“C’ho provato, ma dopo una settimana stavo impazzendo e sono tornato qui. Lontano dal mio mare non riesco a starci”. Pedro Acosta l’ha raccontato ormai qualche tempo fa, dopo aver provato – probabilmente spinto da chi cura i suoi affari preoccupandosi più delle tasse da non pagare che dell’anima da appagare – a vivere in Andorra, come la stragrande maggioranza dei piloti spagnoli. Non ha scelto di tornare nella sua Murcia, ha scelto di restarci. E la stessa cosa, anche se sicuramente con meno convinzione, ha fatto con KTM, accettando di non ribellarsi a un contratto che lo lega al marchio austriaco fino alla fine del prossimo anno, ritrovandosi sul podio nella settimana stessa in cui quella scelta l’ha fatta (o digerita). Tra l’altro in una Brno su cui non aveva mai corso in MotoGP, rimediando così anche i complimenti di quel Marc Marquez di cui Acosta, a detta di tutti, dovrebbe raccogliere l’eredità. Pedro ha ragionato su Andorra e è rimasto nella Murcia. Pedro ha sognato su Ducati e è rimasto con KTM. Solo qualche settimana fa ha lasciato che lo immaginassimo con gli occhi pieni di orizzonti davanti alla Desmosedici di Casey Stoner, dentro un Museo Ducati, a Borgo Panigale, che gli avrà stimolato ogni tipo di desiderio. Ma restando fermo lì, tra le nuvole (di KTM) e il mare (della Murcia), ha intrecciato senza muoversi la sua storia con quella di Valentino Rossi, che a (non) pagare le tasse altrove c’era andato davvero salvo poi pentirsene amaramente, consapevole che solo Tavullia avrebbe potuto permettergli di essere e diventare Valentino Rossi, e ha scelto pure, ai tempi di Ducati, di onorare un contratto fino alla fine.

Sì, Pedro Acosta ha solo ventuno anni e a volte ha pure uscite da guascone che non riesce a regolarsi, ma sembra portarsi dentro la saggezza dei pescatori. Che vivono “l’aspettare” come un valore che salva e produce, piuttosto che come tempo che si perde, anche dentro un mondo, quello della MotoGP, che può tritarti nello spazio di una stagione con meno risultati di quanti se ne aspettassero. Tanti mal di pancia, zero capricci. Come un Ulisse che decide di non salpare perché tanto è consapevole che vorrà tornare. Con in più il vantaggio degli anni, che sono pochi e gli consentono di aspettare che il vento diventi quello giusto. Accettando, però, di correre il rischio di un naufragio insieme a quella KTM che resta pur sempre la madre professionale che lo ha cresciuto. “Sì – ha ammesso – le cose non sono andate bene in questa stagione e ho molto sofferto, ma io a KTM devo tutto: sono con loro da sempre”. Quasi un modo per spiegare che ok i contratti che intrappolano, ma alla fine va pure bene così. Quasi un modo per ammettere, insomma, che un po’ ci crede ancora. E che a Brno ha visto qualcosa di simile alla luce. “La moto migliorerà – dice ancora – è solo questione di tempo. Io devo solo pensare a farmi trovare pronto, mentre loro (la sua squadra, ndr) dovranno darmi ciò che serve per poter vincere insieme”.
Ha immaginato l’avventura, poi ha scelto l’avventura che era già sua, con la Murcia, con KTM, per scrivere una storia che non dovrà essere necessariamente nuova. Ci riuscirà? Non è ciò che gli importa adesso, sapendo che tanto nel 2026 ci saranno opportunità differenti e arriveranno di nuovo le occasioni per cambiare aria. Magari ancora con quel Valentino Rossi che adesso è l’unico che può veramente capirlo, visto che lui a Londra c’era andato davvero senza mai riuscire a staccarsi da Tavullia e visto che lui in Ducati c’era andato davvero salvo poi tornare alla sua Yamaha. Acosta fa l’Ulisse scegliendo di non salpare e non è una roba piccola per uno che è ancora un ragazzino e ha tutto quel talento lì. E quelle ambizioni lì.
"Abbiamo lavorato abbastanza bene negli ultimi weekend- ha ripetuto in continuazione, quasi a voler dire a se stesso prima che a tutti gli altri di non essere in trappola, ma di credere in un finale differente - Dopo l'intervento chirurgico al braccio destro è sempre andato tutto un pochino meglio. È vero che non siamo ancora nel momento giusto per pensare alle vittorie e a volte anche solo per pensare di salire sul podio, ma dobbiamo comunque cercare di cogliere le opportunità che ci offre il campionato. Fino a ora non è stato facile per me e KTM, ma stiamo recuperando più velocemente rispetto allo scorso anno e a volte l'esperienza può far fare anche uno step in più, ci stiamo allontanando dal buco nero in cui eravamo”. Adesso che il un po’ di vento c’è, quindi, si può riprovare a aprire le vele senza pensare a porti differenti, scoprendosi anche un pochino più saggi e temprati. “Io devo imparare a correre meglio – ha ammesso - In tutta la mia carriera, ad esempio, le qualifiche non sono mai state il mio forte, ho lavorato tanto su quello e qualche risultato si vede. Anche nei finali di gara sono migliorato: l'anno scorso ero veloce, ma spesso negli ultimi giri facevo fatica a capire come usare l'elettronica. In generale sto guidando meglio rispetto all’anno scorso”.