Perché Valentino Rossi è stato e è così amato? E’ la domanda che nel tempo di sono fatti anche esperti di comunicazione che hanno studiato il personaggio Valentino Rossi anche su un piano scientifico e la conclusione a cui sono giunti sempre tutti è stata ogni volta una sola: è così amato perché risulta assolutamente normale nonostante la straordinarietà di ciò che è riuscito e riesce a fare. Normale: vicino a tutti noi. Nel bene e nel male, con picchi e momenti di umana debolezza. Viene da pensarlo ancora dopo l’intervista che il Dottore ha rilasciato a Motorsport.com perché, per dirla con una battuta, puoi anche chiamarti Valentino Rossi, ma se la tua partner si mette di traverso smetti di metterci moto e macchine per stare di più a casa. Come tutti, insomma. Nessuno escluso.
Decisione da prendere e grande festa a febbraio
Ecco, Valentino Rossi non smetterà di mettere la auto di traverso, ma limiterà pesantemente l’impegno. "Ho capito che 16 gare sono troppe – ha spiegato - e mi trovo nella stessa situazione della MotoGP. Sono stanco e la mia compagna Francesca si arrabbia perché sono sempre in viaggio. Per il 2025 il mio obiettivo è correre dalle 10 alle 11 gare. Dovrò decidere se fare il GTWCE o il WEC: uno è un campionato mondiale, quindi vincere il titolo ha un prestigio speciale, ma nelle gare della Stephane Ratel Organisation, il GTWCE, le gare sono davvero belle con solo auto GT3". Impegno che sarà sicuramente ridotto, quindi, e più tempo da dedicare alla famiglia, visto che presto nascerà anche una seconda bambina in casa Rossi. E non è solo per questa ragione se il Dottore ha scelto di rinunciare anche a alcuni degli appuntamenti previsti per febbraio 2025: “In quei giorni sarà il mio compleanno. Ne farò 46, che è il numero con cui s’è identificata tutta la mia carriera, quindi faremo qualcosa di grande”.
BMW? Un amore vecchio, trasmesso da Graziano
Nella stessa intervista, Valentino Rossi ha anche raccontato ancora del suo addio alle corse in moto e della decisione di provarci con le auto nei campionati di endurance. Una storia già sentita più volte, ma con un’aggiunta: “Ho sempre pensato che avrei corso con Audi”. Con Valentino Rossi che spiega così come è finito al volante di una BMW: “A metà della prima stagione c’è stato il problema che l'Audi ha accantonato l'Hypercar e in quel momento il capo di WRT mi disse che avremo cercato un altro marchio. Onestamente pensavo che avrei corso con l'Audi, ma le cose sono cambiate e ho detto a Vincent che la BMW era quella che mi piaceva di più. Sono sempre stato un grande fan delle BMW, le ho sempre avute, ho comprato la mia prima BMW nel 2001, la M3. La BMW è un'auto da drifting e mio padre Graziano fa tanto drifting, ha tante BMW, quindi è sempre stata un'auto con cui ho avuto confidenza”.
Le corse in moto più forti della Ferrari
“C’era stata anni fa la possibilità di correre con la Ferrari, ma ho preferito restare sulle moto”. Valentino Rossi lo ha ricordato ancora, prima di spiegare perché la sua carriera sulle due ruote è durata così a lungo. “Nella mia testa – ha spiegato - ho sempre avuto l’idea di correre in macchina. All’inizio l’idea era quella di correre nei rally, ma volevo prima dire tutto quello che avevo da dire con le moto: non volevo avere rimpianti nel dire che avrei potuto correre ancora. Ho provato ad andare in moto il più possibile, perché mi dicevo che non volevo fermarmi quando ancora potevo andare, ma solo quando non ce l’avrei fatta più. La passione vera per me sono le moto: sono sempre state fantastiche. Quindi sono passato alle auto senza fretta, perché comunque ero già grande quando mi sono sentito pronto. All’inizio ho parlato più o meno con tutti i marchi per vedere dove potevamo correre, poi abbiamo parlato con Vincent Vosse, che è il proprietario del Team VRT, e mi è sembrato che fosse quello che era veramente interessato: ha creduto di più in me come pilota. Gli altri brand erano molto interessati ad avermi come personaggio, come Valentino Rossi, ma non avevano le idee chiare su cosa si potesse fare. Vincent era invece concentrato sulle corse. Mi sentivo preparato per questi campionati perché, rispetto ad esempio a Jorge Lorenzo o Dani Pedrosa, ho sempre corso in macchina. Ho sempre fatto una o due gare all'anno”.