L’aquila è tornata. Non è un’iperbole, ma una verità forgiata nelle altezze vertiginose di Beaver Creek, dove Sofia Goggia, la predestinata della velocità, è tornata in vetta allo sci con un volo d’acciaio, lasciando il segno indelebile dei suoi artigli sulla leggendaria Birds of Prey. Dopo undici mesi di assenza, l’olimpionica azzurra è rientrata nella Coppa del Mondo con un secondo posto che ha il sapore della resurrezione: “Avrei firmato per questo risultato, anche se quando sei al cancelletto parti sempre per vincere” ha detto Sofia dopo il secondo posto in discesa. E l'indomai è arrivata la vittoria in SuperG.
Rivedere Goggia lì, tra neve, vento e pendii estremi, era già un prodigio. Perché c’era un abisso tra l’idea di smettere e quella di tornare (“per due mesi mi sono detta game over”, ha ammesso Sofia alla Gazzetta). Un abisso colmato con sacrifici immensi e una volontà indomita. La frattura pluri-frammentata di tibia e malleolo destro, seguita da due operazioni e mesi di riabilitazione, non le hanno tolto il desiderio di volare, ma ne hanno temprato l’animo. È lei stessa a sottolineare: “Sono riuscita a sciare all’80-85% del mio potenziale. Ma è un ottimo inizio, anche perché quest’estate ero vicina a mollare tutto”.
La sua prestazione a Beaver Creek è stata al contempo un ritorno e una promessa. In discesa Sofia ha commesso un errore nell’ingresso dello schuss finale, lasciando qualche centesimo prezioso che l’austriaca Cornelia Huetter ha sfruttato per soffiarle la vittoria. Eppure, c'è una grandezza anche nell’imperfezione, soprattutto quando è accompagnata dalla consapevolezza: “So che posso fare di più, ma la serenità che mi ha contraddistinto in questi giorni è la mia vera vittoria”. E l'indomani non ce n'è stato per nessuna: successo con margine.
Sofia Goggia non è sola nel suo volo. Alle sue spalle si erge una squadra italiana compatta e talentuosa. Marta Bassino, settima a tre decimi dal podio in discesa, ha dichiarato: “La Birds of Prey è una pista molto tecnica e ripida, dove bisogna avere coraggio e rispettare i movimenti del terreno. Sono riuscita a farlo”. Federica Brignone, debilitata da un ascesso e dall’antibiotico, ha conquistato un nono posto, dimostrando una determinazione incrollabile e ripresentandosi in SuperG finendo ai margini del podio, immediatamente seguita da Bassino.
La pista di Beaver Creek non è stata solo un banco di prova fisico, ma anche un campo di battaglia emotivo. Per Sofia, il ritorno è stato un percorso di rinascita interiore: “Con l’infortunio - le parole di Goggia alla Gazzetta - mi è arrivata addosso una mazzata colossale. Non è stato certo il primo, ma è come se lo fosse stato da quanto l’ho patito mentalmente. Per la prima volta dentro di me ho sperimentato il gelo e allora ho fatto tabula rasa, sono tornata a essere un foglio bianco da scrivere. In che modo? Da tempo mi seguono psicologi e psichiatre, sono stata la prima atleta italiana a parlarne pubblicamente. Per me è molto importante avere una mente lucida razionale, assieme agli obiettivi giornalieri su cui lavorare. Per non parlare dell’aspetto emotivo: a parità di talento e di lavoro, due ragazze possono rendere ugualmente, quello che scappa come una saponetta e fa la differenza sono le emozioni che hai dentro”. Una differenza che, gara dopo gara, la avvicina al suo obiettivo: non solo competere, ma eccellere.