Alessio Tucci è stato trasferito. Non è più a Poggioreale, ma in un’altra casa circondariale della Campania, in una struttura ritenuta più idonea a garantirne l’incolumità fisica e a contenere la pressione crescente che grava sul suo nome. Una decisione ufficialmente presa per motivi precauzionali, ma che, inevitabilmente, rischia di alimentare polemiche. Perché stiamo parlando del ventunenne che ha confessato l’omicidio di Martina Carbonaro, la ragazza di 14 anni trovata morta tra i rifiuti del vecchio stadio comunale di Afragola appena una settimana fa. Il provvedimento è stato disposto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria su richiesta dell’avvocato difensore Mario Mangazzo, e con il parere favorevole dei magistrati della Procura di Napoli Nord. L’obiettivo dichiarato: garantire sicurezza e tutela, sia al detenuto che ai suoi familiari. Ed è proprio questo a far rumore. Perché l’idea che a Tucci, accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, venga accordata una forma di protezione speciale mentre il corpo della ragazza è ancora oggetto di indagine autoptica, non può che sollevare reazioni e tensioni nell’opinione pubblica.

A rafforzare la richiesta di spostamento è stato un episodio ben preciso, segnalato dallo stesso avvocato all’Ansa: “I familiari erano stati importunati in occasione della consegna di un borsone con indumenti al loro parente all’esterno della casa circondariale”. Ma già durante l’udienza di convalida era stato il difensore a segnalare criticità legate alla permanenza di Tucci a Poggioreale. “Ha manifestato difficoltà nell’affrontare la quotidianità in carcere”, aveva spiegato il penalista, precisando che, sebbene il giovane non avesse subito aggressioni fisiche, “il clima iniziale non era dei più sereni. Attualmente si trova in un'area protetta e sotto stretta sorveglianza, ma quella struttura non è adatta, considerate le condizioni del detenuto”. Una situazione definita delicata, ma la gravità delle accuse rimane: secondo l’impianto accusatorio, Tucci avrebbe ucciso Martina in un contesto di estrema violenza, lasciandola agonizzante, o già priva di vita, in un ex alloggio fatiscente trasformato in discarica. L’autopsia, prevista per martedì 3 giugno, sarà determinante per chiarire il momento esatto della morte e capire se la versione fornita dall’indagato, secondo cui avrebbe abbandonato la ragazza ancora viva, possa trovare riscontro scientifico o meno.
