Da tempo scrivo del degrado musicale in Italia. Ancor più che in altri Paesi proprio da noi, in Italia, la musica vive uno dei momenti storici di bassezza e pochezza che mai memoria d’uomo può ricordare. Il Paese che diede i natali a grandi Maestri della musica classica, dell’opera, ma anche del bel canto, della musica napoletana, della musica folk, del beat anni Sessanta e del rock progressive degli anni Settanta, del cantautorato avanguardista fino al pop degli anni Ottanta/ Novanta, si trova oggi ad affrontare un fenomeno musicalmente indefinibile, un mostro da 2 minuti e 40 secondi che in un lasso di tempo brevissimo ha raso al suolo secoli di arte e di cultura musicale. E la colpa ricade sempre e solo sui giovani, specie sulle nuove generazioni. Ma così non è. Ho letto con attenzione l’intervista rilasciata da Ultimo e ho trovato nelle sue parole spunti interessanti che alla fine mi hanno portato a scrivere questo articolo. “I giovani non votano e non vanno in chiesa”. Non mi pare una grande scoperta questa affermazione. E posso dire a Ultimo che i giovani, alcuni, come oggi, anche negli anni Settanta non votavano e non andavano in chiesa. Una sostanziale differenza esiste però. I giovani di quei tempi leggevano, per esempio, Marx, oppure seguivano il pensiero liberista di Manzoni, cercavano di comprendere i testi di Benedetto Croce. Sui giornali, tassativamente con odore di inchiostro e carta, si leggevano articoli di Montanelli, di Augias, della Fallaci, di Biagi. Pensa, caro Ultimo, che in tv potevi vedere su Rai 2 Dario Fo cosi come su Rai 1 spettacoli nazional popolari di intrattenimento anche musicale che ospitavano Mina, Battisti, De Andrè. Pensa. Erano anni in cui noi giovani avevamo la protesta che scorreva nelle vene. Ma non quella modaiola definita “Urban” di oggi; quella milanese in cui si sparano per minchiate, quella dei bulli che utilizzano pseudo tifosi di calcio per aggredire un uomo da solo. Erano anni in cui si sparava, sbagliando certamente, ma per ideali. Per lasciare a voi delle generazioni successive un mondo libero, senza diseguaglianze, senza pudori, senza differenze etniche e senza distinzioni di ses*o.
Noi, ragazzi di quegli anni, abbiamo lottato insieme alle donne per la parità dei loro diritti, quegli stessi diritti che molti dei tuoi colleghi continuano a calpestare sotto i piedi in nome di un maschilismo modaiolo e ingiustificato, sostenuto fortemente dalla musica che gli viene propinata. Noi, lo dico a te che incolpi a giusta ragione la politica, avevamo Berlinguer e Almirante. Poli opposti ma di altissimo profilo, i cui messaggi, le cui parole, arrivavano chiare e ci formavano verso un ideale politico, qualunque esso fosse stato, convincente al punto da rendere vive le sezioni di partito dei paesi e delle città che erano al tempo stesso luogo di scambio di idee, di cultura e di musica. Noi, a prescindere gli ideali, ascoltavamo gli Intillimani e Battiato senza alcuna distinzione solo perché la loro musica era intrisa di messaggi che alla fine avevano lo scopo di idealizzare, ciascuno a proprio modo, la libertà. Capisci? Le etichette discografiche, quelle con cui tu oggi lavori, avevano una morale, avevano un senso etico che oggi è praticamente inesistente. Credo ci sia stata più moralità nelle case di tolleranza (che bella questa definizione) che nelle sedi delle major discografiche italiane oggi.
Devi sapere che le case discografiche a cui tu “fornisci” (perché tale sei, un fornitore) le tue opere hanno un codice etico. Sono tutti più o meno simili per cui te ne riporto solo un estratto di una delle major più importanti. Spero li leggerai con attenzione se ti capiterà di leggere queste mie considerazioni.
1. La Società, a tutela della propria immagine e a salvaguardia delle proprie risorse, non intratterrà rapporti di alcun tipo con soggetti che non intendano operare nel rigoroso rispetto della normativa vigente e/o che rifiutino di adeguarsi ai principi etici e alle regole di comportamento previste nel presente Codice.
2. Il presente Codice contiene i valori etici che il vertice della Società, i soggetti sottoposti alla loro direzione e vigilanza, i dipendenti, i consulenti, i collaboratori, i fornitori, i partner d'affari e tutti coloro che operano in nome e/o per conto di Warner Music Italia (di seguito "Destinatari") sono tenuti a rispettare. I principi e le disposizioni del Codice sono vincolanti per tutti i Destinatari e costituiscono specificazioni esemplificative degli obblighi generali di diligenza, correttezza e lealtà che devono ispirarli nello svolgimento delle proprie attività. I dipendenti ed i collaboratori di XXXX hanno l'obbligo di conoscere le norme e i principi contenuti nel presente Codice, di astenersi da comportamenti contrari ad essi, e di rivolgersi all'Organismo di Vigilanza per chiarimenti o denunce
Fin qui credo sia piuttosto chiaro specie il passaggio “fornitori e partner di affari”. Scegli tu la definizione che più trovi consona per definire te e i tuoi colleghi.
3. XXXX riconosce che fattore essenziale di successo dell'impresa sia costituito dal contributo professionale delle persone che vi operano (“.azz.” lo aggiungo io). La Società considera l'individuo, i suoi principi e i suoi diritti, valori intangibili da tutelare; promuove e rispetta la dignità personale e i diritti fondamentali della persona, tutelandone l'integrità morale. Inoltre, considera l'imparzialità di trattamento un valore fondamentale nell'ambito di ogni relazione e promuove l'uguaglianza, impegnandosi a garantire eguali opportunità (qui un pennacchio alla Totò ci starebbe tutto). Nelle relazioni, sia interne che esterne, non sono ammessi comportamenti che abbiano un contenuto discriminatorio della dignità personale, della sfera privata e dei i diritti della personalità individuale, basato sulla razza, la nazionalità, le condizioni sociali, le opinioni politiche e sindacali, il credo religioso, l'orientamento sessuale, lo stato di salute, e in genere qualsiasi caratteristica intima della persona.
Capito? Quindi il fornitore di “Un po' un Pino”, o di “Hey Tipa” rispetta a pieno l’etica del codice delle major. E poi il capolavoro dei capolavori:
4. Regalie / Omaggi. È fatto divieto di offrire, direttamente o indirettamente, denaro, regali o benefici di qualsiasi natura, a titolo personale, a dirigenti, funzionari o impiegati di clienti, fornitori o dipendenti della Pubblica Amministrazione, allo scopo di trarre indebiti vantaggi. Atti di cortesia commerciale, come omaggi o forme di ospitalità………………………………….. Allo stesso modo i collaboratori non possono ricevere omaggi o trattamenti di favore ………………….
Vabbè: qui stendiamo un velo, anzi un telone doppio, pietoso.
Comunque, ribadisco: tu dai la responsabilità alla politica. Ma la responsabilità è tutta vostra (non tua nello specifico), vostra inteso come quella di voi artisti. Voi siete i messaggeri moderni, quelli che parlano più di altri alle generazioni di ragazzi e ragazze e da voi dovrebbe partire un messaggio e un invito al rispetto del senso civico, al rispetto dei propri simili, al rispetto delle donne e dei disagiati, al rispetto di chi ha una fisicità diversa e per questo soffre un dolore che pochi comprendono se non quando poi si compiono gesti estremi. Voi dovreste far capire ai giovani che le armi sono la peggiore invenzione umana, far comprendere con i vostri testi il valore della vita, della solidarietà, dell’amicizia e dell’amore. Voi, non altri. Invece siete rimasti vittime di un mercato che vi ha convinto che solo la ricchezza è un valore importante, che la fama, la notorietà, la vita agiata siano cosa facile per voi privilegiati. Ma un giorno, non mi rivolgo a te assolutamente, quei riflettori si spegneranno perché dietro i tanti pseudo artisti moderni ne arriveranno a caterve e quelli che muovono i fili (li conoscete tutti, uno ad uno) butteranno molti di voi nel cesso per dare spazio al nuovo fenomeno del momento, al nuovo limone da spremere in barba all’arte ed al contenuto dei testi delle canzoni e dei messaggi che danno. Non è votando o andando in chiesa che si danno segnali di civiltà: è con i messaggi giusti che si può contribuire a formare quei ragazzi che come dici tu hanno perso la fiducia in tutto. Tocca a voi dargliela. A noi la diedero i tuo colleghi De Andrè, Guccini, De Gregori, Venditti, Battisti e molti altri. Cominciate a sputtanare il sistema. Salvate la musica e salverete tanti ragazzi.
Tu, che hai affrontato e vissuto la mancata ammissione ai talent e hai dimostrato di avercela fatta anche senza di loro, spiega ai giovani ragazzi e ragazze che non è aver partecipato ad un talent che vi rende artisti, divi, dive, star. Che non basta aver partecipato per farti sentire la più figa di tutte e sputare nel piatto dove hai mangiato. Insegna ai tuoi colleghi il valore di una firma, di un contratto, di un rapporto professionale e del valore umano che c’è dietro un rapporto di lavoro. Spiega che l’arte, spesso o quasi sempre, non ha bisogno di spinte che la sostengono nell’apparire per essere considerata davvero arte. E quando lo è emerge da sola come è capitato a te. Spiega che la televisione è un orribile mostro che ti dilania e che oggi più di ieri è utilizzata per gonfiare il limone che poi sarà spremuto. Tu dici che il Covid ha reso i ragazzi meno reattivi, costretti ad uno smodato utilizzo social che li ha resi delle Amebe? Ma perchè non ti chiedi chi ha capito tutto ciò e su quella pandemia ha costruito una fortuna e un modello di fruizione della musica su piattaforme, tv e radio senza precedenti? I nomi li conosciamo tutti: voi dovreste avviare questa rivolta. I limoni siete voi. Concludo informando te e i lettori che ho cercato in tutti i modi il Codice Etico di Spotify: “Chi l’Ha Visto?”