Dando per scontato che Marc Marquez al termine del Gran Premio del Giappone avrà guadagnato tre o più punti sul fratello Alex Marquez, dando per scontato che si laureerà nove volte campione del mondo all’alba italiana dell’ultima domenica di settembre, dando per scontato la solita domanda ‘ma come festeggerai stasera Marc?’ e dando per scontato la corrispettiva risposta ‘mah, Motegi non è proprio il posto migliore per festeggiare il titolo, vedremo nelle prossime settimane’ - proviamo ad immaginare i possibili scenari delle successive gare, che saranno ben 5 (Indonesia, Australia, Malesia, Portogallo, Valencia), cinque weekend in cui avrete dei motivi validi per continuare a seguire la MotoGP.
A tenere banco, dopo che Marc Marquez avrà pareggiato i titoli di Valentino Rossi e dopo l’ennesimo polverone mediatico innalzatosi a seguito di un’esultanza sibillina del 93 nel giro d’onore di Motegi, sarà sempre Marc Marquez. Sarà lui il giudice arbitro di questo finale stagione, sarà lui a decidere se giocare al rischiatutto per stravincere e ammonticchiare record su record, per vincere dove non ha ancora vinto (Mandalika, Portimao), sarà lui magari a scegliere di tirare il freno a mano in qualche occasione, di guidare un po’ più rilassato e - perché no - di lasciare qualche vera soddisfazione al fratello Alex. A meno di disastri, il numero 73 dovrebbe intascarsi comodamente la seconda posizione nel Mondiale, ma da qui a Valencia potremmo vederlo in fase calante: in Oriente non ha mai fatto faville e - con una stagione quasi impeccabile sulle spalle, senza stimoli particolari nel breve periodo - il rischio di sentirsi sazio c’è. A Portimao Alex va forte, tra le colline dell’Algarve sarebbe saggio scommettere su un suo guizzo ma - lo ripetiamo - tutti si concentreranno sulle strategie che deciderà di adottare il fratello. I riflettori, ancora una volta - purtroppo per Alex - non saranno puntati su di lui.
Se spegni le luci della città, si illumina il duello per il terzo posto in campionato. Bezzecchi contro Bagnaia, Academy contro Academy, Romagna contro Piemonte, amico contro amico. Il Bez parte nettamente favorito visto lo slancio tecnico ed emotivo intrapreso nell’ultimo periodo. Sul suo cammino troverà piste che l’Aprilia dovrebbe digerire senza patemi di spirito (a parte, forse, Valencia?) e tracciati che ha sempre messo in cima alle sue preferenze (Phillip Island). Ci aspettiamo almeno una vittoria dopo quella già siglata a Silverstone, ci aspettiamo un finale d’annata in cui Marco e Noale indosseranno la faccia cattiva, minacciosa - quella che servirà per spedire Marc Marquez nel letargo invernale con un filo di preoccupazione nell’animo. Dall’altra parte, le speranze di vedere una sfida combattuta vertono tutte sulle sensazioni positive che Bagnaia ha riscontrato nel lunedì di test di Misano. Se riuscirà a confermarle a Motegi, allora l’imminente MotoGP autunnale potrà davvero divertirci. Il sogno? Pecco che a Mandalika torna a vincere in fuga, mettendosi a cantare “Redemption Song” sul gradino più alto del podio. Un altro sogno? Francesco e Marco che in stile “Simoncelli-Pasini Mugello 2009” si sorpassano per la vittoria senza soluzione di continuità, sotto al temporale tropicale di Sepang. Vinca il migliore, noi saremo già contenti.

È verosimile prefigurarsi mille inquadrature di Uccio Salucci che si morde unghie, lingua e colletto mentre Franco Morbidelli e Fabio Di Giannantonio - liberi di correre e di divertirsi - se le danno di santa ragione per conquistare la quinta posizione in campionato ai danni di un Pedro Acosta che sarà la vera scheggia impazzita di questo finale di stagione: tenterà di piazzare zampate a destra e a manca, ovvio, ma per farlo dovrà rischiare tanto con quella KTM che sbisciola, scalcia e va ammaestrata. Bastianini potrebbe tirare fuori qualcosa di magico dal cilindro nelle piste con poco grip (le trasferte asiatiche sotto questo punto di vista sono un’incognita, ma Enea ha già indicato Motegi come tappa buona per rialzare la testa). Luca Marini ci regalerebbe la favola di fine stagione con un podio su una pista in cui la precisione del pilota conta più del motore che si ritrova sotto le terga: Portimao. Se dovesse farcela, rientrerebbe in lotta per chiudere il campionato in top ten ed insidiare due rivali più o meno diretti: Johann Zarco - al momento primo degli Honda ma in difficoltà - e Fabio Quartararo, che a Sepang - per una serie di ragioni che si rifanno al suo talento e alla chimica della M1 combinata a quella dell’asfalto malese - andrà fortissimo. Jorge Martín era già carico a palla al termine del weekend di Misano (appena la sua quinta gara con Aprilia): vuoi che a Valencia, in casa, quando avrà già immagazzinato il doppio dell’esperienza con la RS-GP, non combini qualcosa di bello? Sarebbe la chiusura di un cerchio, la maniera perfetta per spedirci tra le fauci dell’inverno con altri meravigliosi dubbi: “E nel 2026 cosa succederà? Boh!”