Dopo aver raccontato del ritiro e dell’essere diventato padre di Giulietta e dopo aver riflettuto sul suo futuro prossimo con le auto (oltre che sul passato che sarebbe potuto essere in Formula 1), Valentino Rossi parla del proprio personaggio e dei suoi rivali. Un personaggione, con tutti gli onori e gli oneri del caso.
“Mi è pesato soprattutto alle gare – le dichiarazioni del Dottore al Giornale – perché a Tavullia sto bene. Faccio vita tranquilla. Ai Gp era invece diventata tosta. Non riuscivo più a lavorare. Migliaia di persone nel paddock. Foto, firme, tutto bello ma anche troppo. Alla sera ero esausto”.
Uno degli effetti dell’aver contribuito fortemente a rendere il motociclismo uno sport popolare: “E di questo sono fiero. È la cosa più bella e più importante della mia carriera: è impagabile aver fatto conoscere le gare di moto e la MotoGP a tutti. Vale più delle vittorie conquistate. Anche se poi senza risultati, fossi stato solo simpatico, non mi avrebbe filato nessuno”.
Non era molto simpatico però ai vari Biaggi, Stoner e Lorenzo, oltre che, poi, a Marquez: “Grande riavvicinamento – le parole di Valentino – con Casey, che mi manda spesso messaggi dall'Australia, mi chiede della bambina, ci siamo anche visti. E riavvicinamento pure con Lorenzo, ormai è un amico, è venuto alla 100 km del Ranch, alla sera eravamo a ballare assieme. E persino riavvicinamento con Max. […] Ora ci salutiamo, parliamo reciprocamente bene l'uno dell'altro. È bello”.
E Rossi dice di aver capito anche il fastidio provato da Biaggi per l’emergere di quel Valentino ragazzino terribile: “Io non ero nessuno e lui era il numero uno in Italia e uno dei più forti al mondo e ho cominciato a rompergli le scatole. Ero una carogna (ride). Ma adesso tutto è passato, ci siamo riavvicinati. È stata una bellissima rivalità sportiva”.