Certe volte anche i re perdono la corona. E non servono rivoluzioni o guerre mondiali, basta un 19enne indiano con lo sguardo da secchione e i nervi d’acciaio. Si chiama Gukesh Dommaraju, è campione del mondo in carica e domenica, al torneo Norway Chess, ha fatto l’impensabile: ha battuto Magnus Carlsen, il boss attuale degli scacchi moderni. Non ai rigori, non a tempo scaduto. In formato classico, con una precisione da chirurgo e un finale da film. E Magnus? Ha salutato la scacchiera con un pugno sul tavolo e pezzi che vibrano come le sue certezze. Poi via, senza nemmeno passare dalla zona mista. Non è roba che si vede tutti i giorni.

La partita sembrava già scritta: Carlsen aveva il vantaggio, stava spingendo come un panzer norvegese e sembrava pronto a un’altra passeggiata. Ma a dieci secondi a mossa, anche i giganti inciampano. Mossa 52, cavallo in E2. Una svista, un buco nero nella mente di chi raramente sbaglia. Gukesh non perdona: difesa estrema, contropiede secco e tutto ribaltato in un lampo.
Il colpo è storico. Non solo per il tabellone, visto che ora Gukesh è a un punto dai leader, ma per ciò che rappresenta: lo scettro che traballa, il vecchio re che trema. La settimana scorsa Carlsen lo sfotteva citando The Wire: “Se sfidi il re, meglio non sbagliare”. Gukesh non ha sbagliato. E ora è lui a guardarlo dall’alto. Anche se ha ancora l’aria da bravo ragazzo che ti corregge i compiti in classe. Qui è scoppiato un incendio sulla scacchiera, e profuma d’India. Ma vediamo nel dettaglio come è avvenuta la svolta. Non con la forza. Con la pazienza, la lucidità e l’istinto di chi sa aspettare il momento giusto per colpire. Perché Gukesh, va detto, stava perdendo. La posizione era brutta. Carlsen aveva il controllo, l’inerzia e quell’aria da predatore tranquillo che ti fa sentire già spacciato. Ma nei finali a tempo breve, 10 secondi a mossa, anche i mostri possono inciampare. E Carlsen ha inciampato di brutto. Mossa 52: cavallo in e2 con scacco. Un azzardo. Un bluff. Un errore. In gergo tecnico, una “??”. E qui Gukesh ha smesso di sopravvivere e ha iniziato a uccidere. Ha visto la crepa, ha calcolato in un lampo e ha ribaltato la scacchiera con un contropiede da maestro vero. Non solo ha parato il colpo, ma ha invertito la marea. Carlsen, spalle al muro e senza risposte, ha alzato bandiera bianca. Poi il pugno sul tavolo, come se fosse un rage quit da gamer frustrato. Perché perdere così, da campione del mondo decaduto, fa più male di un matto in tre mosse. Gukesh non ha vinto perché ha dominato. Ha vinto perché non ha mai mollato, nemmeno sotto pressione. E alla fine, il re ha sbagliato. E lui era lì, pronto a colpire. Altro che fortuna. Questo è sangue freddo. Questo è scacchi nel 2025.
