Sarà che deve salvare un po’ anche se stesso, sarà che ormai gli importa poco di vincere e fa un altro mestiere, ma l’intervista di SpeedWeek a Stefan Bradl lascia un attimino perplessi. Sì, perché il collaudatore tedesco della Honda sembra riferire di una situazione di assoluta normalità, come se non vincere più da anni e essere meno competitivi a ogni stagione sia qualcosa di assolutamente normale per il marchio che ha dominato nelle storia recente delle corse in moto. “La Honda è ancora il costruttore di maggior successo in MotoGP, quindi non perdo le speranze” – dice Bradl prima di spiegare che non teme un addio dell’Ala Dorata alle corse come fatto ormai qualche anno fa da Suzuki.
“In una grande casa come Honda, quando si prende una decisione viene fatto un annuncio adeguato. Quando succederà davvero qualcosa, le cose si muoveranno rapidamente”. Il riferimento di Bradl sembra essere non tanto alla possibilità di un addio, ma all’ipotesi che Honda posa aver deciso di tirare avanti adesso per concentrare già da subito tutti gli sforzi sulla moto del 2027, quando le regole della MotoGP saranno, di fatto, rivoluzionate. “Dal punto di vista dell'azienda – ha proseguito il tedesco - dobbiamo riflettere attentamente su ciò che verrà fatto in questi due anni prima che le carte verranno mescolate nuovamente. Immagino che ci saranno produttori che si concentreranno completamente su questo e che non sia una cattiva strategia. È difficile prevedere se un produttore vorrà fare qualcosa adesso o se dedicherà tutte le sue risorse allo sviluppo per il futuro”.
La consapevolezza è che ci vorrà tempo e che per Honda potrebbe essere impresa impossibile provare a colmare ora il gap tecnico dalle Ducati, visto che poi tra due anni cambierà nuovamente tutto. Di sicuro, conferma il collaudatore, non si sta con le mani in mano, anche se a Misano Joan Mir s’è lamentato di aver visto poche novità rispetto al passato.
E’ ai segnali che bisognerebbe fare caso e secondo Bradl questi segnali ci sono, così come ha più volte detto anche Luca Marini. Ma servirà pazienza, tanta pazienza, prima di capire quanti segnali ci vorranno prima del grande segnale che ogni tifoso di Honda aspetta da anni: tornare sul gradino più alto del podio. “La Ducati ha impiegato 15 anni per vincere un altro titolo piloti dopo Stoner nel 2007 - ha ricordato Bradl, quasi a giustificare la sua azienda e dimenticando che Ducati non è un colosso industriale come Honda - Con Dovizioso ci sono stati segnali poco a poco fino ad arrivare alla svolta. Adesso continuano a crescere, è sempre un processo che non si racchiude in un anno. Ci vorrà ancora del tempo perché la Honda ritorni sulla via del successo”.