Marc Marquez vince nel sabato di Jerez. Dopo aver vinto in Qatar, in Argentina, in Thailandia. Dopo aver guidato la gara ad Austin. 8 gare su 9 a stappare Prosecco. Con lui, sul podio della Sprint di Jerez, ci sono suo fratello Alex e Pecco Bagnaia. Si è scritto moltissimo in questi mesi su Pecco: soffre la pressione, ha vinto tre mondiali per caso, scapperà da Ducati a fine anno per rifugiarsi altrove. Lui pensa a sé stesso e smentisce solo quando non può fare altrimenti.

Poi lo senti parlare con gli altri due nell’auto che porta via i piloti dal podio della Sprint e capisci quanto, per Bagnaia, l’avversario più grande sia il cronometro, non Marc. Magari qualcuno, anche tra chi gli vuol bene, lo vorrebbe più cattivo, spietato, Davide Tardozzi aveva detto con grandissima precisione ‘stronzificato’. Lui invece è un’altra storia, è sempre stato così: “Curva 7 è un disastro”, dice. Marc risponde che a lui le curve a sinistra - come appunto la 7, appena dedicata a Carmelo Ezpeleta - riescono bene.
Lo abbiamo sempre saputo, per carità. È anche per questo che circuiti che girano a sinistra come il Sachsenring gli riescono particolarmente bene. Però sentendo Bagnaia si capisce quanto grande sia la distanza tra Marc e gli altri: “Te non so… hai fatto un patto con qualcuno a sinistra. È impossibile. Stamattina ho detto ‘adesso la faccio come Marc’ e l’ho lanciata”. Risate e un appunto: quando un pilota ti dice che sa perché è caduto, come nel caso di Bagnaia dopo le FP2 del sabato, magari è perché sta cercando di replicare in pista quello che vede nei dati di un altro pilota.
Senti un discorso come quello di Bagnaia e rimani ammirato, che poi è un’emozione simile all’invidia senza però quella sfumatura pruriginosa. Sarebbe bello avere la forza di affrontare così i problemi, come fa Bagnaia: quello lì ha fatto un patto col diavolo ma in qualche modo dovremo pur fare. Dovremo trovare il modo per andare oltre. Di sicuro ci proviamo. Pecco l’ha fatto e ha trovato il suo limite, si è scrollato la ghiaia di dosso ed è tornato al box relativamente sereno. La prossima volta, in Francia, magari ci proverà di nuovo. Ecco perché uno così non perde: uno così o vince o impara, anche se può far male e se quell’altro è un fuoriclasse famelico, massacrante per tutti. Pecco si è dato l’occasione di provarci e continuerà a farlo. E presto cambierà approccio anche in gara, rischiando quel qualcosa in più per stare davanti.
