Silvertone è un casino perché sembra tutto troppo grande per la MotoGP, eppure trasuda passione. La sala stampa e i suoi corridoi e la gente in giro per il paddock ti restituiscono la stessa sensazione: qui la velocità la vivono a fondo come la birra, il pub, il rock. Tra i massimi esponenti di questa roba c’è John McGuinness, che si è presentato in sala stampa alle 9:30 del venerdì con un sorriso largo e lo spirito di un ventenne in Erasmus. Questo perché il BSB - il campionato britannico Superbike - correrà a Silverstone durante la MotoGP e lui, a 52 anni, ha deciso di correre come wildcard.
Lo massacriamo di domande. La prima: perché ha deciso di correre qui. “Ho avuto la possibilità di correre in Superstock senza fare tutto il campionato, ma solo alcune gare in circuiti che mi piacciono. Oltre a questo qualche settimana fa sono stato qui per il Track Day of Legends, un evento Monster, dove ho avuto la possibilità di girare qui con i ragazzi e mi è venuta voglia. Mi sono messo dietro a Valentino Rossi per un giro e ho fatto il giro più veloce di sempre su questa pista! Vediamo come andrà, gestiamo noi la moto con la famiglia e alcuni amici, senza pressione. Magari prendiamo qualche punto, altrimenti pazienza. Certo che dovrei ritirarmi a quest’età, ma questo è il mio problema: non ce la faccio, metto il casco e vado in moto”.
Poi ci racconta quello che per lui è il circuito di Silverstone:“Molto piatto, molto largo, con un sacco di vie di fuga: a volte sembra un po’ strano, se vai in circuiti come Cadwell Park c’è l’erba, sono molto più tecnici e old school. Questo è semplicemente un tracciato unico ed è cambiato molto nel corso degli anni: quando venni per la prima vola, nel 1990, era molto diverso da questo, molto grande ma velocissimo. Ora è diverso, forse un po’ troppo grande, sul rettilineo ti senti sempre fermo: al TT a 300 Km/h ti sembra di volare, qui non tanto. Ma è un bel circuito e la verità è che correrei ovunque: correrei nel parcheggio delle auto se si potesse. L’ultima volta all’evento Monster abbiamo finito di girare alle 15:00, ma la pista era pagata per tutto il giorno. Così ho messo dentro benzina, il serbatoio della moto del TT è enorme, e mi sono goduto il momento. Non capita spesso di girare gratis qui dentro”.
A questo punto gli abbiamo chiesto del suo rapporto con Valentino Rossi e i piloti della MotoGP con cui ha condiviso il circuito per il Track Day of Legends: “Ah, ci facciamo sempre delle belle chiacchierate. Siamo l’ultima generazione, in un certo senso, cresciuta coi due tempi a carburatori e finita a correre con i quattro tempi a iniezione. Ma poi lui si diverte proprio a parlare di corse: speedway, motocross… è un grande. E poi anche Morbidelli per esempio, era veramente interessato, voleva capire perché corro il TT. Per me sono veramente ragazzi umili, poi però in pista sono veramente veloci. E poi io guido alla vecchia maniera, mi sono trovato con Alex Rins e lui aveva il gomito per terra: io andavo uguale, ma non ero minimamente vicino all’appoggiare il gomito. È stata un’esperienza incredibile ed è veramente bello per me avere ancora la possibilità di fare queste cose. C’era anche Micheal Dunlop, uno che ha vinto 29 TT. È stato bello e Bezzecchi… ha lanciato la moto dopo tre o quattro giri! È stato divertente”.
La MotoGP e le Road Races
Quello che sappiamo di queste due categorie è che chi corre in MotoGP pensa che i piloti impiegati nelle road races siano completamente pazzi e viceversa. Lui, che il TT dell'Isola di Man l'ha vinto 23 volte, spiega così le differenzae tra le due categorie: “Per me correre in circuito è molto più fisico del TT. All’Isola di Man è una questione di ritmo e di passo, ci sono alcune aree in cui puoi rilassarti un po”. Gli chiediamo, sbalorditi, cosa intenda per rilassardi un po' e McGuinness si mette a ridere: "Eh, sembra pazzesco ma succede: prendi un respiro, rilassi un attimo le dita e ti prepari per il prossimo tratto veloce. Anche perché la gara dura un’ora e tre quarti e se spingi troppo forte non arrivi in fondo. Qui invece è più intenso, c’è più concentrazione. Freni fortissimo, la pressione è altissima sui freni. Al TT invece freni di meno, non c’è quell’intensità. So che sembra assurdo, però per me è normale. La MotoGP poi è sempre alle 14:00, il sole è alto e tutto è più o meno uguale. Invece al TT la gara può essere sospesa e partire in ritardo, così il sole si abbassa e ti può sbattere negli occhi, oppure te lo ritrovi tra gli alberi. C’è tanta roba a cui devi pensare, il vento che cambia direzione… È tosta, è diverso. In MotoGP c’è più ripetitività, l’Isola di Man devi sentirla. Non c’è un libro delle istruzioni, le cose vanno sempre in maniera diversa”.
Altra domanda fondamentale: chi, tra i piloti della MotoGP, potrebbe andare forte sull'Isola. “Ah, il mondo cambia quando corri lì", dice lui. "Valentino sarebbe l’uomo giusto per questo lavoro. Quando è venuto nel 2009 se l’è goduta, ha fatto la parata e si è divertito. Ora mi chiama palle d’acciaio - imita Valentino Rossi che dice palle d’acciaio in inglese - un altro avrebbe potuto essere Nicky Hayden. Capirossi è venuto… la cosa bella è che quando sono venuti hanno rispettato il nostro sport. Avrebbero potuto dire che è una roba da matti, che è mortale. Invece sono stati positivi. Sappiamo che è pericoloso e sappiamo cosa può succedere, però c’era dall’inizio del motomondiale e ci è rimasto fino al 1972, ci avrebbero dovuto correre anche loro!”. Il contrario invece, ovvero la possibilità di guidare una MotoGP, magari giusto per sfizio, è una possibilità che lo stuzzica non poco: “Mi piacerebbe molto, sì. Ho guidato una 500 2T, però mi piacerebbe fare un giro con una moto moderna, magari in un circuito largo come questo però, un altro sembrerebbe piccolo. Magari la Honda mi farà questo regalo”.
Chiudiamo con la previsione per il bar, ovvero la grande domanda che si stanno facendo in molti: chi sarà più veloce tra Marc Marquez e Pecco Bagnaia il prosimo anno, quando non solo avranno la stessa moto ma anche lo stesso Team? John McGuinness: “Probabilmente mi giocherei Bagnaia: anche se il mio cuore dice Marquez, la realtà premia Bagnaia. Ma non puoi mai tenere Marc fuori dai giochi, è matto. Riempie le tribune perché tutti vogliono sapere cosa farà. Ha buttato giù Bulega la settimana scorsa, no? Perché? Era una dimostrazione e quell’altro dev’essersi arrabbiato! Marc dev’essere matto, più di me. E poi non deve sentire il dolore, con tutte le volte che finisce per terra. E Bagnaia quella gara a Misano l’ha vinta, no? È salito su quella moto ed è andato fortissimo, ha un gran talento. In ogni caso non voglio scommettere troppo, un euro al massimo: noi nel nord dell’Inghilterra abbiamo il braccino corto…”.
Risate, saluti, addirittura una foto dei giornalisit presenti con lui in mezzo. Sono bastati 20 minuti per capire perché alla gente manchi un po' quel motociclismo romantico in cui è tutto un po' più spontaneo e meno piolitico. John è un pilota eccezionale, ma pure un uomo di un'umiltà straordinaria, divertente, appassionatissimo. E per fortuna non ha nessuna intenzione di smettere con le corse.