George Russell ha sempre faticato più di quanto avrebbe dovuto. Campione precocissimo in GP3 nel 2017 e in Formula 2 nel 2018, il britannico d'oro della Mercedes è entrato in Formula 1 dalla porta principale ma per lui, per il suo talento ingombrante e la sua personalità da primo pilota, non sembrava esserci posto. C'era Lewis Hamilton e il fidato compagno di squadra Valterri Bottas, c'era una gerarchia da rispettare, un mondo da mantenere in equilibrio.
Gli hanno chiesto di aspettare, di stare in Williams, di mostrare lì - o almeno provarci - quel talento che Toto Wolff aveva visto in lui prima di tutti gli altri. E George lo ha fatto. Ha aspettato, ha cavalcato i progressi della squadra inglese provando a massimizzare i risultati, conquistandosi il titolo di "Mr Saturday" con qualifiche sopra le aspettative, ha portato a casa i primi punti, i riconoscimenti di chi sguazza nelle retrovie sapendo però che il proprio posto sarebbe dovuto, già da tempo, essere altrove.
Poi, dal cielo, un'occasione. Lewis Hamilton positivo al Covid in Bahrain nel 2020, un sedile da occupare in tempo zero. La chiamata di Toto in piena notte, la paura di bruciarsi subito, in fretta, di ritrovarsi alle spalle del ben più esperto Bottas e di dimezzare le occasioni per strappare un contratto in Mercedes. La corsa contro il tempo, la macchina di Hamilton troppo piccola per il metro e novanta di Russell, le scarpe strette da indossare per adattarsi alla postazione di Lewis, il dolore alle ginocchia.
E poi eccolo, davanti a tutti, il talento. Esposto, condiviso, innegabile. George Russell rischia di vincere il suo primo Gran Premio di Formula 1 alla sua prima, vera, occasione: nel giorno del suo esordio in Mercedes. Un sogno spezzato da errori della squadra, problemi ai box, una foratura addirittura. Tutto è contro di lui e Russell non lo sa gestire, tutto quel dolore. Sceso dalla monoposto dopo la fine della gara si va a sedere in un angolo, da solo, gli occhi pieni di lacrime, il volto una maschera sfigurata dalla stanchezza, l'incredulità, la delusione.
Si assomigliano, le lacrime di George Russell. Quelle del suo giorno peggiore, seduto in un angolo nel paddock del Bahrain nel 2020, e quelle della sua prima volta sul tetto del mondo della Formula 1, a Interlagos 2022. Si assomigliano perché, anche dentro il suo primo successo nella massima serie, George ha bisogno della stessa solitudine. Seduto su un muretto, con le mani tra i capelli e gli occhi esposti, pieni di qualsiasi emozione possano contenere, grandi come i sacrifici che ha fatto, Russell è esattamente lo stesso ragazzo.
Piccolo, dentro quei 24 anni di scelte, competizione, sacrifici e rinunce. Grande, nel suo metro e novanta di consapevolezza. George in quegli occhi ha il Bahrain, ha gli anni in Williams, ha il percorso che lo ha portato fino in Formula 1, ha la fiducia che la Mercedes ha dato a lui e che lui ha dato alla Mercedes quando tutti sembravano dirgli di andare via, di puntare altrove, di mettersi l'anima in pace perché al fianco di Lewis Hamilton per uno come lui non ci sarebbe mai stato posto.
Ma lui ha resistito, ha pianto, ha sofferto, si è mostrato sempre e comunque per quello che era. Un ragazzo pronto a correre fuori dalla propria monoposto per andare a dirigere le azioni di soccorso di un pilota rimasto incastrato dentro la propria vettura, come successo a Silverstone quest'anno. Un pilota capace di non sfigurare al fianco di Hamilton, di batterlo, di mettersi davanti a lui in classifica, di portare a casa l'unico successo stagionale della scuderia e - allo stesso tempo - mostrare sempre una enorme stima e rispetto nei confronti di Lewis Hamilton.
Sta tutto dentro la sua solitudine, George Russell. Dentro le gambe lunghe piegate, le mani sul volto, gli occhi pieni di lacrime. Sta tutto dentro due anni, due momenti della sua carriera che sono diversi, opposti, ma che sono uguali. Che ce lo hanno restituito così, unico. Campione, vincitore di una gara di Formula 1, pilota dal futuro segnato da una luce che non si impara, non si compra, non si trova. E che George Russell, vincitore del Gran Premio di Interlagos 2022, ha sempre avuto con sé.