Tra i reels de "I Nostri Piloti" - probabilmente la pagina più appassionata che troverete su Instagram sotto la voce MotoGP - salta fuori un video di Fabio Di Giannantonio da bambino, intervistato dopo un podio del campionato italiano minimoto: "Ciao, sono arrivato secondo, ho fatto 'na bella gara. Ringrazio il team e tutta la mia famiglia". Oggi Diggia ha 25 anni, da qualche mese è entrato di diritto nella categoria dei top riders della MotoGP, la voce arzilla e gli occhi vispi sono rimasti gli stessi. Invariato sembra essere anche quel suo sguardo fanciullesco ma tutt'altro che superficiale nei confronti del mondo, quell'abilità innata di schiarire le prospettive, di pescare e far brillare un quadratino di azzurro mentre altri troverebbero solo distese di grigio. "Sono stato preso da un sacco di cose nell’ultimo periodo, la preparazione alla nuova stagione, impegni vari, nuove responsabilità (che non sapevo di dover avere) e mi sentivo sempre stanco mentalmente, iniziavo ad essere saturo… poi qualche giorno fa mi sono fermato un attimo e ho pensato a tutte le altre cose belle che ho nella mia vita. Ho iniziato a ringraziarle tutte. Quindi ora vi condivido sto sorrisetto post giornata in moto, che fa sempre bene, un bacio a tutti" - scriveva Fabio un anno e mezzo fa in una lettera ai suoi fans. Era reduce da una prima complicatissima stagione in top class, un 2022 che avrebbe incupito l'espressione dell'uomo più ottimista sul pianeta.
Da allora Fabio ha ricominciato a comportarsi come quel bambino pieno di vita: non pensare a ciò che manca ma prendere il presente, provare a fare 'na bella gara ed essere contenti anche se non si dovesse vincere. Di belle gare, poi, Fabio ne ha siglate parecchie nel 2023 in Gresini: una prima parte di stagione di progressione e lavoro nell'ombra, con tanti piazzamenti in top ten; una seconda metà di campionato semplicemente invidiabile, decollata con la vittoria in Qatar sul finale. Risultati che Diggia ha conquistato mentre si giocava la carriera, quando le probabilità di avere una sella in MotoGP per l'anno successivo erano pari ad una nevicata a Roma. Per tre mesi - da quando si era capito che Marc Marquez avrebbe agguantato il suo posto in Gresini - Fabio ha corso calando costantemente gli attributi sull'asfalto. Mostrare il suo talento e anche qualcosa in più era l'unico modo per strappare un altro contratto in MotoGP che all'ultimo istante Diggia, mentre tutti gli incastri di mercato sembravano remargli contro, si è conquistato. Da qui, un paio di quelle frasi generiche che si dicono per strada, ma che appiccicate sulla fronte di Di Giannantonio diventano uniche: Fabio si è fatto da solo; Fabio ha proprio una bella testa.
Il capovolgimento di prospettive e atteggiamenti operato ad inizio 2023 - Diggia l'ha raccontato a MOW nel corso di un'intervista realizzata da Cosimo Curatola - è figlio della sua sensibilità e della sua introspezione. "Mi fermo a pensare tanto alle cose" - disse, lui che quando parla davanti alle telecamere mette sempre davanti gli altri: i meccanici, il team, il procuratore Diego Tavano, l'assistente "Fob". Diggia che è cresciuto tra le piste di minimoto di Casal Palocco - al di là del Raccordo Anulare - lontano dalla Romagna e da tutte le facilitazioni che la Motor Valley può offrire ad un ragazzino che sogna di diventare pilota. Quel format di allenamenti, attitudine, approccio e step di crescita che in Riviera è già pronto all'uso, Fabio ha dovuto costruirselo da solo. Fino ad arrivare, ironia della sorte, a conquistarsi una sella nella squadra che è espressione massima e modello definitivo della Romagna Racing: il Team VR46. In questo 2024, con la Ducati giallo fluo di Valentino Rossi, Diggia può finalmente correre libero, forte di una sicurezza nei propri mezzi percepita anche da tutto l'ambiente. Fabio, alla guida di una Desmosedici GP23 con cui tutti stanno faticando, dà del filo da torcere a Marc Marquez.
Eppure è netta la sensazione che Diggia, con quella testa lì, non stenterebbe a trovare qualcosa di bello da fare anche al di fuori della MotoGP. È curioso, acuto, eclettico. Vorrebbe avere il tempo di prendere la patente nautica, di lanciarsi col paracadute. Intanto, proprio sulla sua testa, è stato uno dei pochi piloti capaci di mescolare MotoGP e arte: ad Austin, lo scorso weekend, è sceso in pista con un casco speciale disegnato da Eric Haze. "È un artista stile graffiti anni '80 - ha spiegato Fabio - che a mio parere è bravissimo, mi piace un sacco. Questa collaborazione nasce per la mia passione verso l'arte e in particolare verso la street art, ed Eric è sicuramente un esponente di questo stile. Abbiamo scelto Austin per usare questo casco perché Haze è un artista newyorkese, il COTA è l'unica tappa americana che facciamo, e quindi volevo rendere omaggio ad una delle gare più fighe dell'anno. Il prossimo step sarà portare questo casco nel suo studio a Manhattan".
Edizioni speciali a parte, Fabio nella versione standard del suo casco porta sempre - immancabilmente - il Lupetto giallorosso (un richiamo indissolubile ad un'altra grande passione, l'AS Roma) e il logo The Wolf, il suo personale. È il simbolo di Fabio Di Giannantonio; semplice, pulito ed elegante nelle linee. Assomiglia per certi versi al logo "Fox" di Jannik Sinner, chissà che la volpe del Tennis non abbia tratto ispirazione dal lupo della MotoGP. The Wolf, in ogni caso, è il simbolo che compare su quasi tutti i capi della collezione di abbigliamento di Diggia, anche in questo caso uno dei pochi esponenti della top class che concede la possibilità ai fans di acquistare materiale personalizzato e - come dicono quelli bravi - improntato al Lifewear. Che poi è l'ennesima dimostrazione di come Fabio riesca ad anticipare i tempi e ad andare oltre al suo mondo, quello della MotoGP. Lui, che due settimane fa è sceso sul parquet degli Houston Rockets con un outfit degno del miglior Lewis Hamilton, è ricercato e attento al dettaglio quasi nella misura in cui è pulito nella guida. È Fabio Di Giannantonio, e la MotoGP non può più farne a meno.