Qual è la livrea più bella a Silverstone? È una domanda facile ma pure un po’ intima, in fondo è come chiedere a qualcuno che musica ascolta: ti dice qualcosa della persona con cui stai parlando e del suo gusto. Andrea Migno per esempio: Yamaha per lui prende il primo posto, poi KTM (“Bianca è bella da matti”), mentre sul terzo gradino del podio mette la VR46. Siamo sul rettilineo di Silverstone, è il giovedì dedicato ai media e in pit lane le squadre hanno appena presentato - tutte insieme, per la prima volta nella storia - livree storiche, un omaggio allo sport e a ciò che ha portato questi team a correre in MotoGP. I piloti si mettono a discutere delle livree, vanno a curiosare a destra e sinistra: sembra che Dorma abbia aperto un bar per i piloti, rilassati e divertiti dall’iniziativa.
Il podio del grande Fabrizio Porrozzi, una carriera da fotografo nel motorsport: “Honda, Aprilia e Ducati. Perché Yamaha è bella eh, ma è vista e rivista. Invece la Ducati ha lavorato bene, io quella vera (La GP3 di Loris Capirossi, ndr.) l’ho fotografata… peccato per lo sponsor che ha tolto un po’ di bianco di troppo”. Qualcosa di simile lo dice Marc Marquez: “La Gresini è da podio, che è importante. E poi mi è piaciuta moltissimo la Yamaha, oltre alla Honda di Freddie Spencer. Peccato che la Ducati rossa sia stata rovinata dagli sponsor. Certo che, alla fine, l’importante è che vada forte”. Di seguito la nostra classifica, dalla più bella alla meno riuscita. Prima però, una menzione d’onore per gli sponsor, a partire da Michelin che ha messo il primo, storico logo su moto e tute dei piloti.
1 - L’Aprilia “Perla Nera” del 1994 di Max Biaggi
A Noale si sono giocati la vittoria con Honda, solo che qui i contenuti sono di più: i trent’anni esatti dal primo titolo mondiale di Max Biaggi, per esempio, a cui è stata dedicata questa moto. O la facilità a distinguere il mezzo tra gli altri. E poi i colori, la grafica, lo stile, dal design sulle pance della carena al numero di gara (col font adatto) sul cotone: tutto - e non era facile - ricorda la quarto di litro con cui il fuoriclasse romano vinse tre titoli mondiali consecutivi, dal 1994 al 1996. In Aprilia l’hanno chiamata Perla Nera perché, appunto, è la moto del Corsaro. A concedere il primo posto alla RS-GP ci ha pensato anche il diretto concorrente, Joan Mir: “La nostra è bella quasi quanto la loro”, ha detto scherzando.
2- La Honda NS500 del 1983 di Freddie Spencer
Bella, anzi bellissima. Honda aveva una marea di opzioni e ha scelto forse la più adatta, una livrea talmente iconica da essere diventata un simbolo delle corse di una volta. Dell’abbigliamento, anche. Luca Marini e Joan Miri siedono su due capolavori, ed è quasi un peccato: in Giappone hanno trovato un modo per farsi inquadrare spesso, peccato soltanto che non possano farlo lì davanti.
3 - La Ducati GP3 del 2003 di Loris Capirossi
La gente si aspettava l’argento Ducati di Paul Smart delle 200 miglia di Imola del ‘72, anche perché farlo in Inghilterra avrebbe avuto il suo peso. Invece la livrea della Ducati omaggia la GP3 di Loris Capirossi, comunque bellissima coi suoi colori brillanti, nonché prima GP moderna nella storia di Borgo Panigale. Perché rinunciare all’argento? forse perché quando venne celebrata la moto di Smart (Sempre a Imola, nel 2001) Troy Bayliss cadde in gara uno, il sabato, fratturandosi la clavicola. Certo, anche sulla livrea di Bagnaia e Bastianini si poteva osare di più: i loghi neri degli sponsor rovinano un po’ l’atmosfera. Facile dirlo eh, però dal vivo rende meglio.
4 - La Ducati di Valentino Rossi con quel casco del 2018
È vero, non è una livrea storica. L’dea però è tra le più belle, perché mette insieme lo stile netto e pulito del casco di Valentino del 2018 con il suo personaggio e quella moto, Ducati, che forse avrebbe anche potuto guidare per un paio d’anni. È la moto su cui gli sponsor stanno meglio, il team si è presentato con divise per l’occasione e Fabio Di Giannantonio ha anche portato una sorta di casco replica. Colpo di classe il 46 in grande, di sfondo, sul frontale.
5 - La Yamaha di Giacomo Agostini e Jarno Saarinen
L’omaggio è all’ingesso di Yamaha nel mondo delle corse, nel 1961. Bella, anzi bellissima coi numeri di gara così tradizionali. Bello il bianco, il rosso, la livrea e gli sponsor che non interferiscono troppo. Spiace solo - come dice Porrozzi - che sia roba già vista: Valentino Rossi a Valencia nel 2005, Jorge Lorenzo per il 50° anniversario ad Assen nel 2011, Cal Crutchlow per il 60° nel 2021. È vero che non ci stanca mai, però si poteva osare di più. Oppure riprendere la bellissima Speedblock di King Kenny Roberts, gialla e nera. Certo, anche quella si era già vista a Laguna Seca, però che stile.
6 - La Ducati e il Garelli 125 del 1987 di Fausto Gresini
Anche questa è una livrea clamorosa, da dieci. Fedele in toto al Garelli di Fausto Gresini, si carica sulle spalle anche la trasformazione degli sponsor che hanno prestato i loghi storici e - quando i loghi non c’erano - ne hanno disegnati di nuovi per l’occasione. Belle poi le tute dei piloti, forse le più riuscite della griglia. Come per Yamaha però manca l’effetto sorpresa: la livrea del Team Italia era stata impiegata sia lo scorso anno che nel 2022.
7 - La prima KTM da corsa, la Single Racer LC4 del 1988
Come da titolo. Bellissima con quel bianco e il logo d’epoca su sfondo blu, arriva un po’ indietro in classifica perché prima ci sono dei piccoli capolavori. Certo è che di questa, con tutte le probabilità, vedremo delle gran repliche nei prossimi anni. Punti extra per i ragazzi che hanno omaggiato anche lo sponsor Mobil presentando in pit lane anche una pompa di benzina d’epoca.
8 - La Honda Castrol dritta fuori dalla Superbike
La livrea funziona, però non ci offre niente di troppo diverso da quello che vediamo in pista tutti i weekend. Più che il logo Castrol rivisto nell’estetica poi è il numero cinque di Johann Zarco a colpire e a fare la sua bella figura. Va detto che, comunque, in LCR avevano un doppio lavoro da fare: la Honda di Taka Nakagami è stata anche lei rivista. Anche lei senza esagerare.
9 - La Ducati e il Garelli 125 di Angel Nieto del 1983
L’idea è bellissima, eppure il Garelli del 12+1 campione del mondo Angel Nieto funzionava meglio sulla sua moto. Di contro Jorge Martín si è detto genuinamente felice di poter omaggiare questa famiglia - Fonsi Nieto, nipote di Angel, è direttore sportivo di Prima Pramac - anche se non era questa la Ducati rossa che aveva chiesto. Anche Franco Morbidelli, comunque, si è detto soddisfatto.
10 - La prima GasGas da corsa (con quel logo Motul)
Sulla falsariga della prima KTM, anche se forse più elegante ancora. L’abbiamo penalizzata per non avere un modello iconico vero e proprio da cui prendere spunto, anche se sia la livrea che il vecchio logo Motul fanno la loro sporca figura. Nota di merito per i costumi: nel box alcuni meccanici si sono travestiti per omaggiare le corse degli anni che furono.
11 - Un’Aprilia Trackhouse assolutamente patriottica
Ok, l’argento era piacevole e con l’azzurro sta bene, pure le foto sulle fiancate con i piloti americani più grandi di sempre è accettabile. Però manca tutto il resto. Perché non omaggiare, per esempio, la prima livrea di Trackhouse nella NASCAR, oppure una livrea particolarmente riuscita di un fuoriclasse americano?