Un pomeriggio tranquillo doveva essere quello di Esteban Ocon, al volante della sua Alpine stradale fornitagli dalla sua ex squadra di Formula 1 come auto aziendale. La meta del francese era la fabbrica della Williams, ad Grove, dove James Vowles, il team principal, lo aspettava per discutere di un eventuale contratto per il 2025, in attesa della decisione di Carlos Sainz - che poi ha scelto proprio la squadra britannica per la stagione in arrivo, mentre Ocon ha firmato con la Haas. Un comportamento lecito quello dell’ex pilota Alpine, perché l’aneddoto che ha raccontato Marcin Budkowski, il vecchio direttore tecnico del team francese, risale al periodo in cui Ocon ancora correva per la squadra ma era già stato annunciato il suo addio, quindi di fatto era un “pilota libero”. E invece, ciò che non sapeva Esteban era che l’Alpine lo stava ancora osservando: dal GPS della sua vettura alcuni tecnici hanno scoperto della sua visita a Grove.
Ma è legale una cosa del genere? Secondo quanto raccontato da Budkowski sicuramente è comune avere dei localizzatori sulle Alpine - come lo è per praticamente tutte le vetture prodotte negli ultimi vent’anni all’incirca - ma lascia un po’ a bocca aperta il fatto che effettivamente lo tenessero sotto controllo: “Prima della gara di Silverstone era in fabbrica ad Enstone e, come a tutti, quando è in Inghilterra gli viene data un’auto aziendale per spostarsi. Ogni auto è dotata di GPS, quindi così si è scoperto che l’Alpine era rimasta parcheggiata fuori dal quartier generale della Williams per ben cinque ore” ha raccontato l’ex direttore tecnico a Viaplay.
Un’Alpine che invece che concentrarsi sul lavoro da fare in pista per un attimo si è trasformata in un’agenzia di spionaggio, controllando le mosse del proprio pilota anche se ormai per il francese era più che giusto esplorare le sue opzioni. “Non credo lui ne fosse al corrente” continua Budkowski, mettendo un po’ di benzina sul fuoco già abbastanza ardente e concludendo il discorso per definirlo un aneddoto divertente - che effettivamente è, finché non ci si chiede come venga gestita la privacy dei dipendenti del team francese, che probabilmente così facendo viola giusto un paio di diritti dei propri lavoratori. Sicuramente Esteban Ocon adesso che è venuto a conoscenza del misfatto ha una carta in più nel suo mazzo e una lezione imparata: la prossima volta, se dovesse esserci, meglio prendere un taxi.