Il paradosso della Sprint di Barcellona è che Marc Márquez sembra più arrabbiato del fratello Álex, che invece ha commesso l’errore che gli è costato una vittoria messa praticamente già in tasca. “Meglio averci provato che non averlo fatto – ha detto il più piccolo dei fratelli di Cervera – Succede sempre tutto per una ragione e ho capito il motivo di questa caduta. Anche mentre succedeva me ne sono reso conto, ma pensavo che sarei finito solo un pochino più largo, non che sarei caduto. Mi sono rilassato troppo e ho persola dovuta lucidità”.

La scena al Montmeló s’è ribaltata in un attimo finendo per regalare lo stesso solito finale delle ultime volte: Marc Davanti a tutti. Ma fino a quella caduta c’erano tutti gli ingredienti per vedere un’altra storia, con lo stesso cognome ma un nome differente: Álex in pole, la Desmosedici ufficiale che rosicchia millesimi, la sensazione — raccontata a freddo dallo stesso Álex — di essere "inarrestabile" dopo un weekend in cui la moto gli aveva restituito sicurezza totale. E invece quella sicurezza si è trasformata in una botta di brutale realismo. "È stato un confronto con la realtà - ha detto - quando ti rilassi, perdi la concentrazione. Sono andato un po' troppo lungo, forse la frenata è stata un po' più accentuata". Nel racconto di Álex non c'è né piagnisteo, ma un esame tecnico che suona anche da monito, "c'è sempre una ragione, anche se piccola", e da promessa di chi ha già deciso come risollevarsi: nel warm-up domani mattina "ritroverò la fiducia" e poi in gara "controllerò un po' di più questi limiti per evitare che la fiducia diventi un nemico”.
Marc, che invece s’è ritrovato non a conquistare, ma a incassare la vittoria, non sembra riuscire a godersela fino in fondo: "Questa vittoria ha un sapore agrodolce: oggi potevo vincere solo se Alex sbagliava e è quello che è successo". La frase, detta senza retorica e per una volta anche senza quel solito tono che fa venire dubbi su ciò che pensa davvero, riassume tutto, compreso il lasciar intendere che aveva anche un po’ cercato di mettere in guardia il fratello: “Gli ho detto: 'cercherò di starti dietro, ma so che hai più ritmo'. Alla fine sono felice per la vittoria, triste invece per mio fratello che se la meritava".
Con la rivincita da giocare già domani, ricordando che il parametro ulteriore con cui fare i conti arà quello dell’usura delle gomme: "Puoi fare 5 giri veloci, ma poi gli altri 15 saranno più lenti". È un promemoria per se stesso o per Álex? Di sicuro il vincitore sembra più arrabbiato del vinto. Ma l’insofferenza per la dinamica di questa ennesima vittoria è niente rispetto a quella per la solita domanda sul mondiale da chiudere a Misano. “Voglio solo restare concentrato – ha tagliato corto – anche oggi abbiamo visto che può sempre succedere di tutto. Dobbiamo lavorare e non mi importa quando e dove succederà, ma che succederà se continueremo così”. Esattamente come è successo a Ducati di vincere con un anticipo mostruoso il titolo costruttori proprio grazie ai punti conquistati nella Sprint di Barcellona. “Sono molto felice per questo – ha concluso - continuiamo a lavorare per mantenere il livello e essere il miglior pilota con il miglior team in griglia. Ho la moto migliore e il team migliore per realizzare il mio sogno”.