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The need for speed, ma alla romagnola: l’intervista definitiva di MOW a Loris Capirossi (che su Valentino Rossi e Marc Marquez dice: ”faranno basta”)

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

8 luglio 2025

The need for speed, ma alla romagnola: l’intervista definitiva di MOW a Loris Capirossi (che su Valentino Rossi e Marc Marquez dice: ”faranno basta”)
Al ProDay di Misano abbiamo intervistato Loris Capirossi: 52 anni e i modi di un ragazzino che è appena stato catapultato dentro il parco giochi dei sogni, tra missili terra terra moderni e vecchie due tempi che "hanno quel suono e quell'odore che sono la mia vita e la mia storia". Ci ha raccontato della Curva Capirossi, dei suoi anni, dei paragoni impossibili tra il passato e il presente, ma pure di Ducati, Aprilia, Pecco, Marquez e gli italiani della MotoGP. Poi, dopo averlo visto sopra la moto di Harada, non siamo riusciti a resistere dal chiedergli se un giorno una cosa così potrà succedere anche tra Marc Marquez e Valentino Rossi...

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Il primo a entrare in pista, l’ultimo a andare via. E dopo essersi sparato più turni di tutti gli altri, sotto un sole da sentirsi male e sudandosi pure l’acqua del battesimo. Loris Capirossi quando ci sono di mezzo la pista e le motociclette se ne frega di ricordarsi di avere 52 anni, di essere (ormai) un pezzo grosso di Dorna che ora si occupa di sicurezza in pista e di fare l’ospite vip di una festa a cui è stato invitato, appunto, come ospite vip. Loris Capirossi, piuttosto, fa il pilota che suda e l’appassionato catapultato in qualcosa di molto simile a un paese dei balocchi, confondendosi con quelli normali e ritrovando quegli occhi bambini di quando, insieme ai suoi coetanei, scopriva di avere qualcosa in più nel polso destro rispetto a tutti gli altri mentre imitava Loris Reggiani sulle strade della Romagna. “Al mio paese - scherza – c’è la Curva Capirossi. L’hanno chiamata così prima ancora che diventassi Capirossi, quindi mi sa che la facevo forte veramente. Dicono che dava gusto guardarmi in quella curva con la Vespa o con i motorini, ma a me dava sicuramente più gusto farla. Le moto sono state sempre la mia passione, mica è cambiato niente!”

https://mowmag.com/?nl=1

Lo dice quasi giustificandosi nel bel mezzo del ProDay al Marco Simoncelli World Circuit di Misano, dopo essere stato, appunto, tra i primissimi a arrivare e aver indossato immediatamente la tuta. “Sì, fa un gran caldo già – scherza ancora – ma la verità è che questi sono i miei veri vestiti”. Tipo una divisa da appassionato, insomma, come un qualcosa che non serve a rendere riconoscibili, ma a riconoscersi in ciò che non è cambiato mai: la voglia di correre, il bisogno di velocità. La citazione, i feel the need, the need for speed, è di Top Gun, ma qua il Tom Cruise si chiama Loris e lo spirito è romagnolo a ogni tocco del cuore.

Jorge Lorenzo, Marco Melandri, gli stessi piloti della MotoGP che erano qui oggi si sono già cambiati ora che è quasi sera, te sei ancora in tuta e hai tutta l’aria di uno che tra poco entrerà in pista di nuovo. Non basta mai, vero?

Se mi accendono le luci io giro pure di notte. Devono cacciarmi via loro, io non smetto (ride, ndr). Tra i mille impegni non mi capita spessissimo di poter passare una giornata in pista e questo ProDay, che è veramente un gran bell’evento, è per me una occasione per fare quello che mi piace di più al mondo. Quando si può cerco di farlo fino all’ultimo minuto disponibile. Ci sono moto fantastiche, persone straordinarie e appassionati veri: dai, giornate così dovrebbero durare il triplo.

E la fatica?

La sento, ma la ignoro. Domani, probabilmente, mi presenterà il conto, ma oggi è oggi e mi sto divertendo come un matto. Quindi ci penserò domani a maledire di non essere più un ragazzino e di aver messo su anche qualche chilo i troppo, anche se devo dire che un po’ mi alleno sempre.

Sei qui con una Panigale V4, ma ti abbiamo visto salire praticamente su qualunque mezzo, dalle “vecchie” 2 tempi alla SBK con cui Michele Pirro corre nel CIV. Passato o presente?

Me lo chiedi? Entrambi, sia passato che presente e pure futuro quando sono motociclette. Certo, io sono figlio delle 2 tempi, ne ho diverse nella mia collezione e quel suono lì, quell’odore lì, mi emozionano come niente al mondo. Però non sono di quelli che snobbano le moto moderne. Anche perché la tecnologia delle 2 tempi è chiaramente ferma agli anni Novanta e se vuoi il gusto puro della velocità, delle potenze impressionanti, allora ci vogliono le moto di adesso. Alcune sono ormai davvero simili alle MotoGP con cui ho corso io in termini di prestazioni.

C’è anche la moto di Harada, con quel 31 sul cupolino che racconta pure una grande rivalità…

Sì, c’è anche la moto di Tetsuya e ci ho fatto già pure un’uscita in pista. Suona che è un amore: che ricordi! E che gusto! L’ho già detto: le 2 tempi emozionano da matti. Ovviamente appena in sella mi sono subito fatto fare una foto e l’ho mandata a Tetsuya. Oggi siamo grandi amici, c’è stata una forte rivalità e la storia è nota, ma il tempo rimette sempre a posto tutto quando si smette di correre e non si è più avversari, ma ex colleghi.

Pensi che potrà mai succedere una cosa del genere tra Marc Marquez e Valentino Rossi?

Io penso che faranno basta anche loro col tempo. Dovranno fare basta prima o poi, o almeno lo spero.

Cioè?

Guarda con Casey Stoner o con lo stesso Jorge Lorenzo: Valentino li ha invitati anche al Ranch e ormai è tutto alle spalle. C’è stima, c’è amicizia, c’è rispetto e c’è il ricordo fiero di quello che è stato. Idem anche con Max Biaggi, adesso entrambi ci scherzano sopra sulla loro rivalità nelle varie interviste che rilasciano. Il tempo mette sempre a posto tutto quando non si corre più e penso, anzi me lo auguro, che succederà lo stesso anche tra Vale e Marc. Certo, il paragone non può essere il legame che c’è tra me e Harada, perché noi oggi siamo amici veri che si frequentano, che escono insieme, è nata proprio una bella amicizia anche tra famiglie e tutto è stato agevolato dal fatto che siamo praticamente vicini di casa. Ecco, magari non sarà così, ma il tempo allenta ogni tensione.

Anche quando si torna piloti per un giorno come oggi?

Oggi qua ci sono, ad esempio, Jorge Lorenzo e Marco Melandri. Due che, come con tutti gli altri che quando correvo, una volta abbassata la visiera del casco, avrei voluto prendere a morsi nelle orecchie. Se ti dicessi che oggi siamo scesi in pista a passeggiare ti direi una gran boiata, perché ci siamo ingarellati e neanche poco, ma è chiaro che è tutto diverso. Sotto il casco c’era il sorriso, e anche incrociando i loro sguardi dietro la visiera vedi gli occhi di persone che sanno cosa stai provando, perché stanno provando esattamente la stessa cosa. Diventa condivisione e la sfida è quasi più con se stessi che con gli altri, visto che comunque non siamo più ragazzini e di anni ne sono passati parecchi.

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Abbiamo parlato di Marc Marquez e la domanda è d’obbligo a questo punto: mondiale già finito?

Le certezze nelle corse arrivano solo quando la classifica dice che il secondo non può più arrivare ai tuoi punti e superarli di uno. Ma è chiaro che Marc sta andando veramente tanto forte e rimane difficile pensare a un nome diverso dal suo. S’è subito trovato benissimo con Ducati e con la Desmosedici e questa GP25 sembra piacergli proprio tanto, visto quello che riesce a fare.

Piace decisamente meno al suo compagno di squadra, Pecco Bagnaia. O secondo Loris Capirossi i problemi di Pecco sono più nella mente che sulla moto?

Bagnaia è un campione e questo non si discute, non è che tre mondiali li vinci per sbaglio o per caso. Nel gioco degli appassionati ci sta che si facciano mille discorsi, ma chi ha fatto il pilota sa che possono capitare annate particolari in cui tutto rimane un pochino più difficile. La gente parla, ma lui non ha bisogno di consigli: è un ragazzo d’oro, intelligentissimo, deve solo vivere la sua vita e questo nostro meraviglioso sport. Non dico che tornerà competitivo, perché è già competitivo, ma che tornerà a divertirsi, che è la cosa più importante. Le ragioni possono essere tante, ma quello che vorrei far notare è che, nonostante Pecco sia in una di quelle annate, non è che arriva decimo tutte le domeniche. E’ comunque lì. A volte le cose si sistemano toccando pochissimo, sulla moto o sul modo di ragionare, e Bagnaia ha la tenacia e il talento per capire dove sta quel qualcosa e andare a modificarlo. Così da potersela giocare più da vicino. Lavoreranno insieme a Ducati per trovare quel feeling che ancora manca.

Quando parli di “certe stagioni” pensi un po’ anche al tuo 2007 con Casey Stoner come compagno di squadra?

Sì, anche se la situazione è un po’ diversa: Pecco è comunque lì vicino, io quell’anno faticavo proprio tanto invece.

Nella tua lunghissima carriera hai guidato praticamente tutto il guidabile, ma non è un segreto che, insieme a Ducati, c’è tanta Aprilia nel tuo cuore (e nel tuo garage). Come vivi quello che sta succedendo con Jorge Martìn?

Mi dispiace, perché è una situazione strana, che non conosco e di cui quindi non posso parlare nel merito, ma che è comunque nata da episodi sfortunati e che hanno costretto un ragazzo a casa, infortunato, per tanto tempo. Adesso Martìn si sta riprendendo e a breve dovrebbe tornare in moto: lì si farà tutto più chiaro anche nella sua testa. Vedremo come andrà a finire, ma io col cuore spero che Martìn e Aprilia continuino insieme. L’Aprilia è cresciuta tantissimo nonostante si sia trovata solo con un pilota che comunque è al suo primo anno con quella moto e con un collaudatore che fa anche il pilota nei fine settimana di gara. La crescita è evidente. Non possiamo, poi, non dire niente su Marco Bezzecchi: ha una gran bella guida e a Assen abbiamo visto tutti che è arrivato veramente vicino a Marc, mettendogli pure un po’ di pressione. Anche qui oggi è stato con noi in una giornata che alla fine è di gioco e relax, ma si vede proprio dagli occhi che sta veramente sul pezzo e è super concentrato e determinato.

Da un “giovane romagnolo” a un altro “giovane romagnolo”, quale è il tuo consiglio da “esperto romagnolo” per Enea Bastianini?

Di stare tranquillo e lavorare. Arriverà. Anche il talento di Enea non si discute e ha dimostrato di essere un pilota in grado di vincere e di potersi giocare il titolo in MotoGP. Ha appena cambiato moto, scendendo da una Ducati e probabilmente è solo questione di tempo, KTM lo aiuterà.

Abbiamo citato Bagnaia, Bezzecchi, Bastianini, ci sono anche Morbidelli e Marini, ma, oltre loro, non si prospetta un gran futuro per il motociclismo italiano…

I campioni non nascono a cadenze regolari, ci sono momenti in cui ce ne sono di più e momenti in cui ce ne sono di meno. Poi, certo, magari qualcosina si può fare, ma non è facile

Cosa si potrebbe fare?

Molto si sta già facendo. Il problema, anche se non mi va di sembrare quello che fa i prediconi, è anche un po’ generazionale. Questo sport, un po’ come tutti gli sport, richiede tanti, ma davvero tanti sacrifici e io non vedo i ragazzi di oggi tanto disposti al sacrificio. Se ci mettiamo sopra che nell moto e nel motorsport in genere i sacrifici devono, purtroppo, farli grossi anche le famiglie e che i tempi sono quelli che sono allora diventa tutto ancora più difficile.

Prima abbiamo parlato della Curva Capirossi e del fatto che tu magari hai capito che potevi provarci davvero mentre facevi quello che facevano tutti gli altri ragazzi. Il fatto che si sia un po’ persa nei giovani la passione per la moto, la famosa smania per il motorino a 14 anni, incide?

Incide sicuramente. Ma i paragoni con prima e oggi non si possono fare. E c’è da dire che prima c’erano meno pericoli per strada e eravamo anche un po’ più scapestrati, quindi da un certo punto di vista non era sicuramente meglio di adesso. Ora, poi, ci sono anche molti più stimoli: per noi il divertimento e l’obiettivo coincidevano con il motorino. Era tutto lì.

Quindi è una questione di predisposizione alle responsabilità di una passione?

Io quando non ero sopra i motorini o al vespino ero sotto a sistemare carburatori, forare scarichi, limare travasi, cambiare filtri. Oggi, avendo molti più stimoli, magari è più facile che si appassionino a altro che è anche più immediato per quanto meno intenso. Io arrivo da una famiglia di operai, persone normalissime che a un certo punto hanno deciso di fare dei gran sacrifici per scommettere sul talento di un figlio. Hanno creduto in me e poi le cose sono andate bene. Adesso è tutto troppo diverso. E, non ultimo, tanti ragazzini, come ho detto, non sono disposti anche al peso di sapere cosa si è messa sulle spalle una famiglia per lasciargli inseguire un sogno. Mio figlio, che ha diciotto anni, per fortuna è uno sportivo e sono contento, ma tutto sommato, egoisticamente visti i rischi, sono contento pure che non abbia scelto le moto e che si sia appassionato a altro.

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