Dal Global Fashion & Luxury Private Equity and Investors Survey 2023 di Deloitte, report che analizza trend e operazioni di M&A del mercato del lusso, il segmento dei personal luxury goods, che costituisce il 43,2% circa di tutte le operazioni, ha visto una diminuzione nel 2022 del 30% del numero di acquisizioni rispetto al 2021. Ma da come sta andando l’anno, soprattutto l’estate, i dati del 2023 potrebbero essere diversi. Nella moda c’è fermento e sembra che in campo ci sia una vera e propria gara a chi compra di più.
Si parte da acquisizioni nel comparto della manifattura (LVMH ha acquisito la conceria Nuti Ivo, in Toscana, Dior ha comprato un mobilificio per riconvertirlo a fabbrica di pelletteria, Fendi ha aperto la sua nuova fabbrica sostenibile e Armani ha avviato una coltura sperimentale rigenerativa di cotone organico in Puglia) fino ad arrivare all’acquisto di grandi marchi da parte di gruppi del lusso. La moda sta facendo shopping. Sarà forse per salvare i conti o sarà una mossa anti-LVMH?
Alcune M&A estive della moda
Partiamo dalle notizie più recenti. La settimana scorsa Zimmermann è andata nelle mani di Advent International per oltre 1 miliardo. Il fondo di private equity ha infatti reso noto di aver raggiunto un accordo con Style Capital per l’acquisizione di una partecipazione di maggioranza nel brand fondato dalle sorelle Nicky e Simone Zimmermann. Qualche giorno prima il Gruppo Calzedonia, che aveva comprato nel 2022 l’80% di Antonio Marras, e il fondo Wise Equity hanno annunciato la firma di un contratto vincolante per l’acquisizione di Cantiere del Pardo, azienda attiva nella produzione di premium yacht a vela e a motore.
Per lungo tempo, invece, si è sentito parlare di Gianvito Rossi, marchio italiano fondato nel 2006, e della sua possibile acquisizione. Fonti di stampa italiana davano il gruppo fondato da Renzo Rosso, OTB, in trattative avanzate per rilevare la maggioranza del marchio di scarpe, ma alla fine la scelta è andata su Richemont. E così adesso il gruppo svizzero – a cui fanno capo diversi marchi di gioielli e orologi come Cartier, Van Cleef & Arpels e brand come Chloè e Serapian - ha rilevato una quota di maggioranza di Gianvito Rossi.
Kering vs LVMH
Settimana scorsa c’è stata un’altra bomba, ancora non confermata. Kering avrebbe messo le mani sul 49% del brand di gioielli milanese Vhernier, la maison di Carlo Traglio, brand che indossa spesso Lilli Gruber nel suo programma Otto e mezzo e che ha scatenato diverse polemiche in quanto potrebbe essere pubblicità occulta. La notizia di Vhernier arriva dopo l’effettiva acquisizione da parte sempre di Kering del 30% di Valentino. Il colosso francese del lusso, grande rivale di LVMH, ha acquisito la quota della maison romana controllata da Mayhoola for investments per un corrispettivo in contanti di 1,7 miliardi di euro. Ma non finisce qui, perché l’accordo prevede un’opzione per salire al 100% del capitale sociale del marchio entro il 2028. E questo potrebbe portare il fondo del Qatar all’interno del Gruppo francese.
Rimanendo sempre in famiglia Kering, ma questa volta spostandoci nella sezione beauty, troviamo la prima acquisizione per la divisione cosmetica del Gruppo. Infatti, Kering Beauté ha rilevato il 100% del marchio di profumeria Creed dal fondo di private equity BlackRock Long Term Private Capital Europe.
Kering sta facendo passi da gigante e la voglia di contrastare le mosse di LVMH e limitare la sua potenza è chiara. Non resta però che chiedersi chi ne gioverà. I Gruppi del lusso diventeranno sempre più ricchi e dovranno, di anno in anno, mostrare sempre di più i muscoli, diventando così uno sfarzo di beni di lusso. Rimane invece all’oscuro la sorte dei piccoli o medi brand, che di fronte a questi colossi avranno vita più corta o difficile, soprattutto ora che i progetti di scouting di nuovi talenti stanno lentamente morendo, come ad esempio è successo a Who is on Next, evento promosso da Alta Roma e Vogue Italia, dove sono passati designer come Marco Rambaldi, Marco de Vincenzo (Etro), Massimo Giorgetti (MSGM) e Nicola Brognano (Blumarine).
Infine, abbiamo la creatività che, con questi presupposti, sarà messa in secondo piano per prediligere le vendite e il mercato. Allora, forse, nella moda del futuro dovremmo abituarci sempre di più a cambi di direzione creativa, a una moda dettata solo ed esclusivamente dalle esigenze di mercato senza nuovi talenti. Oppure possiamo provare a ridisegnare il futuro della moda, che sembra ormai in mano solo ai grandi gruppi del lusso.