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Tutto quello che non avete visto al WDW 2024: Marquez si rifiuta di cantare per Acosta, ma non per Bagnaia. E poi i numeri, la seconda madrina e la gente

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

31 luglio 2024

Tutto quello che non avete visto al WDW 2024: Marquez si rifiuta di cantare per Acosta, ma non per Bagnaia. E poi i numeri, la seconda madrina e la gente
Sì, il WDW 2024 è stato esagerato. Non poteva essere altrimenti vista la sua madrina, la nuova Ducati Panigale V4 S, i piloti, la Race of Champions e tutta la gente che si è presentata a Misano. Ma in questi tre giorni abbiamo visto la qualunque, specialmente roba che non è stata raccontata: Marc Marquez che si rifiuta di cantare per Acosta ma non per Bagnaia, oppure Pecco che fa impazzire i bambini, il casco di Valentino Rossi e Marco Bezzecchi che lascia il circuito con lo stile di un prestigiatore. I punti più pesanti però li ha portati a casa un collega

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Il WDW 2024 ha contato quasi centomila persone in tre giorni. Che sarebbe stato un evento unico per la storia del motociclismo abbiamo cominciato a sospettarlo giovedì sera quando ci è stata presentata la nuova Ducati Panigale V4 S, momento a cui è seguita una cena sul rettilineo di Misano. Cena per altro interrotta da Bagnaia, Bastianini, Bulega e Bautista arrivati tra i tavoli in moto con addosso lo smoking. La moto: la massima sofisticazione possibile per un mezzo di produzione. Mentre altri costruttori fermano o rallentano lo sviluppo di moto sportive, Ducati ci investe. E dimostra, con il WDW 2024, la connessione enorme e reale tra prodotto e reparto corse

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Il marketing in questo caso è un modo per raccontarti la realtà, non per vendertene una. Non solo perché a Borgo Panigale hanno messo 15 piloti a correre con la moto appena presentata, ma anche perché la Race of Champions ha avuto un peso mediatico e sportivo pari - e a tratti superiore - a quello di un vero weekend di gara. Chi può permettersi di imbottire così una griglia di partenza, con piloti in attività per un totale di 20 titoli mondiali e i due campioni in carica di MotoGP e Superbike? Solo Ducati. Le parole in questo casosi traducono in numeri: la Lenovo Race of Champions 2022, su YouTube, ha centomila di visite con qualifiche e gara. La ROC 2024 invece ha totalizzato un milione di visualizzazioni soltanto per la gara, offerta sia in diretta che in una versione ridotta.

In tre giorni però, il WDW 2024 è stato molte altre cose: una festa anche per chi in Ducati ci lavora, un momento per conoscere meglio i piloti, qualche serata da passare coi colleghi senza la tensione di una trasferta, un momento per ritrovarsi tra una gara e l’altra. Così, più di quello che abbiamo capito, qui vi raccontiamo quello che abbiamo visto. Roba come Marc Marquez che firma un casco di Valentino Rossi, per esempio. O un collega che si nasconde in un bagno del circuito con una ragazza conosciuta un paio d’ore prima, venuta da un altro continente per raccontare l’evento: belle le moto, ma vedessi il resto.

Tutto quello che non vi hanno detto del WDW 2024

La gente: tantissima, appassionata. I tifosi stanno di fronte ai box transennati per farsi autografare maglie, cappellini, cupolini, parafanghi e tutta una serie di cose. Chiedono foto e fanno i cori, le file più corpose sono quelle davanti al garage di Pecco Bagnaia (Lenovo Ducati Team) e Marc Marquez (Gresini Racing). Un cartellone: “Pecco sono Riccardo, non scordarti di me”, e sotto le tante date di un tour che questo tifoso si è fatto (da Madonna di Campiglio questo inverno al WDW, a cui si aggiungeranno le due date di Misano) per seguire il suo idolo.

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Pecco Bagnaia vince per la seconda volta consecutiva la Lenovo Race of Champions. Qui sul podio con il trofeo disegnato dal Centro Stile Ducati. Circuito di Misano Adriatico, 2024.

A Marc Marquez invece tocca firmare un casco di Valentino Rossi, coi tifosi che gli dicono di non farlo e lui che risponde “Va bene, va bene”, con il solito sorriso largo e un filo di sadismo negli occhi. Qui il video. A proposito: Marc giovedì e venerdì non si è presentato davanti alle televisioni per via di un mucocele, che poi è quello che il diretto interessato ha chiamato “una pallina di grasso”. I piloti lavorano con la faccia e ci tengono a mostrarla pulita.Jorge Martín, dal canto suo, si è mostrato un po’ più malinconico, ha parlato del suo “ultimo WDW”, ringraziando tutti con un filo di amarezza. È il blues di uno che se ne sta andando. Diresti che è normale, invece Marco Bezzecchi, anche lui diretto in Aprilia, ha preso l’evento con più leggerezza: la sera del sabato ha cantato sul podio Romagna Mia a squarciagola assieme a Michele Pirro, che l’ha fatto col suo leggero accento pugliese. Bez ci ha dato una lezione di stile lasciando il circuito nel più totale anonimato: canotta da basket, cappellino a coprire gli occhi e passo svelto, così nessuno ha pensato che fosse Marco-vinco in MotoGP-Bezzecchi. Sempre durante il karaoke messo in piedi sul podio del sabato sera Marc Marquez si è rifiutato categoricamente di cantare Pedro della Carrà (ma cosa avevano in mente quando l’hanno messa in scaletta?) ma ha accettato di cantare Pecco is on Fire, storpiando quella Freed from Desire che i Ducatisti hanno dedicato tante volte anche a lui durante il weekend. In generale, tantissimi Ducatisti si sono presentati con i cimeli di Bagnaia, anche perché per la prima volta nella storia dall’ultimo WDW (2022) Ducati non ha fatto altro che vincere mondiali.

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Marc Marquez viene fischiato, poi però chiede scusa ai tifosi ("so che la nostra relazione al momento non è delle migliori") e viene riempito di applausi.

Ok la Ducati Panigale V4 2025, ma il WDW aveva una seconda madrina

Parcheggio riservato, museo all’interno del circuito e parata nella giornata del sabato: la serie 916 di Massimo Tamburni (comprendente anche 748, 955 e 996 e 998) è stata, dopo la nuova Ducati Panigale V4, la madrina di questo WDW, ancora bellissima e significativa per quello che ha rappresentato: un pezzo d’arte messo nelle mani di gente appassionata, ma non per questo facoltosa. Durante la parata, in compagnia del curatore del Museo Ducati Livio Lodi, c’era Simona Tamburini, figlia dell’uomo che quel piccolo capolavoro l’ha disegnato. Così il WDW non ha avuto solo una rilevanza sportiva, ne ha avuta anche una storica e - volendo - artistica. Roba da collezionisti, conoscitori, appassionati.

E poi c’è quello che si può battezzare fattore Porsche. Il marchio di Stoccarda infatti ha un paio di particolarità che raccontano bene il suo successo: il fatto che la stragrande maggioranza delle auto sia attualmente circolante e che ogni modello abbia un valore - al netto del modello, dell’annata e della motorizzazione - in grado di rendere l’acquisto di qualsiasi auto del brand un buon investimento. Un bene rifugio, specialmente a proposito della serie 911. Ecco, per Ducati (e 916 in particolare) è la stessa cosa: comprane una, mettila in garage e sai che qualcuno la vorrà sempre, specialmente considerando che negli anni i mezzi a benzina saranno sempre più rari e che la produzione è finita per sempre. Se questo succede è perché l’interesse su questo modello non cesserà mai di esistere.

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Claudio Domenicali con Carl Fogarty e Troy Bayliss durante la parata della serie 916.

In Conclusione

In breve: al WDW conviene esserci. Per girare tra gli stand, vedere i piloti e fare festa la sera. A quanto pare si è bene accetti anche come chi si è presentato con moto Triumph, BMW, Honda, Yamaha. Anzi: in Ducati provano un piacere sottile a vedere altri marchi, poi ti dicono con un sorriso che “è una festa per tutti”. Di certo è una festa a cui la gente ama tornare ogni anno.

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