa fatica a definire squilibrati. Non è più solo questione di fischi, momenti di tensione alta che comunque rientrano o idiozie da tifosi che si sono legati al dito un qualche sgarro a vita. E quindi no, il paragone che si legge in giro con alcuni ultras di Valentino Rossi o con il 2015 comincia a non entrarci davvero più niente. E, anzi, a essere fuori luogo al punto da far prendere sotto gamba qualcosa che, invece, andrebbe considerato in tutta la sua complessità. E nella sua unicità.
Basta leggere, giusto per rendersene conto, quanti e quali commenti sono comparsi – addirittura sotto al post con la foto del matrimonio – sul profilo di Pecco Bagnaia in queste ultime ore. Eppure l’ex campione del mondo di MotoGP domenica, probabilmente, neanche ha visto quello che stava succedendo a Jerez, trovandosi dall’altra parte del mondo e con un bel po’ dei suoi guai a cui pensare. Quindi figuriamoci se può entrarci niente. La sua colpa? Essere notoriamente molto amico di Nicolò Bulega e aver, ieri, pubblicato una storia in cui si congratulava con Nicolò per l’ottima stagione avuta in questo 2025. Niente di assurdo, insomma. Niente in cui si prendesse posizione rispetto all’incidente della Superpole Race di Jerez e, meno che mai, niente che toccasse minimamente Toprak Razgatlioglu e i suoi meriti.